Sal Costa, ‘Il mercante di Dio’. Lo straordinario racconto sugli anni formativi di Gesù

“Ho una lancia conficcata nel costato, sulla sinistra, appena più in basso del cuore. Tossisco, sputo sangue, respiro a fatica. Deve essere una gran pena vedermi. Col po’ di voce che, a costo di immane sforzo, riesco a modulare, quasi incomprensibile, comando al ragazzo di non provarci nemmeno coi suoi incantesimi. «Non posso permettermi la vecchiaia», gli dico. «Non ho figli, non ho denaro». Raccolgo il fiato. Fa male. Vomito poche parole di ghiaccio. «È qui che ho sempre voluto morire…adesso…». Mi sfugge un sorriso, rotola fuori insieme alle convulsioni, rantola autonomamente. «Dammi la pace, se ti riesce, ragazzo, e…una preghiera… non lasciarmi in pasto agli avvoltoi»”.

Salomon è lì, agonizzante, e accanto a lui, un ragazzo, il ‘suo’ ragazzo, quello che ha cresciuto, educato, formato alla vita, e che ora lo conforta, lo rassicura dolcemente, affinché si compia il proprio destino.

“«Non temere, Salomon, avessi voluto fare uno dei miei incantesimi, avrei deviato il tragitto della lancia che ti ha trafitto, l’avrei mandata a fendere per sempre l’aria del deserto. Il tuo destino si compie qui, ora, affinché possa compiersi il mio. L’amaro calice lo berrò da solo»”.

Questo ragazzo è speciale, questo ragazzo è Gesù, il figlio di Dio, l’agnello sacrificale venuto al mondo per salvare l’umanità dai suoi peccati, per indicarci l’unica via della vera salvezza.

Ma di Gesù, storicamente, non sappiamo pressoché nulla; tutto ciò che sappiamo è la sua mistica nascita in una fredda grotta di Betlemme, i suoi primissimi anni, fanciullo, poi, il suo addio alla Galilea, e un vuoto oscuro e misterioso, che lo avvolge e protegge, finché, adulto, oramai trentenne, farà ritorno a casa, vivendo i suoi ultimi tre anni da Messia, da profeta, da maestro di genti affamate di speranza, finché non berrà, poi, l’amaro calice, e su una croce immolerà il suo corpo per la salvezza dell’umanità.

Ecco, l’unica fonte che abbiamo, i Vangeli, raccontano Gesù bambino e, poi, il Gesù uomo, pronto al sacrificio; ma non dicono nulla sul Gesù adolescente. Per le fonti storiche, invece, Gesù praticamente non è mai esistito, e di profeti, di messia, falsi o veri che siano, la terra era piena, a quel tempo, come lo può essere ancora oggi, ma nessuno finì sulla croce, nessuno fu consegnato dagli Ebrei ai romani per essere punito con la morte.

Questo Gesù di cui ci parla il Nuovo Testamento, è un essere speciale, straordinario, unico; è un ebreo, ortodosso, certamente, che si scontrò, crescendo, con il Sinedrio, che aveva, invece, smarrito la retta via, facendosi corrompere dal potere, e forse, proprio questo scontro scrisse la sua condanna a morte.

Lo scrittore catanese, Sal Costa, tenta proprio di recuperare gli anni dell’adolescenza di Gesù, di colmare una sorta di vuoto letterario e storico, attraverso l’ultimo suo intrigante romanzo: Il mercante di Dio, edito da Bonfirraro.

Scrittura leggera, la sua, mai pedante, molto vivace e moderna, per un romanzo che naviga nella fantasia letteraria, avendo però, come bussola d’orientamento i testi storici, documenti preziosi, reali e credibili, che danno spessore e sostanza alla storia narrata, rendendola coinvolgente e convincente, per un lettore che ha fame di curiosità, al di là della propria fede.

Perché questo scritto da Sal Costa, è soprattutto un romanzo di viaggi e d’avventura, un romanzo formativo, che svela il Gesù adolescente, calato in una realtà storica reale e credibile, mentre si avvicina al mistero del suo destino.

Ed il protagonista del romanzo è, appunto, Salomon il Fiero, il saggio mercante, che diventa la voce narrante di questo intenso e vibrante racconto, prezioso testimone di un Gesù che si fa uomo, pronto a sacrificarsi per l’umanità.

È lui che ha accolto il giovane Gesù, che covava rabbia e vendetta contro i romani che avevano crocefisso suo padre, e lo ha allontanato dai suoi propositi negativi, lo ha avvolto di amore paterno, e gli ha fatto conoscere il mondo attraverso quegli avventurosi viaggi, al seguito di una carovana di mercanti, spingendosi verso l’Oriente, da Gerusalemme verso Palmiria, per poi, attraversare l’Arabia Felix, toccare lo Yemen e giungere fino all’India.

Sal Costa immagina così, un viaggio avventuroso e ricco di spunti, un viaggio che riempia quegli anni silenti della storia di Gesù, per consegnarci poi, un uomo maturo e consapevole, un uomo che ha visto genti, si è confrontato con molteplici realtà differenti, ha visto il mondo nelle sue tante sfaccettature, si è arricchito culturalmente ed umanamente, rafforzando sempre più, in sé proprio la convinzione di quel suo destino, amaro ma salvifico.

Sal Costa non inventa nulla, la realtà storica è ampiamente ben descritta, così come le usanze del tempo, la cultura, la fede e le religioni; semplicemente cala all’interno di essa una figura credibile di Gesù, ne disegna una trama affascinante e straordinaria, con delicatezza e tatto, senza entrare mai in conflitto con gli scritti dei Vangeli, alterando la figura stessa di Gesù Cristo.

Il viaggio come metafora di crescita, il mercante come cardine fondamentale della società; sono loro che muovendosi nel mondo fanno circolare idee, insieme alle merci, sono loro che portano con sé dai loro viaggi, il racconto di mondi nuovi, di culture, lingue, usanze diverse, diventando ponti straordinari tra realtà sociali differenti, tra genti diverse, ponti che avvicinano e non allontanano. E Gesù non poteva non essere stato un mercante, lui, così rivoluzionario per indole, così curioso di conoscere la vita, lui, un predicatore itinerante, che non appartiene a nessuna razza, nessuna terra, ma che riesce, con la dolcezza del suo sguardo e la fermezza del suo sapere, ad avvicinare le folle, ad unirle sotto una speranza salvifica, che non appartiene al mondo terreno, bensì a quello divino, disegnando la vita sulla terra proprio come un passaggio formativo di piena consapevolezza, un cammino verso la terra promessa, verso Dio.

E solo allora “smetto di soffrire. All’istante. Scompare il caldo tutt’attorno, il freddo che ho dentro, la lancia che mi trafigge il costato, la pietà che ho per me e per lui, la mia vita ricomincia a scorrere, in tutta semplicità, dal principio”.

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