Risorse naturali da preservare

Di inquinamento e antropizzazione del territorio si parla oramai da decenni. Memorandum di intesa, accordi, convegni non hanno finora sortito effetti o, almeno, non in grado di incidere in modo efficace sull’ambiente. A nulla valgono moniti, stime e studi che profetizzano la morte del nostro mondo nel giro di pochi decenni. Gli interessi avversi, le logiche di profitto e l’idea che la Natura sia una fonte inesauribile di risorse stanno martoriando la nostra Terra.

La forzata interuzione delle attività umane nel corso del primo lock down ha dimostrato empiricamente che la Vita ancora scorre e si potrebbe invertire la rotta solo modificando almeno parte delle nostre abitudini e ridurre l’impatto ingombrante della nostra presenza a scapito del pianeta.

Tra le risorse naturali considerate infinite vi è l’acqua.

L’industrializzazione, lo sfruttamento ai fini energetici, la produzione intensiva nel campo agroalimentare, l’inquinamento che ha alterato il clima, le temerature e il ciclo delle precipitazioni ha, invece, reso evidente che se il problema della fame nel mondo è una emergenza, quello della sete e della carenza d’acqua lo è ancor di più.

Si stima che senza mangiare l’essere umano possa sopravvivere per un mese, senza bere non si supera la settimana. Il fabbisogno minimo per la sopravvivenza è di 5 litri d’acqua nelle 24 ore.

La carenza di acqua dolce ai fini potabili, igienici e agricoli, non interessa solo i Paesi in via di sviluppo, varie cause endogene ed esogene, antropiche e naturali, creano un costante aumento della richiesta di acqua anche nei Pesi occidentali.

Con l’accelerazione dei consumi idrici, la crescita demografica, gli effetti dell’inquinamento e gli impatti multiformi dei cambiamenti climatici, nonché il crescente degrado ambientale, le risorse idriche disponibili negli ultimi cinquanta anni si sono dimezzate e si prevede che nel 2025 si arriverà a 4800 metri cubi annui procapite, l’equivalente di due piscine olimpioniche.

Oltre che la scarsità, ciò che impatta è la sperequata distribuzione. Se negli USA si consumano 420 litri di acqua al giorno per abitante, in Madagascar ne sono disponibili solo 10, passando per il continente europeo con 240 in Italia e 150 litri in Francia.

Questa enorme diseguaglianza, astratta da considerazioni etico morali e valoriali di giustizia, solidarietà ed equità, dovrebbe svelare le origini di conflitti e tensioni e manifestare l’evidente interconnessione globale: ciò che sprechiamo, inquiniamo, sottraiamo, è strettamente, inevitabilmente, correlato col resto del globo.

Giungiamo, quindi, ad una questione cruciale, all’ordine delle agenda politiche dei Governi del mondo e delle Organizzazioni internazionali: l’acqua è sempre più un bene condiviso, nelle premesse e nelle conseguenze, funge da bene dell’umanità da preservare, come diritto umano e sociale, universale, autonomo e specifico.

Noi, inconsapevolmente fortunati, abitanti della parte occidentale del globo dobbiamo farci carico di sollecitare decisioni e comportamenti virtuosi, impegnandoci in prima persona verso un dovere per noi stessi e per le generazioni future.

Bisogna contrastare la convinzione che in questa parte di mondo tutto possa essere concesso in maniera gratuita e illimitata, tanto poi le crisi ci segnalano queste illusioni e le pretese di un’opulenza spesso inventata, o praticata a spese di altre parti del mondo.

Ancora siamo in tempo per la sopravvivenza.

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