Come le aziende (e non solo) reagiscono al Coronavirus: vicini seppur lontani…

Mai prima d’ora, nell’era della comunicazione e del digitale, la nostra società si è trovata a fronteggiare un’emergenza come quella che stiamo vivendo: una pandemia dai risvolti pesanti, con conseguenze di natura planetaria, ma, anche, un duro banco di prova per le aziende, che hanno dovuto ristudiare la propria presenza online ed offline: dalla comunicazione istituzionale alla riconversione della produzione, per venire incontro alle esigenze del momento, dimostrando vicinanza alle persone ed ai propri dipendenti, in una fase tanto delicata.

#iorestoacasa, #stayhome, #distantimauniti alcuni degli hastag del momento, volti a sensibilizzare le persone a rimanere a casa e a rispettare la distanza di sicurezza minima di un metro onde evitare il contagio: tanti personaggi famosi si sono prestati a realizzare spot e comunicazioni varie, oltre ad inserire questi hastag all’interno dei post condivisi sui loro profili social; le grandi aziende (e non solo), però, non sono rimaste a guardare e hanno deciso di apportare dei cambiamenti nei loro stabilimenti produttivi o a livello di comunicazione sui loro loghi.

Coca Cola, ad esempio, ha distanziato le lettere che compongono il proprio Brand, aggiungendo un messaggio: “stare separati è il miglior modo per stare uniti”; anche Chiquita ha deciso di apportare un cambiamento al suo logo, pubblicando su Instagram una versione del suo logo priva dell’iconica mascotte Miss Chiquita e con un copy della didascalia che parla chiaro:I’m already home. Please do the same and protect yourself #stayhome”.

Nel mondo automotive, invece, Audi ha deciso di cambiare il suo logo, staccando i cerchi che lo compongono: un modo semplice ed incisivo per trasmettere il concetto di stare vicini, ma divisi. Stessa scelta è stata presa dal gruppo Volkswagen, che ha distanziato la V dalla W, aggiungendo un messaggio di ringraziamento per il mantenimento della distanza sociale.

Passando alla catena di ristorazione McDonald’s, invece, in Brasile l’azienda ha scelto di modificare il logo per incoraggiare la sicurezza durante i giorni di pandemia, distanziando i Golden Arches per trasmettere l’idea del distanziamento sociale; non è la prima volta che la catena di fast food altera i suoi archi dorati per sostenere una causa sociale, come quando, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, si scelse di capovogere la M per trasformarla in W.

Sebbene nei ristoranti gli archi restano gli stessi, la nuova versione “distanziata” appare ora su tutti gli account social brasiliani del marchio, inclusi Instagram e Twitter, mentre, con i suoi 1000 ristoranti nel paese, l’azienda continuerà a servire i suoi clienti attraverso la consegna a domicilio e i McDrive.

Altro caso da nominare è quello della storica rivista di viaggi britannica “Time Out” che ha cambiato il suo logo in “Time in”, a supporto di una politica sanitaria responsabile, sospendendo per il momento la pubblicazione della versione cartacea per diventare digitale, dato che molti abitanti delle città attualmente lavorano da casa e vi sono, quindi, meno pendolari in giro.

Il mondo della moda non è rimasto a guardare e ha deciso di fare la sua parte per rispondere all’emergenza: Giorgio Armani, per esempio, è intervenuto donando 2 milioni di euro agli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, all’Istituto dei Tumori di Milano, allo Spallanzani di Roma, alla Protezione Civile, all’ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia; oltre a ciò, il Gruppo Armani ha convertito i propri stabilimenti produttivi italiani, per realizzare camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Coronavirus. 

Gli fa eco Bulgari che ha effettuato una donazione al Dipartimento di Ricerca dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, utilizzata per un importante microscopio 3D ad alta definizione, che servirà per la ricerca che porterà alla prevenzione e al trattamento del virus e rimarrà in modo permanente nei laboratori di ricerca.

Insieme allo storico partner di fragranze Industrie Cosmetiche Riunite di Lodi (ICR), inoltre, è stata avviata la produzione di diverse centinaia di migliaia di flaconi di gel disinfettante per le mani da fornire in via prioritaria a tutte le strutture mediche attraverso il coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile Italiana. La riconversione, che ha richiesto dieci giorni di lavoro da parte degli operatori di Lodi, uno dei primi comuni ad essere duramente colpiti dal virus, prevede 6.000 pezzi al giorno, fino ad arrivare ad un totale di 200.000 pezzi in circa due mesi. «Grazie alla nostra esperienza nel campo delle fragranze, siamo stati in grado di sviluppare insieme ad ICR un gel disinfettante che sarà prodotto nello stabilimento dove vengono normalmente realizzate le nostre fragranze. Consapevoli della difficile situazione che stiamo vivendo, riteniamo che sia un dovere contribuire con il nostro know-how e mettere a disposizione le strutture di produzione», ha affermato il CEO di Bvlgari, Jean-Christophe Babin, ringraziando il Dipartimento della Protezione Civile Italiana che si occupa della raccolta e distribuzione dei presidi. 

Prada ha deciso di riconvertire la produzione dell’unico stabilimento del Gruppo operativo in questo momento di emergenza, consegnando 80.000 camici e 110.000 mascherine al personale sanitario della regione Toscana; anche Gucci ha deciso di fornire il suo supporto alla Toscana, con oltre un milione di maschere e 55.000 tute mediche.

Ralph Lauren ha cominciato ad utilizzare le sue fabbriche dello Yorkshire per produrre camici e maschere ospedaliere a protezione di medici e operatori sanitari, riorganizzando la sua filiera globale per “accelerare” la consegna di oltre 100.000 maschere chirurgiche; oltre a ciò, l’azienda sta anche riconvertendo la sua fabbrica di trench a Castleford, nello Yorkshire, per realizzare camici e maschere non chirurgiche per i pazienti.

Tantissime altre case di moda si sono unite per riconvertire la loro produzione e per donare fondi agli ospedali: la maison Valentino e Mayhoola, per esempio, partecipa alla cordata di aziende del lusso toscane (da Prada a Ferragamo) che si è attivata per produrre mascherine e camici, oltre ad offrire un milione di euro alla protezione civile ed un ulteriore milione al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

La generosità e l’impegno collettivo sono le armi che abbiamo per combattere questo virus: con impegno ed ottimismo ognuno deve fare la sua parte e rispettare i vari decreti del Governo, solo così #andràtuttobene veramente.

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