La Terra dei Fuochi

2gen terra dei fIn questo Paese esistono situazioni che gradualmente diventano di dominio pubblico. Si tratta di quelle situazioni di cui inizialmente si sente poco “parlare”, che sono sì scomode, ma in fondo, per chi vive a distanza di chilometri, finiscono per rimanere solo storie lontane che  toccano fino ad un certo punto. Alcune di queste sono indiscutibilmente vergognose, suscitano sdegno e rabbia e fanno nascere spontaneamente domande sul come è stato possibile che si siano verificate in un Paese civile come il nostro.Una di queste riguarda la mia regione, la Campania, una delle più belle del Sud Italia: tanto bella quanto piena di problemi e stereotipi, un po’ come tutto il Meridione del resto. Il fenomeno in questione chiama in causa un mix micidiale di elementi, fra i quali terra, sversamenti, scorie nucleari e radioattive e finte bonifiche: non si tratta, purtroppo, della sinossi di un film apocalittico, ma della pura realtà. Una verità scomoda e scottante, una verità vecchia,  troppo a lungo  rimasta nascosta.La situazione della “Terra dei Fuochi”, recentemente offerta ad un ampio pubblico dalla trasmissione televisiva “Servizio Pubblico” con “Inferno Atomico”, un reportage di Sandro Ruotolo e Dina Lauricella, non è certo una novità. I giornali ne parlavano da tempo ed alcuni cittadini ben informati sapevano, inclusi ovviamente gli “addetti ai lavori”, i primi ad esserne a conoscenza. Ma si sa, per raggiungere il grande pubblico e l’indignazione generale, è necessario l’intervento della televisione, il mezzo di informazione alla portata di tutti.Esiste una porzione di territorio in Campania, localizzata fra le province di Napoli e Caserta, denominata appunto “Terra dei Fuochi”: qui, per venti anni, 443 aziende, principalmente del Nord, hanno fatto seppellire circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, fra cui fusti di amianto, vernici e solventi. Il tutto per risparmiare ed evadere il fisco; il tutto a danno della salute e dell’economia della popolazione locale.Si è infatti generata una vera e propria epidemia di tumori: gli oncologi denunciano 100 casi nuovi di cancro ogni giorno in Campania, le cui vittime, principalmente, sono i più piccoli.A Caivano sono state sotterrate 340 mila tonnellate di rifiuti speciali: un nuovo, possibile rischio è relativo all’inquinamento irreversibile della falda acquifera campana. Ciò significherebbe la totale mancanza di acqua pulita necessaria per l’irrigazione dei campi agricoli. Eppure, ad oggi, a poca distanza, si continua a coltivare e vendere prodotti in tutta tranquillità.Il boss pentito Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi, aveva iniziato a denunciare  questa situazione già nel 1993. Tre anni dopo, la Criminalpol di Roma riprese i verbali delle sue dichiarazioni ed effettuò una serie di sopralluoghi nella provincia di Caserta, al fine di individuare i punti di interramento dei rifiuti. Ed ancora, nel 1997, fu la stessa Commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti a raccogliere le denunce del collaboratore di giustizia in un verbale rimasto segretato per sedici anni. Le ipotesi sono varie: complicità dello stato o negligenza, sempre di quest’ultimo; o forse, ancora, la volontà di non voler sollevare un polverone di una tale portata, dovuto ad una possibile incapacità di gestire una situazione così grande e complicata. Insomma, per un motivo o per un altro, su quanto era accaduto e continuava ad accadere nella Terra dei Fuochi è stato steso volutamente un pietoso velo di omertà e di indifferenza, nonché di inerzia e di incompetenza, durato a lungo, troppo a lungo.Chi allora doveva intervenire lo ha fatto tardi e male. La responsabilità è grande ed appartiene al governo nazionale, a quello territoriale ed in parte anche ai cittadini stessi: alcuni di questi ultimi si sono lasciati corrompere ed altri semplicemente non hanno appoggiato chi invece trovava il coraggio di denunciare, andando a correre dei rischi notevoli.Ad oggi i responsabili di questa vergogna continuano a “mangiarci sopra” e la gente del posto continua a morire.Ora che qualcosa si è davvero smosso, ora che tutti sanno, si pongono i grandi interrogativi. Si agirà in maniera produttiva in modo che qualcosa davvero possa cambiare? Si farà qualcosa di più concreto ed efficace rispetto al semplice dichiarare reato incendiare la spazzatura? Lo Stato troverà l’ingente somma di denaro necessaria per la bonifica dei territori? E se questa bonifica avrà realmente inizio, da chi sarà gestita? Un terribile rischio è infatti che sia la mafia stessa a prenderne le redini ed il tutto si andrebbe così a ridurre ad un ignobile circolo vizioso.Secondo Schiavone nulla verrà fatto, nulla cambierà: le bonifiche non saranno mai realizzate in quanto la collusione fra Stato, Mafia e Camorra sarà sempre più forte e piena di interessi.Quello di cui tuttavia c’è bisogno è anzitutto una sempre più attiva e sentita partecipazione dei cittadini ai problemi del Paese. In primis, è necessaria quella dei diretti interessati, coloro i quali vivono sulla propria pelle e nelle proprie coscienze il dramma della vergogna. Sono loro a doversi mettere a capo della situazione e a continuare a lottare senza sosta, come di fatto stanno già facendo da tempo: sono loro che devono pretendere sempre più di influenzare e direzionare concretamente l’azione delle istituzioni. Solo in questo modo qualcosa potrà davvero cambiare e si potrà riparare, in minima parte, ad una vergogna che non ha scusanti.

 

 

Michela Graziosi

 

 

 

 

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