L’inchiesta sui Panama Papers

Tutto è iniziato grazie ad una fonte anonima che inviò dei file al giornalista Bastian Obermayer il cui contenuto comprendeva circa 11,5 milioni di documenti, cioè i 40 anni dei registri digitalizzati di Mossack Fonseca. La Mossack è una società che si occupa di creare e gestire società in “paradisi fiscali” (cioè paesi dove le condizioni fiscali sono piuttosto privilegiate) come Panama, le isole Vergini Britanniche, la Svizzera o le Seychelles. La società colloca la sua sede principale a Panama ma è presente in 42 paesi e può contare su 600 dipendenti sparsi in tutto il mondo. I file contenenti i dati inviati ad Obermayer e al suo collega Frederik Obermaier nel 2014 hanno portato allo sviluppo di un progetto di collaborazione tra giornalisti di 70 paesi che hanno costruito e ampliato passo dopo passo l’inchiesta denominata Panama Papers. I Panama Papers esaminano delle informazioni sull’attività che la società di Mossack Fonseca ha svolto dal 1977 (anno della sua fondazione) fino al dicembre 2015 per conto di società off shore spesso controllate da personaggi illustri presenti nel panorama internazionale. La Mossack gestisce circa 214.000 società e 14.000 clienti che sono finiti nel mirino dell’inchiesta. Tra questi ci sono 143 politici di tutto il mondo (sei parlamentari britannici, il primo ministro islandese e altri 11 capi di stato), un illustre membro della commissione etica della FIFA, 33 persone che a causa dei loro legami con Corea del Nord, Russia, Siria e Iran sono state sanzionate. I documenti nello specifico rivelano come leader internazionali, celebrità e altre persone sfruttino le loro società off shore per non rendere pubblici i loro patrimoni e spesso in alcuni casi per nascondere attività illegali e l’evasione del fisco. In molti paesi esiste la possibilità di avere delle società in paradisi fiscali, a patto che tutto ciò e la quantità di soldi che si gestisce venga dichiarata alle autorità competenti. I paradisi fiscali sono utilizzati allo scopo di superare delle regole particolarmente dure presenti in alcuni paesi concernenti lo scambio della valuta, per proteggere la ricchezza da furti e per gestire delle pratiche complicate di bancarotta o acquisizioni. Ma in diversi casi i paradisi fiscali sono utilizzati illegalmente, allo scopo di nascondere le proprie ricchezze per evitare di pagare le tasse dovute nel paese d’interesse e per riciclare il denaro. La diffusione dei Panama Papers ha spinto il presidente americano Barack Obama ad invocare una riforma fiscale internazionale. L’inchiesta ha portato alla luce un problema che esiste da molto tempo perciò è necessario rafforzare la trasparenza fiscale delle multinazionali per fare luce sempre di più nel mondo “oscuro” del fisco internazionale.

Noemi Deroma

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