Ustica, una storia poco conosciuta

Ustica, isola solitaria a 36 miglia di Palermo, 8 Km quadrati, 12 km di costa ricche di grotte variamente colorate, Prima Riserva Marina d’Italia, oggi è meta ambita di subacquei richiamati dal fascino delle immersione nei suoi fondali trasparenti e ricchissimi di pesci d’ogni tipo e di una flora marina integra.

Seguendo il racconto di Erodoto fu ultima destinazione di mercenari cartaginesi ribelli, lì abbandonati e deceduti. Le loro ossa biancheggianti al sole suggerirono il nome di Osteodes. Ustica, da usta, bruciata per la sua natura vulcanica, fu il nome dato dai Romani.

Abitata sin dal neolitico, nella Media Età del Bronzo l’isola ospitò un migliaio di abitanti nel Villaggio fortificato dei Faraglioni, che nel 1200 a. C. precipitosamente fu abbandonato per cause ancora ignote. Dopo una lunga presenza di Romani, dal III a.C. alll’VIII d.C. e una breve colonizzazione nel Medioevo l’isola divenne covo di corsari e restò disabitata per secoli sino al 1763 quando venne colonizzata dai Borbone e subito destinata a luogo di relegazione.

La lunga convivenza con coatti, piccoli delinquenti, mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti e pastori sardi, ma anche con relegati politici d’ogni sorta durò due secoli sino al 1961 quando l’isola, ormai votata al turismo, vide partire l’ultimo soggiornante obbligato. Per l’isola passarono le rappresentanze di tutte le opposizioni: patrioti risorgimentali, protagonisti del brigantaggio, anarchici di fine Ottocento e poi pacifisti, resistenti libici, antifascisti, albanesi, croati, sloveni, montenegrini, greci e anche, in epoca repubblicana, ragusani del movimento del “Non si parte!”. Ustica insomma fu crocevia di tutti gli eventi traumatici che segnarono la storia d’Italia.

Ma quel che avvenne nel 1926/27 fu un eccezionale, imprevisto e straordinario evento. A partire dal dicembre del 1926 la sonnolenta vita usticese improvvisamente venne sconvolta da una popolazione di relegati speciali: 400 e più confinati politici (600 se si considera il numero complessivo passato per Ustica), antifascisti di ogni partito, comunisti gramsciani e bordighiani, anarchici internazionalisti e individualisti, socialisti massimalisti, repubblicani, liberali, fascisti dissidenti. Tra i primi ad arrivare furono Gramsci il 7 dicembre e Bordiga due giorni dopo. Alla loro visione si deve l’organizzazione della scuola e delle mense a cui seguirono la biblioteca e lo spaccio, lo sport e i servizi di assistenza varia ai nuovi arrivati agli ammalati ai bisognosi. Servizi tutti autogestiti e aperti a tutti con finalità di formazione umana e politica. Un vero e proprio laboratorio politico. A Ustica insomma, sotto gli occhi increduli di guardie militi e carabinieri e compiaciuti degli isolani germogliò l’idea di Resistenza che poi trovò compimento nelle altre isole e nelle carceri e più efficacemente nella Resistenza armata. L’accusa di ricostituzione dei partiti politici e l’imbastitura di montature poliziesche secondo cui i confinati politici stessero per assalire le caserme, impadronirsi delle armi e sollevare la nazione nell’ottobre del ‘27 portò in carcere 56 di loro e provocò lo smantellamento della colonia per riorganizzarla con nuovi criteri di controllo a Ponza e Ventotene.

La mostra, frutto di studio attento degli autori ma anche di numerosi altri collaboratori, recupera questa bella pagina di storia e la narra con testi dei protagonisti e con immagini d’epoca. La sua edizione si deve al Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, un’associazione di volontariato culturale che, ormai da 23 anni, indaga con rigore la storia e la preistoria dell’isola, ma anche i suoi aspetti naturalistici.

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