Stefano Arcobelli racconta Federica Pellegrini: il libro è un emozionante viaggio nella storia di una vincitrice

Per descrivere Federica Pellegrini bastano due aggettivi. Il primo è – come tutti sappiamo –  “Divina”. Segue poi un’altra parola meno usata, ma che coglie l’azzurrina nella sua essenza più profonda: “autentica”. Un’autenticità che forse l’ha portata a non essere amata da tutti, forse, ma che l’ha resa vera, sia nelle difficoltà che nelle vittorie. 

Lo racconta l’inviata di Rai Sport Elisabetta Caporale, firma della prefazione del libro di Stefano Arcobelli dedicato alla leggendaria nuotatrice. Il giornalista della Gazzetta dello sport riannoda le fila della storia di Fede -giunta ormai al capolinea – con un’edizione aggiornata del testo che arriva fino al giorno d’oggi. E l’operazione riesce egregiamente: “Federica Pellegrini – Vincere, vivere, sorprendere: lo stile libero di una leggenda italiana” è un libro dalla scrittura travolgente, precisa e passionale, che attraversa il destino di un’atleta nata quadrata, anzi:  “predestinata” (così dice di lei mamma Cinzia). 

Gwangju (Corea del Sud), luglio 2019. Campionati Mondiali di Nuoto. Credits: Insidefoto/Image Sport

Arcobelli restituisce un ritratto della Divina a tutto tondo, in cui emergono sia le conosciute avventure in vasca che i meno indagati aspetti personali. Il lavoro di riscrittura dell’epopea dell’azzurra ha richiesto l’esplorazione attenta di quasi 20 anni di articoli, in cui sono stati cercati quegli spunti che potessero rendere più discorsiva e chiara l’evoluzione della nuotatrice. Attraverso 18 incredibili anni di imprese straordinarie, la sua carriera monumentale l’ha portata a vivere la storia di un destino già scritto: quello di una campionessa italiana indiscussa. Per Arcobelli tornare alle origini per raccontare i primi passi della ragazza è stato lungo, complicato ma anche esaltante: come aver vissuto tutte le sue imprese anno dopo anno, gara dopo gara.

Ma non è solo un mero susseguirsi di medaglie: l’evoluzione di Federica è un’accanita ricorsa al superamento di sé; un viaggio oltre i limiti fisici ma, sopratutto, mentali. Come la stessa ha raccontano, infatti, le vere difficoltà nascono dalla testa più che dal corpo, e vincere in vasca non è solo nuotare: è un esercizio mentale, basato sulla forza di volontà e la voglia di affermarsi personalmente. E poi, la Federica della penna di Arcobelli è Divina, sì, ma anche estremamente Umana. Divina, perché il grande amore per la vasca è già scritto. Da bambina, niente mare e acqua salata per via della mucillagine che la tormenta. Ecco allora che, subito, il destino della nuotatrice si afferma: è “una creatura d’acqua dolce”, dice lei.

È predestinata anche ad Atene, nel 2004, quando Baby boom è argento nei 200 stile libero. Se avesse visto dalla corsia numero 1 la romena Camelia Potec – che la beffò al tocco della piastra per un centesimo – sarebbe già stata oro. Ma in quella prima occasione il podio la rende estremamente felice: non era nessuno e non aveva nulla da perdere. Niente delusioni: era entrata nella storia da azzurra, precoce e vincente. Le cose vanno diversamente a Montreal, nel 2005, quando il secondo posto la riempie di frustrazione. Nonostante abbia solo 18 anni e stia già gareggiando in una competizione mondiale, la delusione la porta a dire che addirittura vorrebbe buttare quella medaglia: un argento non è un oro. Per la tenacia di Federica – Umana – è un grave colpo basso.

Le lacrime di Federica a Montreal, nel 2005.

