Matteo Messina Denaro: arrestato il boss mafioso e perquisito il covo Trovati nell’abitazione viagra, abiti di lusso e due cellulari sequestrati

Il 16 gennaio 2023, dopo quasi trent’anni di latitanza, il mafioso Matteo Messina Denaro – latitante dal 1993 – è stato arrestato.

Insieme a Totò Riina, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Filippo e Giuseppe Graviano, Denaro è stato uno dei boss protagonisti degli anni più intensi della guerra alla mafia da parte dello Stato.

Ha partecipato all’organizzazione di numerosi agguati contro la politica, la magistratura e contro clan rivali; inoltre, dopo l’arresto di Totò Riina – di cui a lungo è stato considerato successore – ha proseguito con gli attentati dinamitardi. Nonostante tutto ciò, ancora non è chiaro quale sia stato il suo ruolo nell’organizzazione durante i quasi trent’anni di latitanza.

L’arresto da parte del Ros è avvenuto all’interno di una clinica privata di Palermo, dove il boss si stava sottoponendo ad alcune terapie per curare il cancro diagnosticato nel 2020.

Il 18 gennaio 2023, inoltre, è stato trovato il covo in cui il boss abitava da almeno sei mesi. I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno messo i sigilli all’abitazione a Campobello di Mazara, nel trapanese.

L’immobile – che risulta intestato al geometra Andrea Bonafede, che avrebbe prestato la sua identità al padrino negli ultimi mesi – pare non contenga documenti particolari, a tal punto che si sospetta l’esistenza di una seconda abitazione non individuata. In particolare, gli inquirenti cercano ancora il così detto “tesoro di Messina Denaro”.

Nel covo, tuttavia, sono stati trovati abiti di lusso, viagra, due cellulari e un’agenda, prontamente sequestrati.

In queste ore Andrea Bonafede starebbe parlando con i pm, fra ammissioni in cui dice di conoscere il capomafia fin da ragazzo e di essersi offerto per comprare con i soldi di Denaro la casa in cui questi ha passato l’ultimo anno.

Nonostante la cattura sia certamente positiva il boss è, tuttavia, in gravi condizioni di salute, cosa che fa dedurre che avesse già pianificato di costituirsi. La sua diagnosi di cancro al colon con metastasi è del 2020, e la malattia ha avuto una forte accelerazione negli ultimi mesi. Al momento si trova in regime di 41bis in una delle celle singole del supercarcere dell’Aquila Le Costarelle, dove risiede tranquillo. La cella è grande poco più di dieci metri quadrati ed è qui che, nelle prossime ore, comincerà la chemioterapia.

A riportare un preciso quadro sulle sue condizioni di salute Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica La Maddalena, con delle dichiarazioni recentemente pubblicate da La Repubblica online. Questi ha visitato il boss – presentatosi sotto il falso nome di Andrea Bonafede – nel gennaio 2021 e il 4 maggio 2021 lo ha operato, assieme ad una equipe chirurgica, per metastasi al fegato. Gebbia racconta che il paziente ha accolto con grande dignità la prognosi, senza alcun atteggiamento che potesse destare sospetto.

Di quindici ore fa la dichiarazione del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, che non sa ancora dire se De Lucia sarà disposto a collaborare e aspetta ulteriori evoluzioni. La speranza è che il lavoro con la Procura nazionale e con le altre procure porti a sviluppi investigativi, tutt’ora in corso ma ignoti. Al termine di un confronto con la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, inoltre, il capo della Dna Giovanni Melillo ha dichiarato che la direzione ha condiviso le informazioni e progettato il lavoro futuro. Con il Procuratore di Palermo, inoltre, de Lucia ha cercato di raccogliere i dati per arrivare a un sistema di coordinamento con le altre procure interessate alle vicende legate al boss, e presto sarà fatta una riunione di coordinamento per far confluire il patrimonio investigativo raccolto e metterlo a disposizione degli uffici che, a vario titolo, si stanno occupando del caso.

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