L’invasione degli hooligan a Roma. Una devastazione di 48 ore

Alla vigilia della partita di Europa League (tra Roma e Feyernoord) nel centro della capitale si assiste all’invasione dei tifosi olandesi i cosiddetti hooligans timore per tutti quelli che il calcio lo vogliono vivere serenamente e non con la violenza.  Ma chi sono questi particolari protagonisti che si identificano a detta loro come tifosi di una squadra di calcio (il Feyernoord)? Non sono veri e propri tifosi di calcio ma come testimonia la loro lunga storia (non è questo il primo degli innumerevoli episodi di devastazione) di criminalità negli anni si sono contraddisti in diverse città lasciando sempre scontri, paura e arresti. Una tifoseria temuta da diverso tempo non solo nella propria patria (dove però le misure antihooligans si sono rivelate negli ultimi anni un ottima soluzione) ma nell’intera Europa. Aggressioni, atti di vandalismo e la sfrenata passione per l’alcol sono le caratteristiche per poterli individuare. Ormai, i tifosi più esagitati non appartengono più a classi sociali disagiate (come accadeva negli anni ’70); i protagonisti della vicenda sono ragazzi di qualunque età (siano essi professionisti o padri di famiglia) che possono permettersi costose trasferte in giro per l’Europa. All’apparenza sono persone normali pronte a documentare sul web le loro “avventure”, ragazzi più o meno giovani che provengono da famiglie senza problemi economici che hanno in comune l’interesse di creare disordini e tafferugli contro le forze dell’ordine. La follia degli hooligans inizia nella notte del 18 febbraio quando i tifosi si ritrovano a Campo dei Fiori e tra lanci di bottiglie e fumogeni la polizia è costretta alla carica per disperdere i tifosi ubriachi. Nuovo giorno (19 febbraio) gli hooligans si danno appunto tramite il web a Piazza di Spagna ed è qui che succede la devastazione e la paura per tante persone (commercianti, turisti e gente locale), sono ore di tensione ma è verso le 16:30 che si scatena la battaglia. Gli hooligans del Feyernoord (numerosi con l’adesivo della Lupa capitolina decapitata) prima della partita di Europa League, lanciano i fumogeni contro gli agenti della polizia che nel frattempo si schierano nella scalinata di Trinità dei Monti. I tifosi hanno risposto con il lancio delle bottiglie e oggetti contro i poliziotti. In seguito cominciano anche a devastare auto, motorini e cestini della spazzatura. Ed è proprio il lancio di bottiglie e poi in seguito di una “bomba” a distruggere il simbolo di Piazza di Spagna “la Barcaccia del Bernini” (da poco ristrutturata); Roma ha vissuto attimi di ansia e angoscia per una semplice partita di calcio. Il sindaco incolpa il prefetto e la poca presenza delle forze dell’ordine; il prefetto ritiene di essersi comportato nel migliore dei modi cercando di non attaccare per evitare dei morti e per tutelare i cittadini di Roma (non chiudendo le strade del centro) ma la verità e che per quanti uomini si possano “mettere in campo” tutto ciò è pura follia che un gruppo (sia esso numeroso o meno) di tifosi di una squadra di calcio, nel 2015 possa devastare una città come Roma considerata una tra le più belle. E’ giusto che tutti si prendano le proprie responsabilità e che le istituzioni insieme collaborino per rendere Roma una città più libera e soprattutto più sicura. Siano utilizzati più mezzi e più uomini perché se non si riesce a fermare un gruppo di tifosi che vengono volontariamente per avere scontri con le forze dell’ordine e non di certo per tifare la propria squadra non si riuscirà ad essere pronti per una minaccia ben più importante e di enorme portata.

 

                                                                                                                Noemi Deroma

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