Lampedusa choc

lampedusa-immigratiIndignarci, ma non stupirci davanti al filmato del Tg2 che mostra una giornata tipo nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. Immigrati in fila uno dietro l’altro, che attendono di essere disinfettati contro la scabbia. Operatori della cooperativa “Lampedusa accoglienza”, che dirigono i migranti con un’ostentata disinvoltura, segno della praticità con cui ormai gestiscono una penosa situazione umanitaria. Corpi nudi, privati del loro pudore, che eseguono gli ordini senza lamentarsi. Alzano le braccia come cristi in croce, per ricevere lo spruzzo del medicinale nebulizzato per la disinfezione. Questa è l’Italia che si trovano davanti i disperati del mediterraneo, che sbarcano nella nostra Penisola per darsi una seconda possibilità rispetto a quella che la vita ha scelto per loro. Tutte le parole di sdegno che i nostri politici non si sono risparmiati una volta visto il filmato, sono scontate e prevedibili. Nascondono la mancata volontà di ammettere un fallimento quasi totale nella gestione di un problema che fino a due mesi fa sconcertava mezzo mondo. Dopo i naufragi del 3 e 11 ottobre, costati la vita a 600 persone, eravamo convinti che qualcosa sarebbe cambiato. Ma, come sempre succede, ogni politico “salvatore della Patria”, che aveva espresso la sua indignazione, è tornato a scaldare la poltrona in Parlamento. Il centro di prima accoglienza invece è rimasto lì, fermo con i suoi problemi, primo fra tutti il sovraffollamento, nonché la mancanza di strutture all’avanguardia. Sono oltre 14mila i migranti sbarcati a Lampedusa tra il 1° gennaio e il 30 novembre di quest’anno. Il centro ha invece una capienza di 381 posti, in cui spesso chi è accolto resta per mesi. A poco servono le delegazioni di politici che nei mesi passati sono andati a Lampedusa, scattando foto e facendo  promesse. ”Quanto accade qui non può essere tollerato”, mille volte abbiamo sentito pronunciare tale frase. Nella realtà, tutto è fermo. Anzi, dopo l’incendio appiccato dai migranti stessi nel 2011, il centro ha diminuito i posti a meno di 300. Ma cosa dobbiamo aspettarci da un paese che fa studiare i propri bambini in strutture pubbliche scadenti, che cascano a pezzi? Come facciamo a meravigliarci quando basta fare un giro nelle periferie delle grandi città, per rendersi conto del degrado ambientale e sociale lì presente? A Roma, centri di auto-accoglienza organizzati dai migranti stessi sono ovunque, persino sotto i ponti. E’ ridicolo fare i finti tonti davanti all’inaccettabile condizione in cui sopravvivono gli stranieri rifugiati a Lampedusa. La verità è che c’è solo da farsi il segno della croce e dire: -“Grazie a Dio non sono lì”. Vorremmo credere che dopo il video diffuso dal Tg2 qualcosa possa cambiare. Non stiamo parlando di un mutamento impossibile a realizzarsi, anche se così vogliono farci credere. Tuttavia, forte è la convinzione che una volta estintosi il momentaneo sentimento d’indignazione dei pochi politici che hanno sentito la necessità di esprimerlo alla stampa, si ritorni al punto di partenza. Allo stesso tempo, smettiamola di fare paragoni tra il centro di prima accoglienza di Lampedusa e i lager. In Italia, non c’è infatti alcuna volontà di pulizia etnica organizzata da parte di nessuno. Almeno su questo, cerchiamo di concordare tutti.

Silvia Di Pasquale

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