THE PUBLIC ART

Dagli anni sessanta, all’interno e all’esterno del sistema dell’arte contemporanea, si sono sviluppate forme di arte partecipativa e attivismo politico: un risultato di tale percorso è stato l’arte pubblica. Performance e istallazioni, create fuori dalle aree rappresentanti ufficialmente l’arte, in luoghi pubblici come strade, piazze e giardini, che agiscono come mezzi di rivendicazione spaziale, mettendo in relazione le zone urbane con le persone che vi vivono. L’arte pubblica contemporanea è distinta dall’utilizzo di una complessità di linguaggi e forme espressive. Il senso dell’opera stessa va individuato non solo nell’intervento artistico fine a se stesso, ma anche nello sviluppo concettuale, nel lavoro preparatorio, nei curatori, nel luogo e nella società che origina un percorso artistico che è per tutti. Il termine public art si collega a un’attività di commissione, ricerca e pratica artistica che fa dello spazio pubblico il luogo favorito progettuale. I valori che relazionano i progetti d’arte agli spazi pubblici sono sempre collettivi, dedicati alla popolazione civile con il fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Spazio urbano non più semplice spazio pubblico contenitore ma luoghi che creano un opportunità di dialogo tra artisti e città ospitante. Ci riferiamo ad opere che hanno uno stretto rapporto con i luoghi in cui sono collocate: il legame sociologico. Infatti il tentativo di intervenire sul piano sociale e culturale tramite l’arte e con i processi di riattivazione dei territori, determina sempre vitalità, luoghi marginali diventano spazi di aggregazione. Attualmente, gli interventi migliori sono proprio quelli in cui l’artista, anziché limitarsi ad esporre opere d’arte o a comprendere le aspettative del pubblico, riesce ad inserirsi nella quotidianità e ad attivare circuiti virtuali in grado di infondere dubbi o incertezze culturali ed esistenziali. Per un lungo periodo l’arte pubblica è stata un esercizio di retorica celebrativa, ma oggi essa dalla tradizionale immagine di monumento si è gradualmente sviluppata verso l’idea di ornamento – decorazione, arredo urbano, simbolo di rigenerazione urbana, elemento identitario e principalmente spazio relazionante, processo tradizionale. L’arte sta anche assumendo importanza nell’ambito di sviluppo di rigenerazione urbana. L’arte che, in ambienti di disagio culturale e sociale, rappresenta un’azione culturale per tutti mettendo il pubblico nella posizione di creare relazioni personali riguardo l’opera stessa. La maggioranza dei progetti dell’arte pubblica ha una committenza pubblica e sono attuati attraverso l’intervento di progettisti deputati alla sistemazione di aree urbanistiche e di sviluppo viario, collaborando appunto alla riqualificazione dello spazio circostante. Le potenzialità medianiche dell’artista sono, in realtà, infinite e hanno tanto più rilievo quanto più maggiore è il valore simbolico delle aree in cui si interviene. L’architettura in cui è presente l’opera d’arte non è riferita allo spazio reale, né alla bellezza o la bruttezza delle costruzioni pubbliche, ma concerne più precisamente i tempi e i movimenti determinati da luoghi specifici.

La storia dell’arte pubblica occidentale si può sintetizzare in tre periodi basilari: quello del posizionamento di grandi sculture nello spazio urbano degli anni settanta, quello del site – specific tra gli anni settanta e ottanta e quello più orientato verso il concetto di community – specific dagli anni novanta in poi. L’arte nello spazio urbano ha tuttavia una storia antichissima che discende dalla cultura greca e romana. Esempi famosi della storia dell’arte sono quelli degli archi di trionfo e dei monumenti equestri. Il monumento ha peculiarità spesso celebrative, simbolo di una storia selettiva, nella quale usualmente le minoranze sociali non vengono rappresentate. E’ pertanto chiaro come la tacita pretesa di prosperità e eternità del monumento debba piuttosto riferirsi al passare del tempo. Spesso assistendo alla demolizione di sculture e monumenti, oltre al dibattito sul possibile trasferimento di queste opere in musei e istituzioni, l’arte ora s’interroga ancora sulla sua funzione nello spazio urbano. Il rapporto tra artisti e architetti è raramente complice, in genere problematico, a volte esplosivo. Vi è poi l’eventualità in cui le parti si invertono: l’artista progetta la scena urbana e l’architetto le emergenze monumentali.

Nel 2020 Claes Oldenburg, nato nel 1929, e Coosje Van Bruggen (1942 – 2009) hanno installato “Ago, filo e nodo” a piazzale Cadorna a Milano. In vetroresina e acciaio, è un’opera pubblica pregevole: è sita in una piazza, centrale e molto trafficata, è stata commissionata dall’amministrazione comunale con l’architetto Gae Aulenti, autrice nello stesso anno e nello stesso piazzale, del controverso porticato rosso rivolto verso la Stazione nord. Tuttavia, malgrado l’ubicazione e la dimensione, è un corpo estraneo, un monumento, come lo stesso Oldenburg lo presenta, celebrativo, anche perché nella capitale della moda.

A Napoli, nella centralissima piazza del Plebiscito, gli artisti dal 1995, nella rassegna “L’arte in piazza”, si avvicendano ogni fine anno componendo una polifonia. Esso è uno spazio geometrico e simmetrico, di grande rilevanza simbolica storica e ambientale, chiuso da due fabbriche monumentali quali il Palazzo Reale e la Basilica di San Francesco di Paola. Mimmo Paladino, nato nel 1948, ha qui posizionato al centro una montagna di sale su cui provano inutilmente la scalata cavalli e cavalieri bronzei disarcionati “Montagna del sale, 1995”, mentre Anish Kapoor, nata nel 1954, con Taratantara (2000) ha inaugurato il nuovo secolo: due enormi torri Layher (moderno sistema di ponteggi) sorreggono un telone rosso in PVC, rafforzando l’asse Palazzo Reale – Basilica. Diversamente da piazzale Cadorna dove l’opera è estranea dal contesto, gli interventi periodici a piazza del Plebiscito vi traggono ispirazione, per assecondarlo o sfidarlo.

