Lotta all’omofobia. A che punto siamo?

Tutte le persone sono diverse da te!In Italia per ogni passo avanti compiuto in direzione di una maggiore attenzione ai diritti delle minoranze se ne compiono subito dopo almeno due indietro. Lo scorso 23 giugno il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha dato il via libera alla creazione di un registro per le coppie di conviventi dello stesso sesso (o anche di sesso opposto) scrivendo una pagina importante nella lunga battaglia contro i pregiudizi basati sull’orientamento sessuale. Sul suo blog il Primo cittadino ha sottolineato come: “non esistano amori e sentimenti di serie A e di serie B. La legge, ragionevolmente, deve riconoscere le forme plurali di comunità che una società plurale e caratterizzata dal politeismo dei valori fisiologicamente esprime.” La dichiarazione fatta al termine del Convegno del Mediterranean Pride del 28 giugno affida al Capoluogo campano il ruolo di città del cambiamento, perché – come ha scritto lo stesso de Magistris – “con un registro delle unioni civili, Napoli dimostrerà ancora una volta di essere una città dell’inclusione, della Pace, della dignità. Una città aperta a tutte e a tutti, che garantisca pienamente anche il diritto all’amore, a vivere la vita nel modo più pieno, nel rispetto degli altri. In una parola: una città che riconosca il diritto alla felicità.” Un bel passo avanti certo se non fosse che dal quartiere romano della Garbatella arriva una notizia che immediatamente smorza l’entusiasmo. Il 25 giugno un gruppo di giovani, tra i 15 e i 40 anni, ha assaltato la sede di Di’ Gay Project, l’associazione fondata 13 anni fa da Imma Battaglia, ora Consigliera comunale di Sel. L’aggressione è avvenuta durante le prove di uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Maria Grazia Cucinotta. L’attrice regista ha raccontato l’iniziale incredulità di fronte a quanto stava avvenendo: “Ci hanno buttato addosso sacchetti pieni di escrementi, ci hanno sporcato tutti, e poi hanno continuato scagliandoci contro rami, pezzi di legno, cassette intere.” Durante l’attacco non è mancato il solito repertorio di insulti e minacce: brutti froci, vi diamo fuoco, meritate di bruciare e altre parole indecenti. La legale dell’Associazione, Valentina Ciaramella, ha immediatamente sporto denuncia e ha pronunciato parole molto significative: “A Roma e in Italia stiamo vivendo un’omofobia sempre più dilagante, sempre più grave […] in Parlamento non c’è alcuna volontà di equiparare l’omofobia agli hates crime [crimini dettati dall’odio, n.d.r.] come in paesi dove le pene sono più aspre […] in Italia dire ‘sporco negro’ è un crimine di odio e dire ‘brutto frocio’ è un’ingiuria.” Eppure a Napoli viene creato il registro che considerarà valide anche le unioni celebrate all’estero, a Roma il Sindaco Marino – dopo il successo del Pride del 7 giugno – promette un’iniziativa simile, su questo giornale abbiamo scritto di recente di giovani lesbiche che finalmente si ribellano, ieri Francesca Pascale, fidanzata di Silvio Berlusconi ed ex Consigliera provinciale di Napoli, assieme a Vittorio Feltri, giornalista vicinissimo al leader di FI, hanno annunciato la loro volontà di aderire all’Arcigay per segnalare come, anche a destra, ci sia la volontà di riconoscere i diritti di gay e lesbiche. Ma allora cos’è che ostacola il raggiungimento della piena parità della comunità LGBT? Da un lato ci sono ignoranza, intolleranza e vecchi pregiudizi duri a morire, dall’altro l’assenza di un intervento da parte del legislatore, come sottolineato anche dalla Ciaramella. L’Italia non solo è l’unico paese del mondo sviluppato a non avere una legge che riconosca i rapporti d’amore tra persone delle stesso sesso, ma cosa ancor più grave è sprovvista di una legge che riconosca omofobia e transfobia come aggravanti di reato. È a Matteo Renzi che bisogna lanciare il guanto della sfida del cambiamento. In fondo, il suo Governo riformista dovrebbe approvare in tempi rapidissimi una legge antiomofobia che rappresenterebbe davvero “la svolta buona”.  

 

Pasquale Musella

 

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