Un quadro come strumento di espressione

La creatività è uno stile di vita che appartiene a tutti e così i ragazzi affetti da autismo, nella sede di Pordenone della fondazione Bambini e Autismo, imparano come combinare ingredienti e progetti. Utilizzando la tecnica del mosaico, hanno esplorato un design nuovo nell’arte, un’artigianalità complessa alla base, ma spesso per un soggetto autistico più facile poiché agire riesce meglio che dialogare. I limiti si trasformano per arrivare a gestire la materia come parola, proprio in questi giorni nel museo Rocca San Vitale c’è un’esposizione come omaggio a Gustav Klimt, in data 28 agosto 2021 fino al 24 settembre 2021, nello scenario della meravigliosa rocca di Fontanellato in provincia di Parma. I quadri regalano sempre un momento di scoperta senza tempo, è un viaggio alla ricerca di nuove visioni e culture o punti di vista. E tutto comincia dalla volontà di non fermarsi alle aspettative finali ma ammirare la maestosità delle creazioni, che nascondono una storia di disabilità importante. Brillano gli occhi dei giovani quando un’opera è terminata, i colori, la tecnica, le forme e lo stile si reinventano ogni volta in una ricercatezza esclusiva. Protagonista assoluto il vetro, un’arte centenaria: una tecnica che esprime magia e abilmente trasformano elementi poveri in quadri stupendi.

Esempio di straordinaria forza di volontà, guidata da un progetto che la Fondazione Bambini e Autismo segue da diversi anni, quest’anno sono state esposte diverse opere che raccontano l’unicità di un percorso essenziale di sviluppo per persone disabili con una grande capacità nella manualità e nella felicità di creare. Le varie scelte cromatiche di tutti i componenti sono un Fil Rouge con l’intera collezione che regala un’esperienza visiva molto interessante. In questa occasione le opere rievocano le opere di Klimt, sono una selezione eterogenea di un perfetto stile all’altezza dell’artista. L’eccellenza di questi lavori presente attraverso la collezione racchiude esempi di vita che per quanto limitata da problematiche legate all’autismo, riscopre una volontà incisiva di poter essere protagonisti di un lavoro che sprigiona nei suoi mille riflessi una combinazione tra forza e tenacia.

Nel programma gli educatori svolgono un grande lavoro di recupero delle capacità pratiche di questi ragazzi, sconosciuti al mondo ma conosciuti per il loro complesso di vivere. Includere l’arte nella loro vita vuol dire spingere in una direzione in cui l’espressione artistica diventa materiale unico per dialogare con il mondo, in un linguaggio riconosciuto. Il privilegio di fare arte è il modo più umano per proporre un futuro a questi ragazzi, i materiali diventano punti fermi nelle loro giornate, un lavoro di invasiva qualità del vivere, perchè creando rispettano il loro grado di semplificazione che diventa priorità. Sono codici linguistici, diversi, ma che si incontrano dove nascono progetti che vanno oltre il ruolo decorativo ma funzionale. È un po’ come trovarsi nella terra di nessuno se si ha l’intuito di dare una categoria a tutto. L’arte di intraprendere questo cammino “nell’ignoto”, agisce su ogni bambino con autismo in maniera unica e personale agli stimoli. È una volontà profonda di integrarli nella società poiché è su di questa che fa perno la loro disciplina di vita. Ogni prospettiva di futuro è una risorsa primaria per tutti, così la F.B.A. ha creato un laboratorio tutto per loro, un appoggio per le famiglie e un’opportunità per i ragazzi.

Bisogna interpretare un infinito modo di rigenerazione e questo progetto pare aver preso proprio la rotta giusta dell’originalità interpretativa del vivere. Non far mai fuggire il fanciullo che è in noi, è questa la ricetta per avvicinarci al mondo dell’autismo, comprendere la semplicità anzi che complicarla di aspetti inutili. Spesso mi accorgo che hanno in loro la ricetta della felicità e anzi che dotarsi di rabbia inutile meglio andare su un’altalena che nella sua banalità ha reso felici milioni di bambini. La struttura della società oggi richiede un profondo impegno di gestione di risorse, personali e sociali, così ilo fare diventa l’uso del tempo in modo continuo, ma fare arte è investire in un tempo che rispecchia il talento e la tranquillità del creare che avevamo nell’infanzia. Nascono così le opere dei giovani artisti che a Pordenone trovano uno spazio dove esprimere il proprio orientamento stilistico, una molteplicità di caratteri che spaziano fra i colori caldi del vetro e lo lavorano con motivi ispiratori dando forma ad una visione. Parlano un loro linguaggio in arte quasi antico come modo di comunicare ma sorprendentemente contemporaneo nella linea in cui si crea. L’autismo ha un suo personalissimo codice in cui l’arte lo fa parlare, sono reazioni alchemiche che danno vita a sorprendenti risultati di armonia estetica e concettuale.

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