La commemorazione, a 41 anni dal rapimento di Aldo Moro

Era quarantuno anni fa che l’Italia si trovava di fronte alla notizia più terribile, il climax indesiderato di quel periodo oscuro che furono gli anni di piombo. Il 16 marzo del 1978, l’attentato di Via Fani: un commando armato assalta il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, uccidendo la sua scorta e rapendolo. Si apriva, ormai più di quattro decenni fa, l’ora più buia nella nera notte della Repubblica.

Gli eventi, mai del tutto accertati negli scripta delle sentenze giudiziarie, condussero alla morte del politico e al ritrovamento del suo corpo il successivo 9 maggio. La storia politica dell’Italia era così per sempre mutata: le Brigate Rosse, esecutrici materiali della strage e del rapimento, erano delegittimate così come la lotta politica armata che fino a quel momento era fuori controllo. Il Bel Paese si “riallineava”, dopo il fallimento del compromesso storico, alle canoniche posizioni di tensione internazionale.

Difficile dire quanto Aldo Moro contasse e abbia contato nel grande schema delle cose, in Italia e al di fuori; difficile dirlo ancora oggi non solo perché sussistono molti lati oscuri sulla vicenda, ma soprattutto perché a noi, sopravvissuti e posteri, manca una risposta concreta al “se”: se Moro fosse andato avanti nei suoi intenti. Cosa sarebbe stato del bipolarismo italiano, degli equilibri europei e mondiali, della crisi delle ideologie? Come si sarebbe aperta la Seconda repubblica? Difficile a dirsi, appunto: ma il Moro uomo era indubbiamente un personaggio positivo, fautore di una politica aperta al dialogo e attenta perché la propria natura non si attorcigliasse su se stessa fino a soffocare, a diventare corrotta.

Una persona che sapeva vedere sotto di sé e accanto a sé, e alla quale in questa occasione in molti hanno voluto rendere omaggio commemorandolo. I vertici dello Stato – da Sergio Mattarella a Giuseppe Conte, ma anche il Presidente del Lazio Zingaretti e l’associazione Funzionari di Polizia – hanno onorato il ricordo della statista e degli uomini della sua scorta con la consueta cerimonia e le corone di fiori, depositate in via Fani a Roma.

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