IL RESTAURO INTEGRALE DELLA CAPPELLA CORNARO CON L’ESTASI DI SANTA TERESA, CAPOLAVORO BAROCCO DI GIAN LORENZO BERNINI, NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VITTORIA A ROMA.

“Nisi coelum creassen, ob te solam crearem”.

“Se non avessi creato il cielo lo creerei per te”.

Recita in latino un cartiglio sulla sommità dell’arcone dorato della Cappella Cornaro nella magnifica chiesa di Santa Maria della Vittoria, ricordando le parole ascoltate da Santa Teresa durante una delle sue estasi.

Il terreno in cui si erge la chiesa di Santa Maria della Vittoria, all’epoca completamente rurale, ora parte della congestionata area di largo Santa Susanna in Roma, fu acquistata dai padri Carmelitani Scalzi nel 1607. Il nome ricorda la vittoria di Ferdinando II d’Asburgo a Praga contro le truppe protestanti nel 1620, grazie alla protezione della Vergine. Fra il 1608 e il 1620 fu edificata la chiesa dall’architetto Carlo Maderno, intitolata però a San Paolo apostolo. La facciata è opera di Giambattista Soria, 1624 – 1626, realizzata a spese del cardinale Scipione Borghese in cambio di una statua di un ermafrodito dormiente scoperta nel 1608 nel corso degli scavi delle fondamenta del luogo di culto, e di poco antecedente di quella di Santa Susanna sempre di Carlo Maderno. L’interno, a navata unica a volta a botte, è senza dubbio uno dei più spettacolari esempi di decorazione barocca in Roma, per la preziosità dei marmi, degli stucchi e dei fregi. Nella seconda cappella a destra: la pala d’altare con la Madonna col Bambino e San Francesco, ai lati San Francesco in estasi e San Francesco riceve le stimmate, i tre quadri sono le ultime opere compiute dal Domenichino a Roma nel 1630. Nella terza cappella a sinistra, vi è il ritratto del cardinale Gessi, di Guido Reni; nella seconda, la pala d’altare con Apparizione di Gesù a San Giovanni della Croce, a sinistra la Madonna salva Giovanni della Croce, a destra Morte del santo, tre opere di Nicolas Lorrain. Gli affreschi della volta e della cupola furono effettuati da Giandomenico Cerrini, quelli dell’abside da Luigi Serra, mentre il pavimento in marmo è del 1724.

Ma il fulcro di tutta la chiesa è determinato dalla IV cappella sinistra, concessa al cardinale Federico Cornaro nel 1644 e completata da Gian Lorenzo Bernini nel 1652. Il luogo, dedicato a Santa Teresa d’Avila, fondatrice dell’ordine carmelitano, più che un semplice posto di sepoltura, doveva avere anche una chiara funzione celebrativa per la famiglia Cornaro.

Ricordava Filippo Baldinucci: “Il Bernino medesimo era solito dire … essere stata la più bella opera che uscisse dalla sua mano”.

L’estasi di Santa Teresa infatti, forse il gruppo scultoreo più spettacolare e coinvolgente di Bernini, nella cappella Cornaro, è un capolavoro basato sulla fusione delle arti. La scena vera e propria si compie al centro della cappella in una nicchia, concava all’interno e convessa all’esterno, posta quasi fosse una pala d’altare. La luce dall’alto messa in risalto dai raggi bronzei dorati creano una dimensione mistica; un angelo dall’aria serafica lancia una freccia nel cuore della santa come segno di predilezione del Signore, ovvero Santa Teresa raffigurata nel momento della transverberazione. Il gruppo di figure poggia su una nube sospesa a metà del vano spaziale. La meraviglia per l’avvenimento è accomunata dall’entusiasmo nell’individuare la tecnica con cui è trattato il materiale marmoreo, che va dalle saettanti pieghe degli abiti alla ruvida opacità delle nubi. L’appariscente scenografia dell’apparato conferma l’obbiettivo della complessa macchina scenica. Il gruppo beniniano si relaziona con le architetture della cappella e con la volta dipinta, e con grande pathos descrive un’estasi mistica della santa spagnola.

Bernini analizzò inoltre, in modo approfondito, le condizioni di luce, che gli fecero introdurre nella cappella una finestra nascosta che è posizionata sopra il gruppo principale e chiude in alto quella piccola abside semicircolare che accoglie santa Teresa e l’angelo, onde far filtrare la luce naturale per illuminare tutta la composizione scultorea determinando riflessi anche sugli splendidi raggi dorati che stanno dietro le due figure e che simboleggiano la luce divina.

