Stipendi supplenze brevi: la situazione non si sblocca Corto circuito burocratica

Per l’ennesima volta, non possiamo non evidenziare, l’inefficienza del sistema su un tema tanto delicato come quello della mancata erogazione degli stipendi dei supplenti che continuano a non ricevere neanche l’ombra di un centesimo. Uno scenario che sta creando disagi agli stessi e alle loro famiglie costretti, con sacrificio, ad attendere mesi per riscuotere ciò che gli spetta di diritto dopo mesi di lavoro.

Ad essere in attesa dei pagamenti sono qualcosa come 100mila supplenti.

Si tratta di docenti e personale ATA che in almeno un quarto dei casi non avrebbe ricevuto nemmeno uno degli emolumenti maturati dal mese di settembre ad oggi.

Non solo: a questi lavoratori come denunciano i sindacati di categoria, vengono anche ridotti gli importi per il mancato riconoscimento di alcune voci stipendiali: tagli sulle retribuzione, a causa del mancato riconoscimento della retribuzione professionale per i docenti, con una riduzione di 174,50 euro al mese, e del compenso individuale acces-sorio per il personale Ata con una riduzione di 64,50 euro.

Pasticcio burocratico tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia a dir poco vergognoso e discutibile. Gli accrediti per il mese di dicembre calendarizzati per il 27 novembre sono soltanto un’allucinazione che ben si scontra con una realtà che nulla ha di abbagliante: siamo al 20 dicembre e molte famiglie passeranno il Natale senza l’om-bra di un quattrino.

A segnalarlo diversi sportelli sindacali di tutta Italia a cui si sono rivolti docenti e per-sonale ATA comprendente bidelli e assistenti scolastici.

A raccontare quello che sta diventando un vero e proprio incubo sono le numerose segnalazioni di docenti precari, dal Nord al Sud dello stivale, che denunciano stipendi ad oggi non ancora retribuiti riferiti ai mesi di supplenza di settembre e ottobre 2021. Somme che riguardano, dunque, il passato anno scolastico. Vari i capitoli di bilancio coinvolti: 1228, 1229 e 1230. È una storia allucinante, che si sta nuovamente repli-cando a distanza di pochi mesi. Stessa deficienza, stesso problema è stato sollevato da un gran numero di docenti per il ritardo nei pagamenti di maggio e giugno. Un frame che si ripete come un nastro rotto e che in molti stanno denunciando facendo sentire la loro voce di protesta perché è alquanto surreale, ancor più con l’emergenza sanitaria in corso.

I gruppi social esplodono di lamentele da un pezzo. Molti insegnanti, infatti, si sfogano su questi canali comunicativi. Oltre 3 mesi di ritardo e alla domanda perché i soldi non vengono accreditati la risposta è sempre la stessa: «si tratta di “risorse in corso di asse-gnazione da parte del Ministero”. Ma non si risolve ancora nulla. Ad oggi non se ne esce.

Ma da dove si parte per comprendere nel dettaglio l’iter tortuoso di questa vicenda, che peraltro finora si è svolta nella quasi totale mancanza di risposte da parte di Ministero

dell’Istruzione e Governo, se si esclude una dichiarazione della Presidente della Com-missione Lavoro al Senato, Susy Matrisciano del Movimento Cinque Stelle che a fine gennaio indicava il problema come in via di risoluzione. Nessuno ha detto, però che si trattava di un contentino, perché di fatto il problema si è riproposto, non è stato risolto.

La vicenda dei lavoratori della scuola assunti per affrontare la gestione dell’emergenza sanitaria da Coronavirus ha inizio con il Decreto Agosto che prevedeva la necessità di unità aggiuntive di personale docente e non docente per rispettare le esigenze di distan-ziamento sociale e di gestione delle pulizie e della sorveglianza dei locali.

Se non che per problemi burocratici legati alla ripartizione dei fondi da parte degli uffici scolastici, che a loro volta hanno operato senza che vi fosse un piano nazionale dell’organico da parte del Governo e alle divergenze sui calcoli delle buste paga, le risorse sono state distribuite con il contagocce.

I risultati sono stati drammatici per migliaia di lavoratori della scuola in alcuni casi da mesi senza stipendio, soprattutto per i tanti precari che hanno deciso, pur di lavorare, di spostarsi in regioni diverse da quella di residenza e che quindi sono costretti a pagare anche un affitto.

I ritardi stipendiali e la cancellazione illegittima delle voci accessorie in busta paga sono condizioni non più accettabili. Ancora di più perché parliamo di docenti e perso-nale Ata assunti in alto numero a centinaia di chilometri dalla loro dimora: dunque, si tratta di lavoratori che devono affrontare spese vive e anticipare costi per bollette, tra-sferte, spese varie.

Lo denuncia in primis il Codacons, che sta ricevendo le richieste di aiuto da parte del personale scolastico.

In forza dell’articolo 121 del Dl Cura Italia 18/2020, l’Istruzione avrebbe dovuto asse-gnare alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria anche in deroga alle vigenti normative e, quindi, con proroga anche in caso di rientro del titolare e, ciò al fine di favorire la continuità occupazionale dei docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria, nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da Covid-19. Purtroppo, la realtà è ben diversa. Quella che doveva essere una situazione da risolvere in poche settimane, sta diventando una criticità per quanti attendono il riconoscimento economico per la prestazione lavorativa effettuata ormai diversi mesi.

