Siamo soli nell’universo? Potremmo essere vicini ad una risposta.

Breakthrough intiatives , un programma scientifico dedicato alla ricerca di vita intelligente extraterrestre, ha ricevuto per la prima volta dopo anni un segnale che potrebbe non essere attribuibile ad interferenze di natura umana o a fenomeni naturali. È infatti comune per gli astronomi che fanno parte del progetto rilevare onde radio di questa natura.
Il segnale ricevuto non ha precedenti: la frequenza del fascio preso in esame (980Hz) fa parte di quelle utili a trasmettere un messaggio audio, le stesse che noi utilizziamo da circa 70 anni. Il team di ricercatori che si occupa del progetto pubblicherà lo studio nei primi mesi del 2021, come si apprende da un articolo pubblicato questo dicembre dal The Guardian.

SETI ( Search for Extra-Terrestrial Intelligence) è un progetto nato negli anni 70 come organizzazione privata e senza scopi di lucro. Fondato da Frank Drake e Carl Sagan nel ’74, il programma si è occupato, utilizzando fondi donati da appassionati e amatori, sia di cercare tracce di vita intelligente servendosi dei più potenti radiotelescopi disponibili, che di inviare segnali della nostra presenza nella speranza che qualcuno, prima o poi, possa riceverli.
Negli anni diverse personalità di spicco hanno contribuito alla ricerca, fra cui addirittura Steven Spielberg, che ne finanziò una parte nel 1990.

 Nel 1999 venne inaugurato SETI@Home, un software che dava e dà tutt’ora la possibilità di donare la potenza di calcolo del proprio computer per elaborare l’enorme mole di dati raccolti dalla ricerca. La maggiore difficoltà, infatti, non è tanto la raccolta di segnali, ma l’elaborazione delle informazioni acquisite.
Nel luglio 2015 ci fu la svolta decisiva. Yuri Milner, un magnate russo, stanziò ben 100 milioni per un progetto chiamato Breakthrough Initiatives composto da tre parti:

Listen, (Dall’inglese ascoltare) che come SETI si occupa di scandagliare il cielo in cerca di vita intelligente.
Starshot, che si pone l’obiettivo di creare sonde abbastanza veloci da raggiungere le stelle in tempi significativi. (Basti pensare che con la tecnologia odierna passerebbero generazioni prima che qualsiasi sonda in nostro possesso possa raggiungere la stella a noi più vicina, Proxima Centauri, che dista solo 4 anni luce).
Message, che indaga quali siano le modalità comunicative più adatte in vista di un ipotetico contatto con una civiltà aliena.

Anche se la possibilità di essere di fronte alla scoperta del secolo è molto remota, l’eventualità di essere vicini alla conferma scientifica alla domanda che da sempre ha tormentato l’uomo, potrebbe cambiare per sempre la percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo. Siamo soli nell’universo?

 

Foto di Manuel Grande

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