Peperoncino, il fuoco salutare

Il peperoncino è certamente la spezia (o meglio il frutto…) più diffusa ed utilizzata al Mondo. Si ricava dalla bacca di alcune varietà piccanti del genere Capsicum, e viene utilizzato prevalentemente come condimento. Il termine scientifico del peperoncino proviene dal latino “Capsicum”, a sua volta derivato da “capsa”, che significa scatola, riferendosi alla forma del frutto (una bacca) che ricorda una scatola con dentro i semi, deriverebbe dal greco “Kapto” che significa mordere, con evidente riferimento alla sensazione piccante che morde la lingua quando si mangia. Secondo alcune testimonianze di reperti archeologici, è certo che già nel 5500 a.C., il peperoncino, era conosciuto nell’area dell’attuale Messico e come per moltissimi altri prodotti della terra, l’uomo si avvicinò al peperoncino scoprendone innanzitutto due proprietà: era un ottimo conservante del cibo ed aveva un’azione terapeutica che faceva digerire meglio, aiutava a superare le malattie da raffreddamento, ed era utile contro i dolori reumatici. Successivamente, l’uso dei peperoncini piccanti, grazie alla loro capacità di arroventare la bocca e di conferire quindi un sapore anche ad alimenti insipidi, divenne importante come ingrediente per insaporire le pietanze. Tornando a ritroso nell’intento di scoprirne l’origine, rileviamo che esso giunse in Europa alla fine del ‘400 grazie a Cristoforo Colombo (ancora lo zampino degli italiani…) che lo portò col suo secondo viaggio. Appena introdotto, ebbe un immediato successo grazie alla sua facile acclimatazione, diventando aroma “popolare” e “spezia infuocata” con la quale sostituire spezie costose come pepe, cannella, noce moscata. Il peperoncino, chiamato nelle Americhe “chili”, venne ribattezzato dagli occidentali “peperoncino” per il gusto che somigliava a quello del pepe. Per i popoli precolombiani il peperoncino aveva proprietà afrodisiache in quanto in grado di dare fuoco alla bocca e perciò infiammare la passione: sembra che, a tal proposito, l’imperatore Montezuma, passasse le giornate attorniato dalle sue concubine consumandone abbondanti quantità sia nei cibi che nella bevanda della cioccolata. Lo troviamo sempre citato nel corso dei secoli, pur con luci ed ombre (spesso morali) e giudizi contrastanti: alla fine del 1500 il gesuita José de Acosta, nella sua celebre “Storia naturale e morale delle Indie occidentali”, riporta che il peperoncino “ha effetti deplorevoli, perché è di natura molto calda, volatile e penetrante e il suo impiego ripetuto è pregiudizievole alla salute dei corpi dei giovani e ancor più alla loro anima, poiché incita alla sensualità” ed anche il poeta D’Annunzio, amante della poesia e delle belle donne, lo cita in una poesia ad esso dedicata. Il peperoncino è però anche molto legato alla tradizione e alla credenza popolare: non si può poi non menzionare che per le sue numerose qualità terapeutiche, per alcune sue colorazioni (rosso) e forme (cornetto), ad esso si sono sempre attribuite anche funzioni scaramantiche e così, come nella tradizione contadina si appendeva una collana di peperoncini per la casa al fine di tenere lontano gli spiriti negativi, presso alcune famiglie invece, il giorno del matrimonio c’era l’uso di regalare da parte dei genitori ai futuri sposi una catenella di peperoncini come simbolo del reciproco soccorso che sarebbe stato garantito contro le avversità della vita. In Italia, la sua coltivazione arrivata a produrre delle vere e proprie eccellenze riconosciute in tutto il mondo, è in uso soprattutto in alcune regioni del sud come, tra le altre, Calabria, Puglia e Basilicata dove il clima consente una crescita di questo frutto (o spezia…) assolutamente d’eccellenza. Ovviamente il numero delle varietà di peperoncino è di varie centinaia ed è interessante scoprire come esse siano classificate secondo un grado di piccantezza che viene misurato empiricamente tramite la cosiddetta “scala di Scoville” (gradi da 0 a 10), che indica la presenza di una componente chimica capace di stimolare i recettori del caldo situati sulla lingua: nasce infatti da una pianta a fusto eretto, fiori bianchi e frutti dalla forma oblunga che nella fase della maturazione passano dal verde al giallo fino al rosso acceso e la sua peculiarità è costituita dalla piccantezza al palato, caratteristica che gli viene conferita dalla capsaicina, un alcaloide presente al suo interno in concentrazioni variabili a seconda della specie considerata. Il peperoncino però, non è solo un condimento diffuso e molto usato nella cucina italiana, tanto da essere l’elemento caratterizzante di alcuni famosissimi piatti tipici (vedi ad es. gli spaghetti aglio olio e peperoncino o le penne all’arrabbiata), esso è riconosciuto come un alimento ricco di proprietà salutistiche per il nostro organismo. Infatti, grazie alla citata presenza della capsaicina – l’alcaloide che lo rende piccante – aiuta nella digestione ed ha un effetto analgesico. Inoltre, contiene anche una gran quantità di vitamina C e di conseguenza è utile per rafforzare il sistema immunitario. Le sue proprietà sono insomma numerose ed è una spezia che ha molte sostanze benefiche per l’organismo: il basso apporto calorico e di carboidrati e la buona presenza di fibra alimentare, rendono il peperoncino particolarmente indicato a chi segue un regime alimentare che non faccia ingrassare in quanto, se non accompagnato da cibi ricchi di grassi, è in grado di aumentare il senso di sazietà. Elemento fortemente caratterizzante della cucina, dunque, e fuoco benefico per l’organismo. Consigli per l’uso: tenerlo sempre a portata di mano!

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