Quanto PESA sui ragazzi lo stato di emergenza Covid?

Antonio è un giovane adolescente che vive nella periferia di Milano, ha perso un nonno nella prima ondata pandemica ed ora la sua scuola è chiusa perché la maggior parte delle classi è in quarantena. Già a maggio è uscito di casa con diversi kg in più: come una spugna aveva assorbito tutte le paure, il dolore familiare e lo aveva sfogato smangiucchiando tra divano e cameretta.

Entra nello studio del nutrizionista con una mascherina mal indossata sul volto paffuto, certamente a disagio perché sa bene che questa volta vedrà messi in discussione alcuni dei pochi momenti piacevoli che gli sono rimasti, essenzialmente quelli delle merende, che ormai riempiono pomeriggi lunghi e noiosi passati in compagnia del computer del suo smartphone , o del tablet.

L’attività sportiva, i tanto amati allenamenti di calcio, sono stati sospesi, sospesi anche gli incontri pomeridiani con i compagni, le partitelle del sabato pomeriggio.

Sua madre racconta al nutrizionista le abitudini alimentari del figlio : si alza tardi, la colazione diventa uno spuntino a metà mattina costituito per lo più da qualcosa di dolce, poi a pranzo un abbondante piatto di pastasciutta. Nel pomeriggio Antonio smangiucchia in continuazione una serie di confort food: biscotti, patatine, cioccolata, merendine innaffiate da bevande gassate e zuccherine. Ovviamente arriva a cena senza troppa fame, ma con la voglia di “qualcosa di buono”, qualcosa che riempia, prima ancora che la pancia, quel senso di noia e d’insoddisfazione e che magari crei in famiglia un’atmosfera di relax: ecco la richiesta di pizza, di cotolette, di hamburger con patatine. Spesso viene accontentato, essenzialmente perché le emozioni che arrivano con queste richieste sono condivise da tutta la famiglia .

In questo quadro alimentare la frutta e la verdura sono per lo più solo comparse occasionali eccenzion fatta per un piatto di insalata che, la madre assicura, è sempre presente sulla tavola a pranzo e forse una minestra a volte proposta, proposta più che gradita ai commensali di casa, la sera.

Risaputamente però il minestrone non è gradito alla maggior parte dei ragazzi ed Antonio non fa eccezione… Per quanto poi riguarda i legumi che qualche volta vengono inseriti nel menù familiare, il ragazzo comunica al nutrizionista di non essere vegetariano come sua sorella, il che fa chiaramente capire che non rientrano proprio nella categoria di alimenti usualmente accettati e consumati a sufficienza…

Dal punto di vista nutrizionale un disastro, difficile da dipanare perché le cattive abitudini si sono instaurate su emozioni e abitudini comportamentali comuni e poco contestabili, legate al particolare momento socio-sanitario che si sta vivendo.

Antonio è un ragazzino che ora deve fare i conti con un sovrappeso che diventa sempre più importante e che non rende più pesante solo il suo corpo ma anche il rapporto con se stesso: è passato già dai jeans alla tuta, dal gel sui capelli ad un aspetto trasandato e svogliato, apparentemente giustificato dal “ tanto ormai non si può uscire”.

Del resto se già in Italia una indagine svolta nel 2019 dal Centro per la Prevenzione della Salute (Cnpps) dell’ Istituto Superiore di Sanità aveva rivelato in bambini e adolescenti un elevato tasso di sovrappeso ed obesità, cosa possiamo oggi aspettarci allorquando le attività sportive ludico ricreative si sono dovute sospendere?

Prima avevamo il problema che pochi ragazzi si recavano a piedi a scuola, oggi buona parte dei ragazzi a scuola non può recarsi più. Prima si consigliava di far svolgere almeno per qualche ora settimanale un’attività sportiva, si caldeggiavano spesso gli sport di squadra che favorivano la solidarietà, lo sviluppo di relazioni positive, la spontaneità e la corresponsabilità, ora è possibile solo l’attività fisica individuale, in condizione di isolamento sociale. In pratica, i genitori più virtuosi, possono accompagnare i propri figli a camminare o al massimo a correre in un parco.

Antonio, come del resto la maggior parte dei suoi coetanei, non trae nessun piacere da ciò e quindi, anche se qualche volta invitato a farlo, raramente accetta oppure lo fa controvoglia.

Il ragazzo uscirà dallo studio nutrizionale ancora più abbattuto ed umiliato di quando è entrato : evitare i confort-food, dosare i carboidrati, sostituire le malsane merendine con la frutta, le patatine con tanta verdura, le bibite gassate con tanta acqua ed accettare l’invito a passeggiare, portare fuori il cane, portare fuori la domenica il papà a fare una corsetta o un giro in bicicletta.

Il nutrizionista si alzerà dalla scrivania con un senso di sconforto legato alla presa di coscienza di quanto la situazione attuale legata alla pandemia sta aggiungendo “peso” nella vita dei ragazzi.

Continuerà a chiedersi se è sempre valido l’assunto che la salute non è solo assenza di malattia ma anche uno stato di equilibrio psico-somatico dell’individuo…

 

 

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