Chi vuol essere volontario?

“Who Wants to be a volunteer” è un breve video di appena quattro minuti ironico e accattivante, realizzato dalla Norwegian Students’ and Academics’ International Assistance Fund, una Ong che attraverso la cooperazione promuove l’istruzione e lo sviluppo.marzo3

La storia di base è semplice e, per grandi linee, ben nota ai fruitori del web: chi infatti, su Facebook o Twitter, non ha almeno un amico che, a seguito di un’esperienza di “volontariato” in Africa o altrove, non condivide ad oltranza sulla propria pagina foto con bambini di colore in contesti puramente “esotici”?

La clip ha inizio con quello che in molti pensano sia il proprio dovere da occidentali che hanno intenzione di erigersi a paladini del Continente nero: una donna europea, giunta in Africa per prendere parte ad un programma televisivo che ha come traguardo quello di mettere in salvo il Paese intero, inizia a praticare ciò che crede corrisponda al suo dovere. Vediamo dunque la donna protagonista di scene esilaranti, come lanciare pacchi di cibo ai passanti, insegnare ai bambini ad attraversare la strada con prudenza, allattare la capretta, fino ad arrivare al già citato, gettonatissimo selfie coi bambini.

Infine la donna si trova nel momento clou del quiz e deve rispondere ad una domanda difficilissima: di quanti Stati è costituita l’Africa. L’aiuto a casa è risultato vano, a causa della non funzionale rete africana, e deve pertanto fare affidamento sulle proprie forze, sulla propria conoscenza. È questo, non a caso, il punto a cui si voleva arrivare con la realizzazione del video.

Ciò che viene messo in risalto, infatti, e portato alle estreme conseguenze, è il comportamento che accomuna tanti occidentali i quali, armati di buoni propositi, vanno in Paesi meno fortunati per fare i volontari, ignorando il più delle volte la cultura locale.

Ultimamente è aumentato il numero degli individui che sfrutta le proprie vacanze per prendere parte a programmi caritativi organizzati dalle Ong e stando ai dati di una ricerca condotta nel 2010 dall’Human Sciences Research Council la presenza di malati orfani di Aids in Sudafrica ha dato vita ad un vero e proprio business di “volonturismo”. Quest’ultimo è un termine coniato in inglese da Rafia Zakaria, giornalista pakistana di Al Jazeera, al fine di descrivere il fenomeno sopra citato, di stampo post-colonialista: si tratta di una vacanza-lavoro priva di retribuzione, una sorta di sintesi di volontariato e turismo. Tuttavia, in numerosi casi, è il secondo aspetto a prevalere sul primo:  ciò che molte persone vogliono principalmente è partecipare ad esperienze esotiche che di fatto non hanno nulla a che fare con i bisogni reali delle comunità interessate.

 

 

Michela Graziosi

 

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