E’ il 7 Gennaio del 2015 quando due uomini con il volto coperto irrompono nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Erano le 11:30 del mattino quando due uomini armati di kalasnikov entrano negli uffici del giornale, dichiarando di essere affiliati di Al Qaeda e intimano una disegnatrice (presente in quel momento con il figlio) di inserire il codice numerico. Entrati nella sede aprono il fuoco contro i dipendenti e causano 12 morti e 11 feriti. Tra le persone che hanno perso la vita 8 erano giornalisti (tra cui il direttore del settimanale Stéphane Charbonnier e 4 vignettisti). In seguito i due uomini fuggono in macchina non prima di aver ucciso un poliziotto li presente per la sicurezza del direttore. Nelle ore successive alla fuga è caccia ai due killer (più un complice che era alla guida della macchina) in tutta la Francia. Successivamente si identificano e si scoprono essere due fratelli franco-algerini che erano ritornati da qualche mese dalla Siria. Mentre i due fratelli sono ancora in fuga e la polizia intensifica i controlli la mattina del 8 Gennaio nella città di Montrouge, a sud di Parigi un altro terrorista apre il fuoco contro la polizia francese. L’attacco provoca prima l’uccisione di una poliziotta e poi il ferimento di un altro agente. Inizialmente era stato smentito qualunque rapporto tra le due vicende, ma in seguito è stato rilevato che Coulibaly era legato ai fratelli Kouachi, responsabili della strage di Charlie Hebdo. Coulibaly fugge e si barrica in un supermercato kosher, prendendo alcuni ostaggi e chiedendo per il loro rilascio la liberazione degli attentatori dello Charlie Hebdo, nel frattempo asserragliati in una tipografia. E’ il 9 Gennaio quando i due fratelli Kouachi sono uccisi durante l’irruzione nella tipografia presso la quale si erano barricati in seguito ad un precedente conflitto a fuoco con la polizia. Nello stesso momento dell’irruzione nella tipografia anche l’altro terrorista Amedy Coulibaly è ucciso all’interno del supermarket kosher dove teneva gli ostaggi. La Francia ha avuto le sue vittime a causa di un periodico settimanale satirico che si chiama Charlie Hebdo. Tante sono state le manifestazioni di solidarietà (“mondo politico” e gente comune) per le vittime dei due attentati, un’unica voce e un unico slogan “Je suis Charlie”. In molti si sono chiesti se fosse giusto uccidere delle persone che avevano come colpa quella di svolgere il loro lavoro di giornalista, rispettando e avvalendosi del loro principale diritto quello di satira e in particolare il diritto di manifestazione del proprio pensiero. E’ una storia quella degli attentati di Parigi che fa riflettere e ci pone svariate domande ma una in particolare riassume questa vicenda: è giusto difendere i nostri diritti a qualunque costo senza renderci conto delle conseguenze? Non esistono diritti più importanti di altri ogni diritto è fondamentale per l’essere umano però è sbagliato farsi giustizia a discapito di persone che non c’entrano nulla. Essere liberi di manifestare sempre il proprio pensiero e di praticare la propria libertà religiosa senza mai offendere nessuno, non uccidere persone in nome del proprio Dio, questo è il messaggio che deve arrivare per evitare che vicende come quelle di Parigi non succedano più.
Noemi De Roma