Riflessi di stagione

2222Finirai nella pioggia, in una sera di novembre. Una di quelle in cui la luce dei lampi bussa alla finestra assieme alle gocce dal cielo. Finirà nella luce nera del buio nel letto, quando il soffitto ascolta e tu dimentichi che è la terra di qualcun altro. Andrà proprio così. E farai i conti della tua vita; misurandoti negli anni che hai passato a guardare il Mondo da fuori, prima di andargli in pasto come tutti quelli che hai sempre detestato. E ti accorgerai che non ti senti più lo stesso di quei giorni che ora ti sembrano così splendenti; ma è solo il vestito nuovo che gli da il Passato. E si sa, i ricordi sono sempre luminosi, devono esserlo, per farsi largo verso gli occhi nel buio della mente. Finirai a spremere penne su carta, e finirà che solo pochi la leggeranno, così come pochi sono rimasti sulla tua strada di fango e neve. Finirai a cercare intorno a te con gli occhi, accorgendoti che, in fondo, sei sempre stato solo; perché fango e neve e polvere sono stati solo una tua scelta, e che nessuno è obbligato a seguirti. Finirai a parlare da solo, anche quando quello che ti dirai non ti piacerà, come succede con ciò che è Vero. Finirà che lo griderai al vento, o che lo scriverai su di un muro, che poi a ben pensarci non c’è molta differenza.

Finirà che ti ritroverai accompagnato nella vita dai personaggi di cui leggi. Tenuto per mano dal giovane Caulfield o sottobraccio al dottor Bardamu, o ancora a sentir tuonare il suolo di Dresda con Billy il pellegrino. Sta di fatto che i giorni e le notti si faranno sempre meno infiniti, perché non sarai mai più davvero solo finché avrai negli occhi le parole appese a asciugare come fossero indumenti, come dovessi portarle sulla pelle. Perché giungerà anche per te quel tempo della vita in cui non è più il momento di giocare e ne avresti una voglia matta, quando il cuore comincia a scarseggiare di posti a sedere ma possiede ancora troppa memoria da occupare. E quelle parole saranno ancora memoria dentro di te; perché è nella carne che i ricordi si infilano quando sei distratto. Si infilano nella carne come vermi, fino diventare carne stessa, fino a riempire ogni fibra del tuo corpo. Finirà che starai per scrivere una lettera, e ti fermerai chiedendoti a perché lo stai facendo; finirà che ti mancherà tanto da odiarla perché non puoi farle altro che cercare di distruggerla, almeno quello. Almeno per trovare pace dentro alle macerie, sì, perché se c’è sempre pace fra le rovine.Finirà che le parole lette fino ad ora prenderanno senso improvvisamente, mentre cerchi il sonno fra i tuoi pensieri. Finirai come me; un bambino intrappolato in un corpo adulto. Sempre ammesso che sia una fine.

 

Giampaolo Giudice

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