“Una luna fredda e rossa si scioglieva nelle acque scure del fiume, mentre la piccola imbarcazione avanzava nel silenzio. Nonostante fosse marzo inoltrato, l’inverno non accennava a rintanarsi nella sua dimora tra i ghiacci perenni”. A.D. 1266, Francia, convento di Mantes. L’inquisitore Marcus attende un frate che potrebbe aiutarlo nella sua disperata ricerca; deve ritrovare un prezioso manoscritto segreto, che cela profonde verità, capaci di terremotare la Chiesa sin dalle sue fondamenta. E, immediatamente, l’attesa ci condurrà in Italia, ad Altopascio, molti anni prima, nel 1214, dentro la dimora dei misteriosi cavalieri del Tau. Qui troviamo il frate francescano Bonaventura, maestro di alchimia, in partenza per liberare il suo mentore, Francesco d’Assisi, inspiegabilmente scomparso; con lui ci saranno alcuni cavalieri del Tau, tra i quali il misterioso Rolando, che cela il suo volto dietro una maschera d’oro, Fleur, una ragazza accusata di stregoneria, e quel prezioso manoscritto, che Bonaventura ha ricevuto da un confratello in punto di morte, e che dovrà difendere con la sua stessa vita. “Trova il fiore che porta l’aquila con la croce tra gli artigli”. Questi gli ingredienti principali dell’ultimo intrigante romanzo scritto a quattro mani da Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro: La fortezza del castigo, edito da Newton Compton. Per chi è rimasto affascinato dalla lettura del celebre racconto di Umberto Eco, Il nome della rosa, per chi è rimasto colpito dalle avventure del videogame Assassin’s Creed, difficilmente non potrà non essere catturato dalla lettura di questo avvincente thriller storico. Atmosfere cupe e gotiche, misteriosi cavalieri erranti, manoscritti che celano preziose verità, capaci di sconvolgere l’ordine della Chiesa, la ricerca disperata del Poverello d’Assisi, figura centrale e carismatica, nell’impianto del romanzo, arcani misteri da svelare, tra fede, esoterismo e magia, e tante scene d’avventura, di lotta e d’azione, dentro oscuri manieri e tetri conventi, il tutto all’interno di una cornice storica vera, reale e credibile, conquistano facilmente l’attenzione del lettore, lo spingono dentro questa sorta di caccia misteriosa, facendogli divorare pagina dopo pagina, alla disperata ricerca di risposte e certezze che lo aiutino a capire. Brunoldi e Santoro sono riusciti a creare un racconto appassionante e convincente, mescolando sapientemente verità storiche e trame fantasiose, con una scrittura, vera, intensa, densa di pathos, che come un serpente, strisciando, si insinua dentro di noi, ci avvolge e ci trascina in questa avventura medievale, nel lato più oscuro e spietato della Chiesa, tra mani grondanti sangue, misteriosi cavalieri, frati dalla fede sicura, o vacillante, tutti alla ricerca dell’Alterus Christus, una oscura reliquia, che potrebbe mutare le sorti della Chiesa, se finisse in mani sbagliate. Una trama avvincente, con tante storie che si incrociano tra loro, si lasciano lì sospese, per poi, all’improvviso essere riprese, una lunga scia di sangue e violenza lungo questo cammino di ricerca, che è tanto spirituale, quanto avventuroso, che condurrà il lettore davanti all’inquietante ed inespugnabile maniero di Montségur, fortezza maledetta degli eretici.
Lì tutto avrà fine; lì tutto avrà un nuovo inizio. “Quel maledetto Bonaventura aveva fermato l’ordine oscuro ed era riuscito a fuggire, facendo perdere le sue tracce a Montségur. Ma lui lo avrebbe trovato, ovunque si fosse nascosto. E avrebbe recuperato la reliquia. Non tutto era perduto. La guerra era appena cominciata”.