The Walking Dead e la critica sociale

9781e9e0-c634-698e-112d-5c720e4c6430_TWDS4_Gallery_Rick-Fen.jpgQuando si verificano crisi economiche, la maggior parte delle persone si sentirebbe depotenziata, per cui sia travestirsi da “non morti” che guardare serie tv come “The Walking Dead” fornirebbero possibili vie di sfogo a sentimenti di frustrazione.

The Walking Dead è una serie televisiva americana nata nel 2010 e giunta ormai alla quarta stagione, a testimoniare il grande successo riscosso negli Stati Uniti e non solo (tanto che è stata comunicata la notizia di una quinta stagione in programma).

La serie, basata sull’omonimo fumetto di Robert Kirkman, si sviluppa sullo sfondo di un mondo post-apocalittico.Tale popolarità è stata oggetto di studio da parte di Sarah Juliet Lauro, professoressa di inglese alla Clemson University (South Carolina). Al fine di comprendere la natura di questo fenomeno, la Lauro ha esaminato film, programmi televisivi, videogames e, in modo particolare, lo “zombie walk”, ossia un raduno organizzato di persone vestite e truccate da “non morti” che si ritrovano in luoghi pubblici e procedono con la tipica camminata barcollante. Secondo Lauro, tutto ciò non costituirebbe una semplice ossessione per la morte e la decadenza, ma parte di una tendenza storica che rispecchia un livello di disaffezione, di insoddisfazione culturale e di sconvolgimento economico. In altre parole, è come se si trattasse di un’allegoria del tipo “ci sentiamo, in qualche modo, come fossimo morti”. Pertanto le persone si vestirebbero come zombie per rendere visibile la loro disaffezione verso un governo che credono non li stia ascoltando o verso un sistema economico che li rende consumatori “cerebralmente morti” e come incapaci di scelte e decisioni personali. Quando si verificano crisi economiche, la maggior parte delle persone infatti si sentirebbe depotenziata, per cui sia travestirsi da “non morti” che guardare serie tv come “The Walking Dead” fornirebbero possibili vie di sfogo a sentimenti di frustrazione. Tuttavia la Lauro specifica come ciò non sia sempre un atto consapevole e come non tutti i partecipanti di questi raduni abbiano una cognizione chiara di quanto stiano comunicando.Concludendo, la passione per gli zombie potrebbe essere quindi considerata un segno dei nostri tempi come afferma Sarah Lauro, ma in realtà nelle vicende di “The Walking Dead” c’è anche dell’altro. Esse vedono infatti protagonisti non solo gli erranti ma anche un gruppo formato da un’ampia galleria di personaggi con varie caratteristiche.Per citarne alcuni: Rick, la guida carismatica e coraggiosa; Shane, nella duplice veste di suo amico e di primo antagonista della serie, rivale in amore e nella leadership; Lori, moglie di Rick ed affettuosa madre di Carl, che si prende cura emotivamente del gruppo; Carl, il bambino alle prese con la sfida evolutiva di crescere in un mondo radicalmente mutato; Daryl, una sorta di cavaliere oscuro impegnato in un processo di emancipazione dal fratello maggiore; Carol, la donna vessata dal marito che rivela poi grande forza e determinazione; Andrea, testarda, impulsiva e pronta ad impugnare le armi per la difesa del gruppo; Dale e Hershel, i saggi anziani e depositari dei valori perduti della società civile.Questi personaggi sono in grado di far scattare processi di identificazione tali per cui gli spettatori rivedono e riconoscono in essi aspetti di sé e si appassionano alle loro vicende.La serie inoltre stimola una riflessione critica sull’uomo posto in condizioni estreme di vita, sulla varietà dei comportamenti che possono essere messi in atto, dai gesti egoistici e volti ai propri interessi, ai comportamenti prosociali fino ad arrivare ai grandi gesti eroici. In pratica, l’uomo nelle sue innumerevoli sfaccettature, nei suoi dilemmi, nelle sue debolezze e nei suoi punti di forza.

 

Giampaolo Giudice

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares