Giusy Africano, “Generazione vintage”. La vita di Marco, “una storia di bellezza ma anche di dolore”

“Era l’anno 1990. La stagione delle vacanze, del mare, dell’allegria era finita. L’autunno aveva colorato di giallo i prati e i sentieri, e raffreddato l’aria. Ma gli spazi tra un albero e l’altro, soffusi da un’aura trasparente, facevano vedere ancora uno scorcio di cielo azzurro, senza neppure pronta qualche nuvoletta leggera e candida”.

Gli anni di una generazione così lontana dalla nostra, dove non esisteva ancora internet, il web e i social, dove il mondo adolescenziale era racchiuso tutto dentro il proprio quartiere, la propria scuola, condiviso con amici che guardavi negli occhi e con cui comunicavi a voce e non tramite messaggi di chat.

Un mondo così lontano dal nostro quotidiano, ma anche così vicino: le medesime inquietudini giovanili, i medesimi sogni che si perdevano in un orizzonte lontano e luminoso, la stessa voglia di emergere ed affermarsi dentro la società, per non rimanerne ai margini.

Ed è questo il mondo che racconta la catanese Giusy Africano, nel suo ultimo romanzo, “Generazione vintage”, edito da Bonfirraro.

“Quella che racconto è ‘la bellezza’ di una storia dolorosa ma anche di speranze, di sogni, di strade battute e di cambiamento attraverso una serie di eventi prima e dopo la dipartita di Marco, il protagonista del romanzo”.

Un racconto duro, crudo, ma autentico, questo scritto da Giusy Africano, un racconto dell’anima, un racconto di vite che s’intrecciano dentro una società che sta mutando pelle, un racconto tragico e doloroso, ma così carico di speranza e di fiducia; perché, a volte, la vita può far male, il destino giocare un brutto scherzo; a volte, un’esistenza può spezzarsi nell’istante in cui sta per spiccare il suo volo, e lasciarsi trasportare dal dolore, affogare in un mare di sofferenti perché, è sempre così molto facile, piuttosto che afferrare la preziosa testimonianza che ci hanno lasciato nel nostro cuore, prima di morire.

“Generazione vintage” è la storia di Marco, un ragazzo che perse la vita, in un fatale incidente, all’alba dei suoi diciotto anni. Ma Marco non è un eroe, non è un mito lontano, è una presenza vera ed autentica, un ragazzo normale, come tutti gli adolescenti della sua epoca: “spontaneo, generoso, sensibile, dolce, amabile seduttore che aveva avuto atteggiamenti di ascolto e di disponibilità verso gli altri, disponibilità che l’aveva penalizzato”; un ragazzo intelligente e umile, un ragazzo disponibile verso gli altri, verso la propria famiglia, i propri amici, un ragazzo che ha seminato nelle vite di chi lo ha conosciuto, tanti preziosi frammenti di verità, che brillano ancora oggi, dopo la sua morte; frammenti a cui tutti si sono aggrappati, scoprendo che quella sua tragica, fatale, fine non ha lasciato solo dolorosi vuoti, ma anche tanti ricordi vivi, che possono lenire ogni sofferenza umana.

Perché Marco è stato anche “un ragazzo audace che si era battuto per tutto quello in cui credeva. Ribelle a tutto ciò che di borghese, programmato, meditato… esisteva nella vita, ma ora ancor di più ribelle al suo destino implacabile che l’aveva toccato e segnato”.

E questa è la sua storia, il suo racconto di vita, e quello dei suoi compagni d’avventura, immersi in una società così lontana, come lo sono gli anni ‘90, creando un meraviglioso intreccio tra le loro vite e gli avvenimenti di quell’epoca, tra gli umori ed i respiri di quella società.

Adolescenti alle prese con una società conformista, che segue mode e modelli imposti, dove conta piuttosto l’apparire uniforme ad essa, che emergere come individuo; una società che punta tutto sulla bellezza fisica, dove chi sembrava diverso veniva ghettizzato, bullizzato.

Marco dimostra una maturità maggiore per la sua età, non si ferma alle apparenze ma cerca l’anima delle persone, stringe con esse rapporti profondi e sinceri, rapporti empatici, costruiti faticosamente, giorno dopo giorno, tra i banchi di scuola e tra le vie del proprio quartiere.

Marco è un’anima libera, un’anima che è pronta a volare, per disegnare la propria vita; sogna un mondo migliore, mentre giungono lontani gli echi della guerra nei Balcani, progetta il proprio futuro con Alessandra, è consapevole di avere carisma sugli altri, e generosamente si dona ad essi, battendosi per piccole, grandi cause giuste.

Marco è vita ed esempio, che il destino beffardo ha spezzato improvvisamente, frantumando tutto. Ma qui il dolore resta sullo sfondo, questa che scrive Giusy Africano è un inno alla speranza, a non lasciarci afferrare dalla sofferenza, ma a raccogliere nel proprio cuore tutti i momenti belli vissuti insieme, e sopravvivere con la sola forza del loro ricordo prezioso.

Perché, è vero, “non si può accettare la fine a 18 anni, e oggi ancora brucia la ferita”, ma c’è la fede, “la fede sarà centrale nel percorso di guarigione che, giorno dopo giorno, hanno fatto coloro che lo hanno amato”, la fede che cura le ferite più dolorose, ma lascia le profonde cicatrici a “ricordarci chi siamo e chi abbiamo amato”.

“Improvvisamente la dolcezza di un tramonto autunnale si trasformò in profonda amarezza, in un cupo crepuscolo che calava le sue ombre buie sul telo bianco dei sogni e progetti di un ragazzo, dove la trama, tessuta ogni istante della sua vita, diventava un intreccio di fili non connessi, disordinati, senza un disegno e senza significato. Sogni e progetti che però non terminarono, piuttosto intrapresero un’altra direzione”.

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Comments

    • Maria
    • 12 Ottobre 2018
    Rispondi

    Complimenti giusi. un libro molto profondo molto toccante ti tocca da vicino fino a fatti vivere l’infanzia e il presente. Fino a toccare la propria vita e rivivere tutto il passato e il tua propria vita cambia. Ti fa vedere chi sei veramente. Complimenti

    • agata foresta
    • 30 Novembre 2018
    Rispondi

    Complimenti Giusy e grazie per le emozioni che sono derivate dalla lettura del tuo libro. Con il tuo stile semplice, ma mai banale, hai mirabilmente consegnato al lettore uno spaccato della gioventù e della società degli anni novanta; hai sondato in modo magistrale la personalità dei protagonisti descrivendone, con una precisione oserei dire chirurgica, le paure, i bisogni, gli errori, i sogni, le speranze tanto da renderceli intimamente familiari. Che dire poi del capitolo in cui racconti l’epilogo tragico della giovane esistenza di Marco?…Hai regalato ai lettori pagine di prosa che si tramutano in commovente poesia.

    • Agata Foresta
    • 30 Novembre 2018
    Rispondi

    Complimenti Giusy e grazie per le emozioni che sono derivate dalla lettura del tuo libro. Con il tuo stile semplice, ma mai banale, hai mirabilmente consegnato al lettore uno spaccato della gioventù e della società degli anni novanta; hai sondato in modo magistrale la personalità dei protagonisti descrivendone, con una precisione oserei dire chirurgica, le paure, i bisogni, gli errori, i sogni, le speranze tanto da renderceli intimamente familiari. Che dire poi del capitolo in cui racconti l’epilogo tragico della giovane esistenza di Marco?…Hai regalato ai lettori pagine di prosa che si tramutano in commovente poesia.

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