Frans Sammut disvela i misteri che avvolgono la figura del leggendario Conte di Cagliostro, quella sua ‘doppia vita e l’intrigo maltese’

“Le biografie dell’uomo conosciuto come Conte di Cagliostro sono innumerevoli. Tutte hanno cercato di risolvere l’enigma di quest’uomo misterioso e avventuroso che fece scalpore nel secolo dei Lumi e continua ad affascinare ancora oggi. La figura di Cagliostro ci giunge da un lato come quella di un taumaturgo, cultore di scienze esoteriche (Petraccone 1995), dall’altro come di un avventuriero condannato in quanto ciarlatano e venditore di fumo. Qual è la verità?”

Già, qual è la verità su questa figura che giunge a noi così avvolta dal mistero? È esistito veramente oppure no? Ed è vero che il palermitano Giuseppe Balsamo e Alessandro Conte di Cagliostro siano poi la stessa persona?

E, soprattutto perché in molti si sono concentrati su questa figura così ambigua e misteriosa? Forse perché fu un uomo mistico, un taumaturgo, avvezzo ai riti iniziatici egizi, un uomo di grande cultura, un avventuriero, un peregrino del mondo, o forse perché era un semplice farabutto e impostore che riuscì ad ingannare le corti di mezza Europa, agli albori del Settecento illuminista, o un ricercato, un ingannatore, o, più semplicemente, un massone, invischiato in pericolosi affari con la consorteria partenopea.

Tanti volti, tante sfaccettature di un uomo che fu capace di attrarre a sé gli altri con un magnetismo fuori dal comune; tanti misteri che avvolgono come un pesante mantello la sua figura, capace di spuntare ora di qua ora di là, nelle corti europee e di scomparire improvvisamente, senza lasciare traccia di sé; tante leggende precorrono il suo arrivo, molte altre ne lascerà dietro di sé, quando inesorabilmente fuggirà via.

Ciò che è certo fu che finì i suoi giorni nelle segrete della fortezza di San Leo, chiudendo così l’epopea di un personaggio denso di misteri e di fascino, che ancora oggi, esistono, resistono, e pongono dubbi, accendono le più disparate fantasie.

Ad indagare su Cagliostro ci ha pensato anche lo storico maltese Frans Sammut, attraverso l’interessante saggio “Cagliostro, la doppia vita e l’intrigo maltese”, edito postumo da Bonfirraro, impreziosito dalla prefazione dello studioso Giuseppe Maddalena Capiferro, dall’introduzione scritta dal giornalista siciliano Giuseppe Quatriglio, e con la postfazione scritta dal figlio dello scrittore, Mark A. Sammut.

Appunto, un saggio innovativo nella sua ricerca ed elaborazione dei dati storici, perché non analizza solo la figura di Cagliostro avventuriero misterioso, ma anche il periodo storico in cui si inserisce e nel quale vaga, scritto però con un linguaggio accattivante che ti conduce quasi per mano dentro i misteri del leggendaria figura; un saggio che diviene così, “strumento di conoscenza di notevole rilievo”, mettendo “una parola probabilmente definitiva”, sull’unico avventuriero del Settecento, “divenuto, dopo il primo periodo della sua vita vagabonda, cultore di scienze esoteriche, mago e guaritore”.

‘Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza’.

Questo fu Alessandro Conte di Cagliostro, alias per molti, di Giuseppe Balsamo, la cui vita avventurosa percorse l’intera “Europa, fino alla lontana Pietroburgo”, e si concluse “con l’arresto del personaggio a Roma, il processo romano e la sua condanna da parte del Santo Uffizio al carcere a vita nella inaccessibile fortezza di San Leo”.

Lo storico Sammut non parte da verità precostituite o da certezze infallibili, ma come un segugio, si mette sulle tracce di Cagliostro, ne analizza, da fine conoscitore, i documenti che ritraggono la sua figura, pone dubbi, smonta verità, seguendo l’intricato bandolo della matassa che avvolge l’immagine del Conte, che a volte sembra dipanarsi, e, a volte, appare aggrovigliarsi sempre di più.

Indaga, il saggista, sulle società segrete presenti nel secolo dei Lumi, sui loro riti iniziatici, e, con una “serrata disamina mette alla berlina anche le ‘prove di coraggio’ alle quali sarebbe stato sottoposto l’avventuriero”; e, proprio attraverso la preziosa analisi degli elementi socio-culturali del tempo in cui egli visse, Sammut cerca di dissipare ombre e misteri dal volto di Cagliostro, lasciando la libertà, al lettore, di trarne i propri convincimenti.

E lo fa partendo proprio da quel viaggio che il giovane alchimista palermitano Giuseppe Balsamo, accompagnato dal misterioso Althotas, fece a Malta, dove conobbe il gran Maestro portoghese Manuel Pinto de Fonseca, importante e prestigiosa personalità residente a Malta, cultore dell’alchimia; fu lui ad ospitare, affascinato, i due stranieri, e “concesse loro di frequentare il suo laboratorio dotato di alambicchi e di forni”.

Quale fu il rapporto tra Balsamo e Pinto? Il Balsamo/Cagliostro credeva veramente di conoscere la formula dell’immortalità e di poter tramutare tutto in oro purissimo? Cosa accadde durante quel suo soggiorno maltese? E quale fu il suo rapporto con la massoneria? È credibile che sua madre fu la principessa di Trebisonda? E cosa c’entra poi, Cagliostro e sua moglie, con Maria Antonietta, nell’affaire du collier?

Queste e altre mille domande verranno messe sul tavolo dallo storico Sammut, che si diverte quasi a mostrarci date, documenti, riferimenti storici, ad analizzarli, a confutarli, scombinando gli elementi, mescolando punti di vista, comparando notizie documentate con quelle non ufficiali, combinando gli elementi e separandoli di nuovo, per raggiungere così, forse, alla formula chimica della piena conoscenza su questo leggendario personaggio.

Perché a quel tempo, era più o meno facile inventarsi una nuova identità, mascherarla di mistero, e non era così insolito poi, neanche millantare poteri taumaturgici.

Ma creare un personaggio immortale denso di fascino, che desta curiosità ancora oggi, non è cosa da tutti.

Fu un genio o solo un farabutto? Un traditore oppure una persona che sapeva troppo, ed era divenuto scomodo a qualcuno? Fu semplicemente un uomo astuto o un beffardo millantatore? Ma soprattutto chi fu veramente il Conte Cagliostro?

Perché “del siciliano Giuseppe Balsamo, autoproclamatosi conte Alessandro Cagliostro si continua, dunque, a riflettere e scrivere negli anni del Duemila, cioè dopo oltre due secoli dalla conclusione di una vicenda umana che appare comunque straordinaria anche all’uomo smaliziato del nostro tempo”.

Forse, semplicemente perché, come affermò Longanesi, “Sotto ogni italiano si nasconde un Cagliostro e un San Francesco”, e nella sua leggendaria figura, ognuno di noi potrà così ritrovare anche un pezzetto del proprio essere.

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