Sindome di Wanderlust, la malattia di viaggiare.

Se non fate altro che pensare a quale sarà la tappa del vostro prossimo viaggio potreste essere affetti dalla sindrome di Wanderlust, l’irrefrenabile di viaggiare, esplorare nuovi posti, apprendere nuove lingue e stili di vita, e che è insita nel nostro Dna, causata da un gene recettore di dopamina e riguarda il 20% della popolazione mondiale, è il recettore della dopamina D4, diretto responsabile della passione e dell’amore per tutto ciò che è esotico e sconosciuto.

Ci sono così tantissime persone che non possono fare a meno di soddisfare il loro bisogno primordiale di spingersi oltre l’ignoto per esplorare luoghi inediti e avventurarsi in nuove esperienze, e questa è la malattia di tutti coloro che non riescono a stare fermi in un posto.

Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Evolution And Human Behaviour la voglia irrefrenabile di viaggiare è chiamata “sindrome di wanderlust”.

Il termine wanderlust è di origini tedesche e significa letteralmente “desiderio di vagabondare”, una malattia, una fissazione, un’ossessione o anche semplicemente una valvola di sfogo per alleviare insoddisfazioni personali.

I “malati” di wanderlust si riconoscono al volo, sono persone creative e intelligenti, e ci sono dei segnali inequivocabili per comprendere se si è affetti da questa sindrome.

Queste persone non riescono a stare ferme, e dopo aver terminato un viaggio sono già pronte a programmarne uno nuovo.

La vita sedentaria non fa per loro, li fa sentire “in gabbia”.

I wanderluster tendono a spendere i loro guadagni in viaggi, sempre con la valigia pronta verso nuove avventure, ma a volte per motivi di lavoro, famiglia o budget non è possibile assecondare questo bisogno primordiale.

Per “viaggiare” anche stando a casa perché non è ecco 4 suggerimenti utili per soddisfare la nostra fame di curiosità e vita:

1) Incontrare nuova gente: l’incontro con l’Altro è un ponte verso l’esplorazione di nuovi mondi e culture: conoscere nuova gente ci permette di aprirci al mondo e ci fa apprendere nuovi stili di vita; serve per soddisfare la propria curiosità;

2) Concedersi il contatto con la natura: il relax all’aria aperta nei weekend soddisfa la voglia di esplorare nuovi sentieri e perdersi in paesaggi meravigliosi che donano positività ed infondono energia vitale;

3) Imparare una nuova lingua: per spazzare via la noia imparare una nuova lingua ci consente di porci un nuovo obiettivo; può essere utile nell’attesa del nostro prossimo viaggio;

4) Modificare le proprie abitudini: concedersi nuove attività dalle quali possono nascere nuove passioni, aprirsi e accogliere con allegria e motivazione le attività fuori programma che possono rivelarsi fonte di stimoli.

Ulteriori studi al riguardo hanno poi dimostrato che la maggior parte delle persone affette da questa sindrome sono geograficamente collocate in aree del mondo in cui storicamente i viaggi sono sempre stati incoraggiati, come per esempio l’Africa, da cui già milioni di anni fa migrarono i primi uomini.

Anche il National Geographic ha finanziato uno studio che ha rilevato come i wanderluster siano persone maggiormente propense ad affrontare rischi, a provare cibi nuovi, ad avere relazioni nuove e più avventure sessuali.

Insomma, messa in questi termini non sembrerebbe proprio una brutta malattia, ma un impulso vecchio quanto l’uomo, che spingerebbe ad andare verso l’ignoto e a superare le barriere culturali e geografiche. Se allora sentite la voglia irrefrenabile di partire e navigate costantemente su siti di viaggi, potreste essere dei wanderluster anche voi.

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