Meno etichette, più fatti. Ma soprattutto più giustizia.

In questi giorni quasi non si parla d’altro che del brutale omicidio di Willy Monteiro, un giovane e coraggioso ragazzo intervenuto in difesa di un amico nella notte a cavallo tra il 5 ed il 6 Settembre a Colleferro.
Della presunta dinamica e delle responsabilità se ne sta parlando tanto; quello di cui si sta parlando fin troppo, ma soprattutto che si sta facendo fin troppo, è “attaccare” necessariamente delle etichette alle persone ed ai fatti, finendo così per politicizzare una vicenda che di politico non ha nulla.

“Cultura fascista”, “fan di Fedez”, “sport violenti” sono alcune delle “-etichette” che stanno ricorrendo nei servizi di carta stampata e telegiornali. La verità è che uno degli aggressori aveva già precedenti penali, anche importanti. E non è di certo la pratica di arti marziali miste che ti porta a spacciare droga.
Uscire quindi dal necessario bisogno di dover catalogare in questo o in quel modo gli attori di una vicenda è un atto di rispetto doveroso, dal momento che nel parapiglia scattato in quel di Colleferro ha perso la vita un ragazzo che aveva un’esistenza intera davanti.

La nota imprenditrice Chiara Ferragni ha scritto la sua sul dramma di Colleferro, e subito gli è arrivata come risposta che gli aggressori erano fan del marito, il cantante Fedez. Quindi se domani dovessimo scoprire che sul telefono dei ragazzi c’erano delle canzoni dei Beatles? Se gli trovassero nell’armadio delle magliette dei Queen?
Ecco, alcune puntualizzazioni inutili potrebbero essere evitate, perché oltre che inutili si finisce col sembrare, magari, meno intelligenti di quello che si è.

Si è parlato di cultura fascista, quando sicuramente chi per primo ha scritto questo ed ha volutamente politicizzato la vicenda sa già in cuor suo che questi assassini non hanno nemmeno idea di quale sia la data della marcia su Roma, ammesso e non concesso che sappiano proprio cosa sia. Quanto successo non ha niente né di “cultura” né di “fascista”, ma solo di quattro ragazzotti rissosi, poco acculturati, alcuni dei quali dediti ad attività non legali già da tempo. E qui c’è da chiedersi se effettivamente le leggi e le pene vengano applicate in modo corretto, o se vengano proprio applicate…

Ed è proprio sulla mancanza di cultura e sul clima di odio reciproco che andrebbe messa una bella lente di ingrandimento; l’omofobia violenta, l’intolleranza nei confronti di altre culture, l’odio per l’immigrato: sono tutti temi fin troppo di attualità. Ma sono temi che devono essere affrontati, sviscerati e spiegati in classe, a scuola. Perché l’odio spesso nasce dall’ignoranza, e l’educazione dei ragazzi, in questo, ha un ruolo fondamentale. Non è solo ripetendo tre volte, nei tre cicli scolastici, come Roma abbia conquistato il mondo che si fa cultura. Alle volte si impara di più aprendo il giornale con le notizie del giorno e discutere di questo o di quel tema: è anche così che si forma una coscienza ed un individuo.

Stiamo vivendo in un momento storico particolare, intriso di rabbia radicata nell’animo delle persone. Probabilmente questo sentimento è figlio dell’incertezza, della difficoltà a trovare lavoro nelle nuove generazioni, ma anche di chi a metà della vita lo ha perso. Uno Stato assente, che strozza l’imprenditoria ed alza la pressione fiscale anno dopo anno, manovra dopo manovra. E questa rabbia dei genitori si riflette nei figli, che spesso già dall’adolescenza manifestano rabbia e dissenso attraverso i comportamenti più disparati. Alle volte giovani annoiati dall’avere già tutto facilmente, alle volte solamente figli di realtà di degrado sociale.

Ma affibbiare etichette qua e là non fa altro che togliere peso ed importanza ai fatti, dirottando l’attenzione delle persone su sovrastrutture, create più o meno ad arte, che creano malintesi, rabbia, conflitti. Chi si occupa delle notizie dovrebbe tornare alle basi, ai fatti, riportandoli in modo neutro e super partes: la nostra società ed il nostro Paese stanno vivendo un momento storico difficile che perdura da anni, ed il COVID-19 ha aggravato la situazione; viviamo già in una pentola a pressione pronta ad esplodere, tutti sono nervosi, tesi, pieni di incertezze sul futuro proprio e dei propri figli.
Tornare ai fatti evita di far travisare vicende e situazioni, evita di aumentare la pressione nella pentola che, alle soglie di un inverno che si preannuncia molto molto delicato e complesso, è già sul punto di saltare in aria.

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