L’immagine dell’estasi ci emoziona e ci incanta per la sorprendente sensualità di cui è ammantata.

Per tale aspetto , il marchese de Sade dichiarò: “ Si stenta a credere che si tratti di una santa”.

“Bernini realizza per la prima volta compiutamente, la sua aspirazione allo “spettacolo totale” in cui architettura, scultura e pittura si fondono in una unitaria immagine spaziale, senza l’impaccio di limitazioni gerarchiche. ….. L’obiettivo berniniano nella cappella Cornaro è quello di raccontare, con il massimo di comunicativa possibile, un avvenimento umano ai limiti del sovrannaturale: l’estasi di una santa, così come ella stessa l’ha vissuta. Questo momento di assoluta intimità si trasforma in uno spettacolo al quale assistono, da una posizione privilegiata, i membri della famiglia Cornaro affacciati ai due palchetti laterali. Si tratta di uno spettacolo edificante, offerto alla folla dei fedeli, volto però a richiamare l’attenzione non su una azione in se stessa spettacolare, ma sui sentimenti e sulle sensazioni che la santa prova, nella sua esperienza vitale colta in un momento di irripetibile intensità. E’ essenzialmente un discorso sulle passioni umane, sulla limitatezza dei sensi, sulla capacità della materia di rispecchiare, nella sua struttura, i sentimenti umani indagati con implacabile spirito analitico”. Scrive Paolo Portoghesi in “Roma Barocca”.

Stendhal nelle sue “Passeggiate romane” asserisce, entrando in Santa Maria della Vittoria e contemplando la Santa Teresa d’Avila e l’angelo nella cappella Cornaro, che “il cesello greco non ha mai prodotto niente di simile al volto di questa giovane spagnola, cui il Bernini ha saputo trasfondere tutta la passione espressa nelle sue celebri lettere”.

Gian Lorenzo Bernini è stato uno dei maggiori rappresentanti della cultura figurativa barocca ed ha generato un nuovo gusto, un’arte movimentata, dinamica, scenografica, drammatica, coinvolgente. Con il Maestro, inoltre, si creò una vera civiltà dell’immagine basata sul potere persuasivo dell’arte, cioè l’uomo non è più al centro del mondo , come nel Rinascimento, ma lo spazio si espande all’infinito. Un infinito che è riflesso delle ricerche scientifiche dell’epoca e attraverso le tematiche religiose si celebra la munificenza universale della Chiesa.

Splendore per la vista e per il cuore, attraverso luci e colori ora splendenti nella cappella Cornaro con l’Estasi di Santa Teresa d’Avila in virtù del restauro integrale, durato sette mesi, realizzato dagli specialisti della Soprintendenza Speciale di Roma. Un ripristino che ha restituito, luce e vita ad un capolavoro del Barocco e che ha consentito anche di studiare il metodo di lavoro che Bernini ha impiegato per creare uno dei suoi monumenti più importanti. Con la pulitura e la verifica di ogni superficie, un’esplosione di colori ha ridato vita all’Empireo e agli angeli intorno alla colomba dello Spirito Santo, alle dorature originali, alle sculture, ai marmi. L’operazione è risultata articolata per la molteplicità dei materiali adoperati dal Maestro, per un esempio paradigmatico dell’arte barocca “del bel composto”, combinazione perfetta ed armonica di architettura, scultura, pittura e decorazione.

Gian Lorenzo Bernini la denominava come la sua “men cattiva opera”, cioè la migliore.

I restauri anteriori si sono succeduti in fasi diverse: sulla volta e il registro superiore nel 1993, sulle parti inferiori nel 1996, e nel 2015 con la pulitura del gruppo della Santa e dell’angelo. Una revisione totale

indispensabile per alcune criticità insite in vari punti dell’apparato decorativo, anticipata da un’analisi profonda delle fonti d’archivio e da una fase preliminare di ricerche diagnostiche sui materiali e sulle tecniche utilizzate per l’esecuzione della cappella. Un’indagine che ha consentito di approfondire il sistema di lavoro, sino ad oggi poco conosciuto, di Bernini e dei suoi più vicini collaboratori nell’attuazione di uno dei monumenti più emblematici del Barocco.

