Io sto bene di Donato Rotunno

La proiezione ufficiale è avvenuta il 15 ottobre presso il cinema Caravaggio, e così è avvenuto anche il giorno seguente, nonostante i distanziamenti e l’ autore poco noto, la sala pullulava di curiosi nasi alzati verso il grande schermo con occhi curiosi per il film presentato fuori concorso nell’ ambito della rassegna cinematografica romana Alice nella Città.

Donato Rotunno è un regista nato nel 1966 a Lussemburgo, laureato all’ Institut des A rts de Diffusion di Louvain-la-Neuve nel 95 fonda Tarantola Luxembourg, con cui ha prodotto oltre 30 film.

Questo lungometraggio è stato realizzato in collaborazione con Rai cinema e racconta una storia , una classica storia, in cui classico non vuole essere un aggettivo equiparabile a monotono ma un qualcosa di tipico , appunto una classica storia.

Appunto la biografia di Antonio Spinelli che con due cugini decide di lasciare la puglia , siamo negli anni 60 , ricordiamo che storicamente l’ Italia si sta riprendendo dalla macerie lasciate dalla guerra, ed i giovani vogliono trovare la loro strada, hanno bisogno di soldi e decidono così di intraprendere felicemente questo viaggio di fortuna verso il Belgio.

Dopo questa introduzione il film gioca su continui fleshbak tra il passato ed il presente di Antonio, ormai un uomo anziano e con una buona posizione , senza però tralasciare nessun dettaglio della sua storia di vita.

Nonostante la posizione raggiunta l’ uomo si dimostra insoddisfatto, il suo passato dolce amaro è pieno di rimpianti e segnato fortemente da un errore imperdonabile, un altro ricordo doloroso è quello di sua moglie conosciuta proprio da giovane a Lussemburgo deceduta ormai, l’ uomo è solo il lungometraggio prende però una svolta con la conoscenza di una giovane Vj Leo, che lascia l’ Italia per cercare fortuna .

Nonostante la forte differenza d’ età il rapporto tra i due diventa un gioco di specchi che incita la passeggiata nei ricordi del signor Antonio.

 

 

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