Pochi attimi da non dimenticare

Alle 2,52 nella notte del 24 agosto la terra ha sussultato sotto Accumuli, un’ora dopo è stata Amatrice a saltare. Ufficialmente la scossa devastante è durata 24 secondi. 24 secondi, per tanti, cittadini e villeggianti, una vita. Oltre 300 morti, altrettanti feriti, sfollati e senzatetto, famiglie dilaniate, vite e edifici da ricostruire.

 

La zona dell’evento sismico si trova in un’area sismologica molto attiva, comprendente L’Aquila, ove il terremoto del 2009 provocò più di 300 morti e circa 65 000 sfollati, l’Umbria, che nel 1997 subì un altro terremoto particolarmente intenso, di cui abbiamo ancora negli occhi le immagini drammatiche, passando per il terremoto dell’Emilia del 2012.

Stavolta, memore dell’esperienza tragica e paradossale dei precedenti sismi, i soccorsi sono stati subito messi in moto. All’alba, a poche ore dalla prima scossa, erano giunti sul posto Protezione Civile e Vigili del Fuoco e si è iniziato a scavare e salvare.

Alla perfetta macchina dei soccorsi, si è però via via opposta, in modo imprevisto, la resilienza degli abitanti. La voglia di restare attaccati ai propri luoghi, anche se rasi al suolo, ha prevalso sull’ausilio. Sono principalmente gli anziani irremovibili, gente semplice, nata e vissuta tra quelle valli, che solo lì si sente al posto giusto. Il desiderio di casa propria supera il disagio ed il freddo in arrivo, che amplifica la voglia di affetti e vicinanze, il dolore del lutto e la melanconia dei ricordi.

Sono proprio i piccoli borghi ad essere presidiati, tra tende e vecchie roulotte, i pochi sopravvissuti si arrangiano, ma non si piegano alle ferree regole dei campi: meglio il disagio che la perdita dell’intimità!

A queste persone alcune associazioni stanno fornendo un aiuto “family to family”, tramite un tam tam in rete, arrivano spontaneamente beni a chi resta nella sua casa o bivaccato in giardino, roulotte o tendopoli, ma che ha bisogno di tutto.

L’aiuto privato però, incentiva le persone a restare legate alla loro terra, a rimanere piuttosto in una roulotte sgangherata (da soli) che in una tenda bella asciutta (con otto estranei). Il Governo vuole, invece, risolvere rapidamente la questione, magari utilizzando i fondi che magnanimamente la comunità internazionale assegnerà alla ricostruzione di Amatrice, patrimonio dell’Unesco

.

Ma che ne sarà di Villanova (6 abitanti), Saletta (12 abitanti), San Lorenzo e Flaviano? Torneranno a vivere? Quali investimenti per poche case che non rendono come quello di una vera città, ben popolata, con centri commerciali e negozi? Con un corso per lo struscio, palestre, bar e ristoranti?

In questo sottile gioco di equilibri che contrappone il bene comune alle remunerazioni degli investitori, la memoria al consumismo, la peculiarità locale alla globalizzazione, a farne le spese sono le persone. Che non restino dimenticate o sopraffatte dalla mercificazioni degli individui, che non subiscano deportazioni in luoghi asettici, spersonalizzati, ma, soprattutto, che non si recidano le radici della cultura e del ricordo!

Sabrina Cicin

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares