Quale intelligenza?

Autonomia o automatismo. Questo il dilemma del futuro.

Come approcciare l’evoluzione scientifica in rapida ascesa in tutti i settori della vita quotidiana?

Se da una parte la tecnologia, dalla prima rivoluzione industriale in poi, ha affrancato l’umanità da indubbie muscolari fatiche, quanto e cosa delegare alle “macchine” sempre più sofisticate e succedanee dell’azione umana? E quanto l’ambito sarà confinato alla mera azione e non si propaghi al pensiero?

La rivoluzione cui stiamo assistendo e su cui pensatori, sociologi, economisti e scienziati stanno dibattendo, non è di lieve impatto.

Ciò che appare innovazione richiede un notevole sforzo in termini economici e di ricerca. Come, dove e cosa implementare? Come governare il cambiamento? Le parti sociali, la politica e i policy maker devono spogliarsi delle vecchie teorie e abbandonare strumenti di governo oramai obsoleti per tentare di restare al passo di una tecnologia sempre più evoluta in tutti i settori di applicazione.

Se, da un lato, agli agi facilmente ci si fa l’abitudine, non si può ignorare cosa questi agi comportino, ad esempio, in termini di profilazione e trattamento dei dati.

Basti pensare al flusso di dati che istantaneamente vengono creati e elaborati solo dai mezzi di comunicazione. PC, tablet, telefoni sempre più smart ci permettono una ubiquità che paghiamo inconsapevolmente in termini di privacy. Senza trascurare ciò che volontariamente regaliamo all’etere. Social, blog, giochi on line, accettazioni incontrastate di navigazione assicurano il trattamento di intere fette della nostra vita privata: immagini, gusti, preferenze restano tracciate nel web e dal web elaborate per fini più disparati, dal marketing ai consensi politici, dalla capacità contributiva all’affidabilità finanziaria o personale.

La gestione dei dati non è dunque una questione minore, dal punto di vista etico, come abbiamo visto, ma anche ambientale e se tanto è stato fatto con normative ad hoc sulla smaterializzazione documentale (adozione di corrispondenza elettronica, firma digitale, etc), resta alto l’impatto energetico. Secondo recenti studi dell’ADEME – l’agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’enegia- l’invio di un’email da 1 megabyte emette circa 19 grammi di CO2; tenendo conto sia del consumo energetico del pc che di quello dei server coinvolti nel traffico, otto email inquinano, dunque, quanto il percorso in auto di 1Km!

La presenza di sistemi intelligenti in tutti i campi di applicazione, dalle missioni spaziali alle automobili senza conducente (di cui recentemente il Comune di Merano si è dotato per il trasporto pubblico), dalle cure sanitarie ai settori ameni di giochi e intrattenimento, dagli elettrodomestici azionati in remoto a sistemi di autoregolamentazione termici degli ambienti, controlli ambientali di cura e sicurezza, programmi contabili e professionali in rete, stanno rivoluzionando il mondo e il modo di viverci. Anche zone rurali o remote riescono ad essere in connessione grazie alla tecnologia world wide extension. Il web non è più uno spazio virtuale, ma è divenuto la piazza reale di incontro e confronto.

Tralasciando l’aspetto squisitamente tecnico, non si deve ignorare, inoltre, l’impatto economico che l’adozione dell’intelligenza artificiale può produrre. Secondo studi condotti da IDC, i maggiori benefici si riverberano sull’IT, sullo sviluppo di prodotti e più in generale sull’intera organizzazione aziendale, migliorando la produttività della forza lavoro, velocizzando i processi decisionali e la crescita dei ricavi.

Uno studio del McKinsey Global Institute ipotizza un aumento dell’attività economica globale di circa 13 trilioni di dollari, con una crescita del PIL USA di circa 1,2% all’anno; secondo altre stime in un decennio la crescita in Europa si attesterebbe al 19%, se non del 23% in Italia. Impatti epocali paragonabili all’adozione del motore a scoppio nel 1800, la robotica nella produzione industriale degli anni 1990 o l’espansione dell’IT negli anni 2000.

È pur vero che l’implementazione, gli studi e le start up di settore richiedono investimenti ingenti che non sempre hanno ritorni e, al momento, le applicazioni, seppur sempre più pervasive e sofisticate, richiedono governo, pianificazione e controllo umano.

Questo aspetto di supervisione umana sull’intelligenza artificiale resta un caposaldo di tutto il dibattito etico della scienza. Impedire la completa sostituzione delle macchine, a favore di una integrazione, entro limiti normativi concordati e armonizzati a livello internazionale, senza ignorare le finalità di progresso e i benefici a favore dell’intera umanità deve essere prioritario.

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