Tra il dire e il fare. La vicenda tragicomica dei commissari in Calabria
Sembra non avere epilogo la vicenda del commissario della sanità in Calabria, un incarico finito al centro delle polemiche e dell’attenzione mediatica da diverse settimane. Dapprima l’ex commissario Saverio Cotticelli, nominato durante il primo governo di Giuseppe Conte e confermato l’anno scorso dal ministro Roberto Speranza, aveva rassegnato le dimissioni dopo aver ammesso durante un’intervista di non sapere che toccasse a lui preparare un piano anti-Covid nella Regione.
Gli era succeduto Giuseppe Zuccatelli, rimasto in carica solo una manciata di giorni: anche su di lui infatti, si erano accese le controversi per un video, girato durante la prima ondata della pandemia e finito online dopo la sua nomina, in cui affermava che le mascherine “non servissero a un ca**o”, minimizzando il rischio epidemico. Zuccatelli , dopo aver tentato di spiegare che il video si riferiva ad un intervista rilasciata a maggio quando ancora non erano chiare neanche agli scienziati le modalità di trasmissione del virus, ha annunciato le dimissioni spiegando di aver ricevuto una telefonata dal ministro Speranza e di aver lasciato anche gli altri incarichi che occupava presso l’Azienda Ospedaliera di Catanzaro e nel Policlinico Universitario Mater Domini, sempre a Catanzaro.
Dal ministero allora viene dato l’incarico all’ex rettore dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Eugenio Gaudio e sembra così conclusa finalmente la pratica calabrese.
Puntualmente però i media riportano che “il neo-commissario per la Sanità in Calabria, Eugenio Gaudio, è indagato dalla procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi truccati all’università e sarebbe quindi coinvolto nell’inchiesta avviata nel 2019 dal Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e dalla PM Raffaella Vinciguerra insieme a diverse altre persone, in totale 66, tra cui molti esponenti del mondo universitario eteneo.”
A riportarlo è il quotidiano Domani, secondo cui Gaudio sarebbe indagato per alcune telefonate nelle quali si parlava proprio dell’ex rettore. Il reato sarebbe quello di concorso in turbativa.
A Gaudio, originario di Cosenza, sarebbe arrivato l’avviso di conclusione delle indagini, al termine delle quali il neo-commissario si sarebbe fatto interrogare e gli inquirenti propenderebbero per una richiesta di archiviazione nei suoi confronti, che però, al momento, non sarebbe ancora stata presentata e, ad ogni modo, dovrebbe comunque passare al vaglio di un giudice .
Nonostante questo substrato , puntualmente evidenziato dai media, l’ex rettore ha ricevuto l’incarico dal ministro della sanità ritenendo comunque valide le considerazioni sulle sue capacità e tentando così di mettere rapidamente in essere una soluzione per placare le polemiche suscitate dalle incredibili vicende dei suoi predecessori. Come si suol dire spesso però, “la velocità non garantisce la qualità” e, colpo di scena, Eugenio Gaudio fa sapere di non poter accettare l’incarico perché :”la moglie non è disposta a trasferirsi a Catanzaro” e lui non intende aprire una crisi familiare!
La vicenda, se non fosse per la situazione drammatica in cui si pone sia a livello nazionale, sia, in maggior misura nella regione interessata, regione che ricordiamo è da anni commissariata, sarebbe materiale per un film non saprei se di taglio comico, drammatico, o surreale.
La politica degli annunci delle misure prese centralmente con tutte le attenuanti del caso e con lo sdoganamento di una buona fede, si scontra continuamente con le difficoltà della messa in opera delle decisioni. Una vecchia pubblicità di una nota casa di pneumatici recitava:” la potenza è nulla senza il controllo ”.
In questa vicenda si vedono gli atavici difetti della nostra Italia, la difficoltà di trasformare in azioni le ideazioni, la difficoltà del controllo dei processi messi in atto, il pantano della burocrazia che rallenta tutto e tutto frena, lo scarico di responsabilità tra istituzioni centrali, regionali, comunali, l’inadeguatezza di competenze ritenute tali su basi clientelari e messe a capo di processi delicatissimi come quello di far fronte ad un’epidemia dai contorni drammatici e dagli sviluppi ancora per lo più sconosciuti.
In attesa di una nuova nomina, è stato incaricato Gino Strada, con la sua organizzazione Emergency, il quale ha sicuramente ben chiaro cosa sia “il fare”. Speriamo che con il suo intervento sappia rassicurare i veri protagonisti, ahimè passivi, di questa vicenda, ovvero i cittadini che hanno percepito con terrore che il loro diritto alla salute è un concetto che pare al momento non trovare concretezza perché le strutture sanitarie non sono state preparate all’impatto della pandemia perché in quanto uno non sapeva che dovesse farlo, l altro non pensava ci fosse reale pericolo, il terzo che non dovesse scontentare la moglie.
,Fatto sta, appare chiaro, che, la qualità delle decisioni prese dall’alto, si evince sempre dai dettagli…
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