Una situazione paradossale se si considera che siamo già nel pieno del nuovo anno scolastico. In alcuni casi la scuola ha autorizzato il pagamento, ma nonostante questo lo stato rata è ancora adesso in “Risorse in corso di assegnazione da parte del Min. Istruzione”. Alcuni docenti provano a contattare le scuole presso le quali hanno pre-stato servizio, e la risposta in molti casi è che il pagamento risulta “in lavorazione”.

Non sorprende pertanto che in questi giorni si stiano tenendo assemblee e mobilitazioni anche di questa categoria di lavoratori. Iniziative che annunciano certamente proteste contro una situazione non più tollerabile nel sistema scolastico pubblico.

L’ennesima occasione, per denunciare il vergognoso ritardo da parte del MEF nel tra-sferire i soldi sui capitoli di bilancio delle scuole e consentire il rispetto della liquida-zione degli emolumenti arretrati spettanti al personale della scuola, che ha determinato, nonostante il finanziamento specifico del DL 111/2021, la mancata erogazione dei pa-gamenti arretrati.

Nel frattempo, il tentativo di conciliazione a livello nazionale si risolveva in un nulla di fatto. Ciò che va detto è che, “il mancato pagamento o parziale pagamento, con applicazione di ritenute Irpef fuori da ogni logica, degli stipendi è incomprensibile e non può essere spiegato con nessuna scusa che regga, in quanto il Ministero dell’Istru-zione conferma la piena copertura per il personale assunto per sopperire alle carenze di organico e permettere la regolare apertura delle scuole a settembre nel pieno rispetto delle norme anti Covid – spiega Leo Manoli sindacato Adl scuola – i fondi a copertura del dovuto sono infatti stati ricevuti dalle scuole abbiamo quindi deciso di incontrare il Prefetto per cercare di capire perché gli stipendi non vengono erogati. Ricordiamo che si tratta di personale senza il quale le scuole non avrebbero potuto riprendere».

Al di là di quale possa essere la causa del mancato pagamento degli stipendi è assolu-tamente necessario e prioritario riparare tempestivamente e definitivamente le falle create da questa cervellotica gestione dell’organico Covid e procedere immediatamente con i pagamenti.

In loro difesa scende in campo il Codacons, che ha pubblicato sul proprio sito internet il modulo di diffida attraverso il quale tutti i soggetti coinvolti possono intimare a Miur e Mef il pagamento degli stipendi arretrati, pena una azione collettiva per gli evidenti danni patrimoniali subiti. Un espediente che serve solo a prendere tempo e illudere i docenti, perché di fatto, detto strumento, non ha portato a nessun risultato concreto.

La mancata retribuzione di questi mesi ha altresì comportato l’impossibilità di perce-pire l’indennità di disoccupazione NASPI per quei mesi, che di conseguenza si è ridotta di parecchio. Mai come quest’anno il contesto dei ritardi dei pagamenti ha pesato enor-memente sui docenti e il personale Ata precario di tutta Italia, senza dei quali la scuola si sarebbe fermata, e ai quali non è stato certo risparmiato nulla in termini di impegni scolastici e spese.

La beffa è che si tratta di un lavoro che ha come datore lo Stato, e dunque che dovrebbe essere maggiormente affidabile e garantito per quel che concerne il pagamento. Uno scenario che anche un bambino non avrebbe difficoltà a capire: non si tratta di disguidi isolati ma di una vera e propria problematica estesa.

La FLC CGIL è costantemente intervenuta a questo scopo presso il Ministero.

L’Amministrazione ha comunicato, per le vie brevi che, con l’ultima emissione spe-ciale – tutt’ora in corso di lavorazione su NoiPA (che, proprio per questa ragione, ri-sulta ancora bloccato) – saranno liquidati al personale supplente tutti gli stipendi arre-trati dall’inizio dell’a.s. 2021/2022. Ciò è il frutto dei ripetuti interventi della FLC CGIL presso gli uffici ministeriali competenti affinché si superasse il perdurante ri-tardo fatto registrare dagli uffici medesimi.

Pertanto, le rate pregresse, con lo stato di lavorazione AUTORIZZATO PAGA-MENTO, dovrebbero essere tutte inglobate nella prossima emissione speciale per il personale supplente breve (compreso Covid), prevista in pagamento per dicembre 2021.

La FLC CGIL da tempo chiede che questo iter procedurale di autorizzazione da parte del MEF e di conseguente caricamento delle risorse sui POS delle scuole sia semplifi-cato e reso efficiente.

Uno dei punti alla base della mobilitazione proclamata dalla FLC CGIL, insieme con UIL scuola, SNALS Confsal, GILDA Unams, è proprio la semplificazione generale delle procedure e il rafforzamento del settore amministrativo.

Purtroppo, per questi lavoratori il pagamento delle mensilità arretrate diventa ancora un motivo di preoccupazione. Mai questi dipendenti avrebbero pensato di rischiare di non percepire le mensilità proprio prima delle festività Natalizie. Al danno oggettivo di non percepire lo stipendio, si aggiunge quello morale e psicologico di essere vittime di un’ingiustizia, avendo lavorato senza essere stati ancora pagati. Una della situazioni più frustranti per un lavoratore. Ma nulla al momento schiarisce l’incertezza e la delu-sione che affligge tutti questi lavoratori. L’attesa per queste categorie rischia di pro-trarsi ancora.

Si lede così nuovamente e perpetuamente un diritto costituzionale. Più che uno scio-pero che costa ai dipendenti la decurtazione di una giornata servirebbe un azione legale.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares