Stefano Bressani, il “Sarto dell’Arte”

Pittori, scultori, designer… Gli appellativi per gli artisti e i diversi campi d’azione sono tanti, precisi e abbastanza intuitivi. Ma se un maestro dell’arte visiva al posto di pennelli e colori utilizzi i tessuti e stoffe, attingendo a piene mani dalla sartoria ma anche dalle tecniche scultorie, come andrebbe definito? È stato coniato per lui, infatti, l’appellativo di “Sarto dell’Arte”, per rendere merito alla sua unicità e contemporaneamente descrivere il modo in cui riesce ad unire in modo estremamente intimo arte figurativa, moda, design e altri ambiti artistici e spettacolari avvolgendoli nel calore della morbida stoffa.

Il suo senso artistico si ritrova infatti nel rapporto che ha con la stoffa stessa: questa è storia, proveniente dagli abiti da cui è ricavata; è colore, poiché costituisce una tavolozza da cui l’artista attinge; è spessore materico, ma è anche calore che avvolge le sculture, ricavate da blocchi unici, in abbracci in cui nulla è cucito o incollato. Insomma nelle opere di Bressani avviene un vero e proprio “momento della vestizione”, come fosse un rituale, dove tutti siamo a conoscenza dell’importanza di questo gesto ma solo l’artista ne conosce a menadito passaggi e tecniche. Ecco perché le sue opere vengono ormai definite “Sculture Vestite”. Ma Bressani com’è arrivato a questa tipologia di lavoro?

Stefano non ha un percorso artistico accademico o, comunque, tradizionale. Di origini pavesi, è diplomato in progettazione meccanica presso l’Istituto Cardano e ha lavorato per molti anni come progettista, facendosi anche apprezzare come arredatore e designer di interni. Ma sin da ragazzo la sua curiosità per la bellezza del mondo lo spinge nella naturale direzione della creazione artistica, e si appassiona presto alle arti figurative delle quali approfondisce alcune tecniche presso le scuole civiche della sua città e, durante questa intensa fase di studi, alla fine degli anni ‘80, scopre un’attrazione verso uno tra i più rinomati artisti e maestri della pittura del XX secolo, Pablo Picasso, e verso il suo periodo di forte sperimentazione “cubista”. «La passione è un qualcosa che nasce con me – ci racconta – essere artisti non è solo avere una passione ma viverla completamente, fa parte del mio lavoro ma anche della mia persona».

Bressani, che ha continuato la sua formazione come autodidatta, è interessato alla geometrizzazione, alla frammentazione e alla ricomposizione delle forme, concetti da cui elabora la sua tecnica estremamente personale ed unica nel panorama dell’arte contemporanea. È così che nascono le “Sculture Vestite”, creature che gli daranno la meritata fama di cui oggi gode. I suoi lavori sono degli ossimorici “Figurativi Astratti”: composizioni dove un soggetto regna ma, se l’occhio si avvicina, lasciano scoprire scampoli di stoffa che si strutturano in modo tutt’altro che lineare. «L’unicità della mia tecnica è sicuramente motivo di stupore nelle persone, le mie opere creano nella gente un desiderio di toccarle e di guardarle sempre di più. Il linguaggio artistico che uso è un linguaggio che parla alle persone e lo fa in un modo che non lascia indifferenti».

L’ultima opera che ha portato Bressani sotto le luci della ribalta è la Skultoflower MALIUMBAS ® Black Ball, che l’artista pavese ha donato alla collezione permanente dei giardini di Spazio Thetis – hub dell’arte contemporanea, nel corso dell’Art Night Venezia dell’appena passato 14 Giugno. La MALIUMBAS® è una vera e propria fantasia creata da Bressani, marchio registrato, testimonial della propria cifra stilistica su un tessuto industrializzabile che ne copia la tridimensionalità della tecnica.

Nel corso degli anni, Bressani ha sperimentato e collaborato con professionisti appartenenti a settori completamente diversi dal suo, come fotografi o addirittura cuochi. Recente, infatti, il connubio con lo chef del ristorante D’O di Coraredo Davide Oldani: Bressani ha creato delle opere ispirate ai suoi piatti, partendo da ciò che accomuna la sua arte con la cucina, ovvero la ricerca, lo studio e la sperimentazione delle materie prime.

Il tutto, realizzando dei pezzi unici, in quanto per Bressani ormai non è più un dovere morale verso il suo operato ma un’ossessione da rispettare per amore dell’arte: «Per me l’arte è un’esigenza, non posso

evitare, davanti alla bellezza del mondo, di reagire secondo l’unica vera modalità che mi appartiene, è questo che alimenta la mia arte e la mia passione».

A soli 46 anni Bressani è uno degli artisti contemporanei più quotati, invitato a creare ed esporre in contesti di altissimo livello. Un vero maestro che, oltre ad aver tenuto diverse lectio magistralis, ha anche da poco conquistato, tra gli altri, un prestigioso riconoscimento legato a Matera Capitale Europea della Cultura 2019: ha infatti ricevuto, nella Sala Convegni dell’ex ospedale San Rocco del capoluogo lucano, il premio “Uomini Illuminati”, che dona all’artista la consapevolezza ancora più forte che la sua sensibilità, unica nel suo genere, non passa inosservata tra le innumerevoli sensibilità europee. Progetti futuri? «Sicuramente internazionali. Negli ultimi anni sono proiettato oltre i confini italiani con il nuovo progetto avviato, che si chiama “Skultocity” e riprende la vecchia usanza della residenza d’artista donandomi la possibilità di rielaborare secondo la mia personale e artistica visione, città di tutto il mondo».

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