“Ci riprendiamo tutto”La vera e unica storia di un uomo, nuotatore della vita

“Tutto è possibile se ti concentri e ti impegni. La tua mente ha veramente il controllo di tutto.” Così parla Michael Phelps, ex nuotatore statunitense, olimpionico più decorato di sempre, otto volte nuotatore dell’anno e probabilmente il miglior nuotatore di sempre. Ed è proprio con la mente che inizia il racconto di Manuel, con quella vocina in testa che gli dice di andare a vedere quella piscina: un ambiente così tanto familiare per lui, ma allo stesso tempo ora così doloroso e scioccante, perché vederla seduto su una carrozzina dentro all’IRCSS Santa Lucia di Roma cambia la prospettiva. Cambia la prospettiva a tutti. Soprattutto ad un ragazzo di 20 anni che aveva appena iniziato ad allenarsi con grandi campioni del nuoto come Gregorio Paltrinieri, e che per un tragico incidente, per la follia di due individui, viene quasi ucciso da un colpo di arma da fuoco. Dodici millimetri. Tanto è lunga la fortuna di manuel. Sì, perché sono dodici i millimetri che hanno separato il proiettile dall’aorta addominale, dodici i millimetri che sarebbero potuti essere fatali per Manuel, ma che per fortuna non lo sono stati. Ed è proprio a questa “fortuna” alla quale Manuel si aggrappa con tutte le sue forze. Le forze di un campione, che non ha nessun problema a mostrarsi anche debole, come chiunque lo sarebbe al posto suo, quando si rende conto che anche un gesto semplice come entrare in un bar a prendere un caffè, non gli è più possibile se quel bar non è dotato di una rampa di accesso per disabili.

Ma la forza Manuel non la prende solo da quei dodici millimetri, la prende anche dal carattere di atleta e futuro campione che anni di sudore e fatica hanno forgiato. La prende anche e soprattutto dai suoi familiari e dai suoi amici. Dal viso di sua madre,la prima luce che Manuel vede dopo essere “piombato nel buio più pesto” alle 2.23 di quel 3 febbraio. Prende la forza da Martina, la ragazza con la quale stava iniziando a frequentarsi quando la tragedia è avvenuta, che non lo ha mai mollato un secondo e che con “la sua presenza è una motivazione forte, quasi indispensabile”. Manuel si carica con le parole ferme e secche del padre, talmente sicuro nel dirgli “stai tranquillo che ci riprendiamo tutto” che Manuel gli crede ciecamente. Ma quando la sera vanno via tutti lo sconforto è inevitabile, i pensieri lo assillano, e la mente capace di tutto fa prevalere il pessimismo. Ma nella vita di un’atleta e di un campione lo sconforto ed il pessimismo durano giusto il tempo di ritrovare la motivazione per migliorarsi ancora, per rimettersi sotto a lavorare, in questo caso per ri-guadagnarsi anche la più minima autonomia come passare dal letto alla carrozzina senza l’aiuto di nessuno. Manuel è bravissimo nel far percorrere al lettore tutte le tappe, anche mentali, del suo passaggio dagli allenamenti alla riabilitazione: gli immensi sforzi per riacquistare anche una minima contrazione muscolare, l’immensa fatica di un gesto semplice come stare seduti, le visite alle quali viene sottoposto anche grazie all’appoggio della Federazione Italiana Nuoto. Ed è proprio una di queste visite a mettere il turbo alla speranza, alla determinazione e agli sforzi di Manuel, che gli fa capire che lavorando sodo le possibilità di tornare a camminare sono buone. Un altro capitolo della rinascita di Manuel si apre quando dopo tre mesi viene dimesso dal Santa Lucia per tornare a casa. Casa e soprattutto camera di Manuel che viene adattata per una persona che si muove in carrozzina e deve avere tutto all’altezza giusta per permettergli di avere la massima autonomia. Ma il campione vede il lato positivo in tutto, e l’essere tornato a casa “su un letto vero” è “una delle cose più belle”. Il campione affronta le difficoltà, anche se queste difficoltà sono quelle di una vita completamente diversa da quella che un ragazzo di vent’anni può immaginare, perché ora Manuel non lavora più per avere tempi migliori in vasca ma per avere una vita normale, per vivere una vita accanto alla sua ragazza in piedi. E lo sport lo ha aiutato nel fronteggiare anche questa disavventura e gli ha insegnato che “se si vuole qualcosa di importante bisogna dedicarcisi anima e corpo.”

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