Djokovic, quelle incongruenze e presunte falsificazioni che potrebbero rovinare una carriera.

Le nuove restrizioni decise da alcuni governi, non permettono l’ingresso di visitatori se non vaccinati o certificatamente esentati dallo stesso. Il mondo dello sport deve ovviamente e necessariamente adattarsi a tutto questo. Negli ultimi giorni si discute un po’ ovunque del caso “Djokovic”, facciamo chiarezza.

Il 4 Gennaio 2022 il tennista numero uno al mondo ha dichiarato: “parto per l’Australia grazie a una esenzione medica” (datagli dagli organizzatori dell’Australian Open).

La notizia viaggia veloce sui social creando non poche polemiche, a questo punto il Governo Australiano si fa sentire “a nessun giocatore sarà riservato un trattamento speciale”.

In Australia sono ammessi visitatori solo se vaccinati o con esenzione medica.

Alle 23.30 Djokovic arriva in Australia atterrando a Melbourne, la polizia lo ferma e trattiene per circa 7 ore, i documenti per ottenere l’ingresso in Australia non sono ritenuti sufficienti.

Dopo una notte in aeroporto e tutti gli accertamenti del caso, il visto non viene concesso.

Per l’autorità di frontiera mancano prove appropriate ai requisiti del Paese.

I legali del tennista inoltrano un ricorso ottenendo un’ingiunzione provvisoria ed evitando così l’espulsione del tennista.

il numero uno del mondo viene trasferito in un hotel a Melbourne dove in poche ore si radunano manifestanti che inneggiano al campione serbo.

Il Ministro degli interni australiano scarica Djokovic dichiarando: “può andarsene quando vuole”. Il tennista rompe il suo silenzio il 7 Gennaio dichiarando sui Social “grazie per il vostro supporto, lo sento e lo apprezzo”.

L’8 Gennaio arriva la verità sull’esenzione, nella memoria difensiva i legali spiegano “era positivo al Covid il 16 Dicembre”

Tutto ok dunque…invece no! I social non perdonano e lasciano sempre una memoria, appaiono delle foto del 16 e 17 Dicembre che ritraggono l’interessato mentre prende parte a eventi pubblici. (ai quali non doveva esserci se positivo al Covid).

E adesso cosa succede?

Il numero uno al mondo rischia fino a 5 anni di reclusione, se dovesse risultare che ha fornito false dichiarazioni per entrare in Australia. Le autorità sull’immigrazione hanno deciso di prendersi più tempo per studiare il caso. Nel frattempo Novak chiede scusa sui social per avere rilasciato un’intervista a “L’Equipe” sapendo di essere positivo al Covid.

L’incongruenza al vaglio degli inquirenti è tra il post su Instagram pubblicato da Nole in cui afferma di avere ricevuto il risultato positivo di un test molecolare per il coronavirus il 17 dicembre, dopo avere effettuato il test il giorno prima, e la deposizione scritta giurata in tribunale dove il tennista avrebbe parlato di “test e diagnosi” il 16 dicembre. La pena massima per avere fornito questa dichiarazione falsa, in base al Crimes Act, è di cinque anni di carcere. Ovviamente Novak non passerà mai 5 anni in carcere, il rischio più grosso è forse quello sportivo, per la ATP qualora un giocatore fosse scoperto a falsificare il risultato di un tampone, è prevista una squalifica di tre anni.

Tre anni di stop per un atleta di 34 anni, all’apice della sua carriera, lanciato a diventare il tennista più titolato di sempre, sarebbe un dramma sportivo.

Riuscirà il tennista ad uscirne vincitore in una partita ben più complessa rispetto a quelle che gli hanno portato 20 trionfi nel grande slam?

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