Dove andremo a finire?

Mentre tutta la nazione aspetta l’ennesimo DPCM ancora più stringente, provvedimento che potrebbe addirittura portare ad un nuovo hard lockdown sulla scia di quanto già deciso in Francia ed in Gran Bretagna. Altri paesi europei hanno adottato misure più “leggere”, chiudendo solo alcune attività “non necessarie” ma senza limitare gli spostamenti. Non sappiamo ancora con precisione quale sarà il contenuto del nuovo documento che entrerà in vigore da Lunedì 2 Novembre, ma si parla anche qui della chiusura delle “attività non necessarie”.

Ma quali sono le attività definibili non necessarie? E non necessarie poi per chi?

La signora Maria è proprietaria di una pasticceria e viene costretta (nuovamente) alla chiusura, perché se siamo in lockdown totale o quasi di certo l’ultimo pensiero è quello di scendere a comprare una torta o una crostata. Questo è potenzialmente un errore madornale, perché se sono in casa con mia moglie e i miei due figli e sotto quarantena scatta il compleanno di uno di noi, comprare una torta e festeggiare ha un risvolto psicologico che senz’altro “assorbe” e attutisce l’impatto di una nuova chiusura totale, ed inoltre la signora Maria ha venduto, e questo magari può permetterle di ripagare almeno le materie prime. Si perché lassù ai “piani alti” i problemi dei comuni mortali non interessano a nessuno: sono centinaia le attività con beni deperibili che non essendo state avvisate del primo lockdown hanno buttato nel cestino tutti i prodotti esposti sul banco e magari preparati proprio poche ore prima per rinfoltire il venduto domenicale. E questo è solo un esempio casuale di uno scenario accaduto realmente, ma come questo se ne potranno sicuramente portare degli altri.

Ma torniamo al “non necessarie”. Se la signora Maria non apre non vende, e se non vende non incassa. Tutto questo molto intuitivo e, per semplificare, lasciamo fuori il fatto che lo Stato non ha cancellato le tasse dei mesi di chiusura, le ha posticipate: cioè le imprese se le sono ritrovate “ammucchiate” tutte in questi mesi appena passati e che stanno per arrivare. Lasciamo anche fuori dallo scenario la presenza di dipendenti, ma teniamo il focus sulla dicitura “non necessarie”: se la signora Maria non incassa deve usare i risparmi per andare avanti, ciò significa che si guarderà bene dallo spendere soldi “non necessari” durante la quarantena; questo è comprensibile, ma Maria vedendo diminuire il suo gruzzoletto molto probabilmente deciderà di andare da Francesca, la sua parrucchiera, una volta in meno oppure non andarci affatto. Questo discorso, moltiplicato per X clienti di Francesca porterà automaticamente in sofferenza anche lei, alla quale è stato chiesto di ricevere solo su appuntamento, di investire in: paratie, disinfettanti, prodotti per la sanificazione…
Francesca vedrà diminuire le sue entrate, quindi probabilmente comprerà un libro in meno, andrà a cena fuori una volta invece che tre. Questo non riguarda solo l’adattarsi ad un periodo di difficoltà, ma che ogni rinuncia che viene fatta inevitabilmente va a ricasco di un’altra attività, che magari paga un affitto sul quale un’altra persona conta. Siamo tutti legati ed interdipendenti, e se un anello della catena si rompe l’intera catena salta. E qui si sta tirando e martellando gli anelli della catena da troppo troppo tempo.

Se a marzo siamo stati tutti presi di sorpresa, perché non c’è stata nessuna preparazione da parte della classe politica per una seconda ondata?
Perché si è parlato per un mese dei banchi con le rotelle (che in alcuni casi sono ancora parcheggiati nei cortili o nelle palestre) per i quali sono stati spesi soldi inutili che potevano finire nella prevenzione, nel sostegno alle imprese, nella sanità?
Perché si stanno nuovamente contando focolai (e purtroppo tra poco altri morti) nelle RSA? Perché, avendo già sbagliato gravemente ed in maniera voluta (voluta perché non si può essere così ignoranti) alla prima ondata mettendo pazienti positivi ma “gestibili” proprio a contatto con quella parte della popolazione più fragile, gli anziani?
Perché, sapendo delle difficoltà nella gestione di una seconda ondata in un periodo sovrapposto alla normale influenza stagionale, non si sono previsti in anticipo i drive-in per i tamponi e i loro sistemi di prenotazione invece di ammucchiare per ore e ore macchine in coda?

Si potrebbe andare avanti altre 4 pagine con perché su perché, ma ognuno può trarre le conclusioni che preferisce, additando il governo oppure trovandogli degli alibi. Quello che di sicuro non hanno ben chiaro è che siamo tutti legati, dal primo all’ultimo, e che in un momento storico come questo nessuno va lasciato indietro. Ma da cittadino sorgono spontanee delle domande: sanno cosa stanno facendo? sanno quali sono le REALI conseguenze dei loro provvedimenti? Ma soprattutto mi chiedo, dove andremo a finire?

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