Il sacrificio delle sorelle Mirabal

Una nuova data scandisce una riflessione globale sulle questioni femminili.

Dopo l’8 marzo, il 25 novembre ha assunto un valore simbolico importante, non solo per le donne, ma per l’intera società.

Ragionare sul triste fenomeno del femminicidio, impone una presa di coscienza generale sulla difficoltà a garantire l’autodeterminazione e l’emancipazione femminile.

Ma perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiarò il 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne? La data non fu scelta a caso.

Fu proprio un 25 novembre, quello del 1960, che nella Repubblica Dominicana furono uccise tre giovani donne, le sorelle Mirabal.

Patria, la maggiore, nata nel 1924, Minerva, nata nel 1926, e María Teresa, la più piccola, nata nel 1935, erano cresciute in una cittadina nel nord del paese e avevano ricevuto un’ottima educazione.

Da subito dimostrarono piglio e fermezza nel sostenere le proprie idee. Nel 1949, durante la festa di san Cristobal, Minerva sfidò il dittatore apertamente sostenendo le proprie idee politiche.

Rafael Leónidas Trujillo, padrone assoluto della scena politica e delle finanze della Repubblica Dominicana per oltre trent’anni, era arrivato al potere nel 1930 attraverso elezioni truccate e con l’aiuto degli Stati Uniti. La sua dittatura, caratterizzata dall’anticomunismo, operò una dura repressione dei nemici: circa 50.000 persone, tra oppositori politici e rivoltosi trovarono la morte. Il culto della sua personalità portò il dittatore addirittura a cambiare nome alla capitale Santo Domingo, ribattezzata Ciudad Trujillo. Minerva il 9 gennaio del 1960 tenne nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria “Movimento 14 de Junio”, con suo marito Manolo Tamarez Justo come presidente. In un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza e forza bruta, Minerva dimostrò che anche le donne avevano il coraggio di far sentire la propria voce.

Patria, invece, di indole molto religiosa e generosa, allegra e socievole, aveva sposato a sedici anni un agricoltore e si era realizzata nel suo ruolo di moglie e madre di quattro figli, ma non esitò ad aderire al movimento, nella speranza che i figli potessero vivere in un mondo migliore.

Maria Teresa seguì Minerva, per emulazione, sin da giovanissima nella militanza politica, fidanzandosi con un altro attivista politico.

La loro opera rivoluzionaria fu tanto efficace che il dittatore in una visita a Salcedo disse che aveva solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal.

“Mariposas”, Farfalle, fu il loro nome di battaglia. Il movimento fu subito scoperto dalla polizia segreta di Trujillo, il SIM (Servico de Inteligencia Militar), e il 18 maggio 1960 Minerva, María Teresa e i rispettivi mariti furono condannati per sedizione e incarcerati.

Molti dei prigionieri vennero inviati a un carcere di tortura e di morte, “La 40”. Le sorelle furono liberate alcuni mesi dopo, ma i loro coniugi restarono reclusi. Forse Trujillo temeva sanzioni dall’ OAS (Organization of American States) che in quei giorni aveva inviato un’ispezione nel Paese. I mariti furono invece trasferiti nella fortezza di Puerto Plata.

Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz, andarono a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria, che aveva voluto accompagnarle anche se suo marito era rinchiuso in un altro carcere. Intercettate sulla strada del ritorno dagli agenti del SIM, furono condotte in un canneto e subirono crudeli torture. Coperte di sangue, sfregiate dalle coltellate, furono strangolate, rimesse nell’auto nella quale viaggiavano e gettate in un precipizio con lo scopo di simulare un incidente.

Il loro brutale assassinio risvegliò però la coscienza popolare e il 30 maggio 1961 Trujillo fu assassinato, mentre, nottetempo, in automobile in compagnia del suo autista di fiducia si dirigeva verso San Cristóbal, sua città natale.

L’ultima sorella, Bélgica Adela, morì di cause naturali nel 2014. Durante la sua vita è stata custode della memoria delle amatissime sorelle: «Sopravvissi per raccontare la loro vita».

Le tre sorelle sono diventate un’icona di libertà e opposizione alla violenza. In particolare nel loro paese sono ricordate in monumenti, scuole, strade, festival, associazioni culturali. Sono anche effigiate in una banconota della Repubblica Dominicana e una delle 32 province dominicane, quella prima detta Salcedo, dal 2007 si chiama Provincia Hermanas Mirabal.

Ed in nome di queste ignobili violenze, l’ONU riconobbe valore di lutto internazionale.

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