Nato negli anni novanta da un’idea di “città come museo all’aperto”, che prevedeva interventi in varie zone della città di Cosenza, installazioni cioè di opere d’arte, il Museo all’aperto Bilotti, MAB, si arricchì con una importante donazione di sculture di Carlo Bilotti, mecenate americano di origini cosentine, rilevante collezionista, accresciuto poi, nel tempo da ulteriori lasciti del fratello Enzo e del nipote Roberto. Lungo corso Mazzini e fino a piazza Bilotti, si ammirano oggi ben 38 opere eseguite da artisti di fama internazionale, che rappresentano alcune delle diverse correnti di arte contemporanea che percorrono il XX secolo. Tra le opere più significative: I Bronzi di Riace di Sacha Sosno; Ettore e Andromaca – l’abbraccio di Giorgio De Chirico; La Rinascita della Cultura di Mimmo Rotella; La Grande Bagnante n.2 di Emilio Greco; San Giorgio e il Drago di Salvador Dalì; il Grande Cardinale in Piedi di Giacomo Manzù; la Testa di Cariatide di Amedeo Modigliani. Una mostra all’aperto distinta da opere di rilevanza straordinaria, unicum difficilmente riscontrabile in altre realtà nazionali, un percorso che favorisce l’educazione alla consapevolezza del patrimonio comune e l’apertura dei sensi ad un’atmosfera densa di cultura e civiltà.

A Reggio Emilia Fabro ha scelto la caserma Zucchi, oggi sede universitaria. Nel colonnato del cortile ottocentesco ha installato Araba fenice nel 2005, una colonna costituita dal cosiddetto travertino oro, alta circa 7 metri, leggermente rastremata verso l’alto, generando un effetto visivo elicoidale: “esprit de geometrie, esprit de finesse”.

Un monumento pubblico destinato ai nuovi nati, si trova in Piazza Dante, a Bergamo. Creato da un’idea di Alberto Garruti nel 1998, l’istallazione fa in modo che i lampioni della famosa piazza Quadriportico, sono messi in comunicazione al reparto maternità degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Ogni volta che nasce un nuovo bambino, i genitori spingono il pulsante, possono far pulsare la luce per 30 secondi di uno dei lampioni. Così tutti potranno partecipare alla bella notizia. L’istallazione è stata poi riprodotta in altre città d’Italia e d’Europa.

The infinite dimensions of smallness” è un gigantesco labirinto nel centro di Singapore del 2018, commissionato dalla National Gallery di Singapore all’artista Rirkrit Tiravanija. Nel mezzo del labirinto, realizzato totalmente in bambù, c’è una sala da tè ricordo dell’antichissima tradizione di cerimonie che contraddistingue questa città – Stato. L’istallazione interagisce con i visitatori attraverso il gioco: l’ospite deve infatti arrivare al centro del labirinto e assaporare insieme ad un’altra persona una tazza di tè.

Guerilla Girls, Do Women Have to be Naked to get into the Met, Museum? (1990), New York. Guerilla Girls è un gruppo anonimo di artiste femministe creato a New York nel 1985. L’opera appartiene alla loro prima performance che consisteva nell’appendere nelle vie della città manifesti che evidenziavano la non presenza di alcune minoranze nelle gallerie e nei musei. L’accusa era direttamente rivolta al Metropolitan Museum. Secondo un’indagine del 1984 infatti solo 13 delle opere dei 169 artisti esposte al museo erano di donne e al contrario l’83% di tutti i nudi nella raccolta erano di sesso femminile. La critica è evidente: una donna deve essere nuda per entrare al Met?

Il “Fjordenhus” creato nel 2018, un grandissimo complesso architettonico, è il primo progetto affidato dalla compagnia di investimenti Kirk Kapital a Olafur Eliasson. La realizzazione riproduce il quartier generale della compagnia con istallazioni dell’artista sulle acque del fiordo di Vejle. La struttura è contraddistinta da mattoni intervallati da grandi vetrate e forme architettoniche arrotondate. Lo scopo dell’artista è quello di armonizzare nel miglior modo le strutture architettoniche artificiali con le componenti naturali come l’acqua, la luce e la terra ferma.

Donald Trump invade Sydney. Non spaventatevi, l’ex presidente americano non decise di attaccare la terra dei canguri. Il “Monument # 32 Helter Shelter” è una istallazione di Callum Morton del 2018, artista che ha realizzato il mezzo volto dell’ex presidente per far riflettere sul passato mandato di Trump e sui risultati prodotti nel mondo. La struttura ha una doppia conformazione: la parte anteriore è un eccelso prodotto di ritrattistica, mentre quella posteriore contiene una panchina. Per questo il visitatore si può sedere all’interno della testa di Trump comunicando con l’ex presidente….

Concludendo, il significato di questi progetti è che nelle città anche l’arte, come l’architettura, può identificarsi come stimolo di un processo critico che spinge alla riflessione, suscitando quesiti relativi alla storia, alla cultura e alla collettività urbana e facendo riflettere sulle questioni basilari della società odierna. Ci si interroga infatti se il compito attuale non solo dell’arte nello spazio pubblico, ma dei monumenti specialmente, deve essere una celebrazione che non solo sia giusta nel presente, ma che si riveli tale anche nel futuro.

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