“Il tritolo e le rose”, gli anni Novanta di Maurizio Costanzo

Tritolo e rose: un simbolismo duale, quello scelto da Maurizio Costanzo per fare da cornice al suo ultimo volume. Il giornalista racconta i suoi «memorabili» anni Novanta; ma non sono solo i suoi. Un dualismo del genere rispecchia con efficacia cosa quel «lungo decennio», come lo definisce Costanzo, abbia significato in un quadro più grande, quello di un’Italia in pieno mutamento.

Sono quegli anni Novanta rimasti in parte periodo di mezzo, in parte pietra miliare del Paese: un’Italia a metà fra la crisi ideologica e le speranze per il futuro, tra le stragi di mafia e Tangentopoli, tra l’ascesa di Mediaset e quella della nuova politica. Un’Italia nel complesso ottimista, ignara dei fantasmi che sarebbero arrivati dal Medio Oriente e da Wall Street di lì a qualche anno.

Un’Italia il cui palcoscenico aveva – e forse ha tutt’ora – un re e una regina. A scrivere queste pagine è il re, e la consorte rappresenta metà del titolo. E quindi le rose, quelle inedite, i cui petali erano stati finora celati da un personaggio come Costanzo, sempre riservato pur sotto la luce dei riflettori. Dall’incontro, inizialmente poco galante, con Maria De Filippi, a una descrizione inedita della personalità della conduttrice, ecco svelato agli occhi del lettore l’inizio di una delle storie più in vista – e più durature – dello showbiz italiano.

Ma, appunto, non solo rose. È anche un’Italia di fronte alla sua sfida più grande, quella della lotta alla criminalità organizzata. Battaglia nella quale Costanzo fu truppa ausiliaria, per il suo impegno mediatico nel contrastare il messaggio mafioso. Ciò gli valse il tritolo, ossia il fallito attentato orchestrato nei suoi confronti da Cosa Nostra, il 14 maggio 1993. Quella sera, in Via Fani a Roma, un’autobomba causò il ferimento di ventiquattro persone.

Sono gli anni Novanta, come si diceva, di Maurizio Costanzo; una decade per lui unica, ricordata con affetto anche se il ricordo lo affligge: «alla mia età – ma è sempre stato così – sono più le persone che se ne sono andate che quelle rimaste». Ma sono anche gli anni Novanta di tutti: perché è con lucidità quasi da antropologo che l’autore riesce a intrecciare gli aneddoti personali con gli avvenimenti macroscopici, in una maniera che a tutti può cagionare nostalgia, a tutti può dare un’idea di cosa siano stati gli anni Novanta in Italia. Raccontati, si intende, da un loro protagonista.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares