Storia del Caravaggio ritrovato

“Io Michele Angelo Merisi da Caravaggio mi obligo di pingere […] un quadro di valore e grandezza come quello ch’io gli feci già della Incoronatione di Cristo per il primo di Agosto 1605…” Con queste parole, datate 25 giugno 1605, il pittore si impegnava con i Massimi a realizzare in un solo mese l’opera che tanto entusiasmo ha generato, a ragione, negli ultimi anni: l’Ecce Homo.

Questa tela, infatti, inizialmente attribuita a un artista spagnolo appartenente alla Scuola del celebre pittore Jusepe de Ribera, è stata messa all’asta dall’Ansorena per una piccola galleria d’arte di Madrid, nella primavera del 2021 per il prezzo iniziale di meno di duemila euro. La tela, tuttavia, fu ritirata dall’asta per “eccesso d’interesse” in quanto, una volta giunta all’attenzione degli storici dell’arte, destò numerosi dubbi circa la propria autorialità e, insieme, il puro entusiasmo che solo l’opportunità di riscrivere la storia artistica mondiale e risolvere un mistero lungo secoli sa donare.

Diversi esperti, infatti, riconobbero da subito, in alcuni dettagli solo apparentemente secondari quali le mani, la gestualità, la postura e – soprattutto – l’impiego della luce e la sua drammaticità, dei tratti caravaggeschi che, oltre ogni ragionevole dubbio, ne denunciavano l’autenticità.

Indizi dell’autorialità dell’opera furono anche, stando alle parole degli esperti coinvolti nel lungo e complesso processo d’attribuzione, lo studio della figura di Pilato e il dettaglio del manto di porpora che ricopre il Cristo, entrambi elementi che avvicinerebbero l’Ecce Homo alle opere di Caravaggio e, in particolare, a quelle composte durante il soggiorno napoletano.

Di quest’opera si registrano diverse testimonianze: per esempio, Bellori scrisse nel 1672 che fu portata in “Ispagna”, mentre Baldinucci ne parlò sottolineandone ancora più dettagliatamente il destino: “Dipinse per i Massimi un Ecce Homo, che poi portato in Ispagna, ove pure furon mandate altre sue opere, e per altri, molti quadri ebbe a fare, a cagione dell’essersi ormai tutta Roma impegnata nel gusto di sua maniera”.

Un dipinto celebre, dunque, sia al momento della sua realizzazione che oggi: non appena le prime tesi circa l’autorialità caravaggesca furono avanzate, infatti, l’opera ha suscitato un forte clamore in tutto il mondo. Fu proprio questa ondata d’interesse, infatti, a farla ritirare dall’asta ma non solo: attualmente, infatti, la tela è vincolata dallo Stato Spagnolo: ciò significa che, anche dopo essere stata acquistata, non potrà superare i confini nazionali.

Proprio questo dettaglio rende ancora più eccezionale, se possibile, la sua esposizione in occasione della mostra che dal 7 marzo al 6 luglio sarà ospitata dal Palazzo Barberini di Roma: è la prima volta, infatti, che questo Caravaggio ritrovato viene esposto in Italia. L’opera, infatti, una volta rivalutata e correttamente attribuita, è stata acquistata da un collezionista privato che tuttavia, fortunatamente, si è segnalato per la propria generosità concedendo al Museo del Prado di esporlo affinché tutti potessero ammirarlo, in cambio della cura e della custodia che l’importante polo museale potrà offrirgli.

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