Per Arcobelli la fase più complessa della vita della nuotatrice è stato il biennio 2008-2009: l’oro olimpico, i record, la doppietta mondiale in casa. Come diceva il suo vecchio mentore Castagnetti, in questo periodo Federica dà il meglio di sé: nuota come se fosse in paradiso. È la più forte del mondiale assieme a Micheal Phelps. Le difficoltà da teenager ci sono e si fanno sentire, sì – il corpo cambia, i primi amori, accettarsi è difficile – ma la sua capacità di reggere la scena e la pressione (fortissima) vince. In questo biennio si susseguono momenti stupendi, in cui Fede lotta contro il destino: nel 2009 perde l’allenatore Castagnetti e deve ricominciare da zero, affidandosi prima al vice di Castagnetti e poi aprendosi ad un’esperienza estera, in Francia.

Quasi dieci anni più avanti, a Budapest, nel 2017, dichiara con fierezza che quelli sarebbero stati i suoi ultimi 200 stile libero; poi cambia idea e trionfa in Corea del Sud – Umana e Divina – due anni dopo. A chi le chiede: “Come definiresti questa medaglia?“ Federica risponde “Amore”.

La vittoria a Budapest nel 2017.

Nella nuova edizione del libro Arcobelli aggiunge un entusiasmante finale, dove in un crescendo straordinario vediamo Pellegrini a fianco di Matteo Giunta, allenatore più longevo della carriera della nuotatrice e suo marito.

Perdere, vincere, crescere, sorprendere, resistere. Guardare avanti: questa l’evoluzione della ragazza italiana che si fece stella. La campionessa ha un enorme merito: non cede mai alla pressione. È forte di testa. Nonostante le numerose vicende personali – amori, amicizie, pressioni, crescita, l’appena sfiorata bulimia; nonostante le difficoltà della popolarità improvvisa (ma apprezzata). Federica non perde mai la speranza. È il suo più grande pregio: quando va giù, riemerge, proprio come il nuoto le ha insegnato. È un’araba fenice, che sa sempre rinascere dalle proprie ceneri e rialzarsi. E le critiche? Scivolano sul suo costume come acqua.

Fede è un esempio atipico di campione-personaggio: mai fuori moda, mai inflazionata. Questo perché, forse, si concede al pubblico in poche occasioni ogni anno; forse perché vive sempre a Verona («scelta non giusta, giustissima» come sostiene lei); forse perché dice tanti no e respingere offerte economicamente pesanti. Dentro e fuori la vasca, lascia un segno: con la sua forza e la sua schiettezza dà anche spazio alla voce delle donne. Arcobelli la ricorda quando disse “denunciate i vostri orchi; non abbiate timore”. Le donne non sono da meno e meritano un riconoscimento. Ora, come rappresentante degli atleti nel CIO e nel CONI, è come se Federica continuasse a nuotare, dimostrando che certe battaglie – come quella della maternità e del riconoscere le differenze fisiologiche che le ragazze hanno rispetto ai ragazzi  – devono essere vinte. Il ciclo mestruale (che l’ha aggravata durante le Olimpiadi di Rio) è diventato oggetto della sua lectio magistralis per la Laurea honoris causa ricevuta nel 2022 dall’Università San Raffaele.

Federica Pellegrini presso l’Università San Raffaele.

Battaglie coraggiose. Essere diretta, del resto, è la sua migliore caratteristica. Sa tirare fuori le unghie già da appena sedicenne, quando minaccia la Federazione. Se non l’avessero convocata con il suo allenatore personale non avrebbe risposto alla chiamata in nazionale. Sfida il sistema e va dritta al cuore del problema, senza ipocrisia e senza mezze misure. Tira dritto, come nelle sue gare sempre a rimonta; e alla fine vince lei.

Nel suo post carriera Federica è molto amata, popolare e sorridente. Anche se non nuota più, la Divina fa parlare di sé: il libro di Arcobelli, allora, meritava di essere ristampato. La nuova edizione è aggiornata con i fatti più recenti. Il matrimonio, le esperienze televisive e quelle politiche; tante le cose da dire, sia nel mondo sportivo che non. Nel bene o nel male, questa creatura ha colpito tutti coloro che ha toccato. Non resta che immergersi nell’emozionante viaggio di una vincitrice.

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