L’intervento è stato fondamentale per chiarire alcuni dubbi rimasti in sospeso nei precedenti ripristini, in particolar modo a causa delle infiltrazioni d’acqua e dell’inquinamento. Una problematica di complicata soluzione, considerata la collocazione della chiesa in una strada di intenso traffico, via XX Settembre, esattamente davanti ad un semaforo.

I molti dettagli celati dal tempo che sono riaffiorati, i particolari e la struttura del proscenio teatrale compiuto dal Bernini: una nicchia fra coppie di colonne corinzie con timpano sovrastante caratterizzato da palchetti laterali da cui si sporgono otto membri della famiglia del cardinale Federico Cornaro, che di questo lavoro fu il committente.

Sono stati realizzate operazioni conservative su tutte le componenti dell’organismo: gli affreschi di Guidobaldo Abbatini, nel registro superiore, che raffigurano l’Empireo con gli angeli in gloria, i bassorilievi in stucco monocromo con episodi della vita della santa, dell’artista Marc’Antonio Inverno, gli angeli dell’arcone, prodotti in stucco da Baldassarre Mari e Giacomo Antonio Fancelli e appunto nelle pareti laterali, i bassorilievi con i ritratti della famiglia Cornaro che assistono alla transverberazione.

O ltre il consolidamento dell’affresco e degli stucchi dell’Empireo, riportando le velature pastello sui toni del giallo attorno alle schiere degli angeli musicanti, alla colomba dello Spirito Santo, scoprendo che l’affresco fu creato in 17 giornate, attraverso la rimozione delle macchie di nero fumo avutesi per l’incendio del 1883, c’è stato il risanamento della doratura originaria con le scene della vita della santa e il ricollocamento della vetrata colorata che confluisce i raggi dorati sul gruppo scultoreo all’interno del tabernacolo. Infatti la vetrata dai colori ambra e giallo che filtra i raggi solari derivanti dalla camera della luce, fu ideata da Gian Lorenzo Bernini per illuminare la santa; le fonti settecentesche riportano che i raggi del sole avevano un tono caldo e dorato, dovuto appunto al passaggio attraverso la vetrata. Quella odierna non è l’originale danneggiata, nel 1915 prese il posto della precedente per opera del Soprintendente di allora del Lazio e degli Abruzzi Antonio Munoz, che non ha lasciato alcuna documentazione. Durante il ripristino sono stati ritrovati la cornice originale della vetrata, e sul retro del gruppo scultoreo, dei frammenti di vetro, che un’analisi chimica ha dato prova della loro antichità e della loro compatibilità con una datazione al XVII secolo e di colori del tutto simili a quelli di oggi. Le analisi e il restauro hanno infatti dimostrato la compatibilità cromatica della vetrata del 1915 con quella precedente.

I lavori sono stati diretti da Mariella Nuzzo e da Chiara Scioscia Santoro, eseguiti dalla ditta Giuseppe Mantella Restauri e supervisionati dalla soprintendente Daniela Porro insieme a Fondo Edifici di Culto, proprietario della chiesa, con uno stanziamento di 100000 euro. Il viceprefetto Staltari rende noto che compirà ulteriori lavori con l’arrivo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR), riservati al ripristino e alla manutenzione delle oltre 840 chiese di proprietà del Fondo Edifici di Culto, in accordo con il ministero della Cultura.

La cappella Cornaro, capolavoro assoluto del Barocco in cui Gian Lorenzo Bernini consegue uno dei suoi risultati creativi più grandi, attraverso la sua revisione conservativa si vuole facilitare la fruizione, la lettura, la comprensione nella sua interezza.

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Comments

  1. Rispondi

    Bellissima descrizione della chiesa di S.Maria della Vittoria ed in particolare del gruppo marmoreo di S. Teresa d’Avila. Accompagnato da mio nonno, mi confessai il giorno antecedente la Prima Comunione. Da allora ci sono passato davanti innumerevoli volte, poiché questa chiesa si trova in uno snodo cruciale della viabilità di Roma. Qualche anno fa vi tornai, e riammirai il gruppo così bene descritto. Eccezionale! Ma cosa non è eccezionale a Roma? Non ho ancora visitato la Nuvola, ma francamente non ne sento l’urgenza e nemmeno l’esigenza. Complimenti per l’articolo e grazie

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