IL PROGETTO VISEA NEGLI AFFRESCHI DELLA SALA DEI CAPITANI NEI MUSEI CAPITOLINI IN ROMA

Il Palazzo dei Conservatori è ubicato in piazza del Campidoglio, accanto al Palazzo Senatorio e di fronte al Palazzo Nuovo. Il Palazzo dei Conservatori e il Palazzo Nuovo, con il Tabularium, compongono oggi la sede espositiva dei Musei Capitolini, fra i musei più importanti e visitati nel mondo. Il palazzo è così chiamato per essere stato, quasi senza interruzioni per circa quattro secoli, la sede della magistratura elettiva cittadina, i Conservatori appunto, che, con il Senatore, amministravano la città. Esso fu fatto edificare da Niccolò V per evidenziare il potere del pontefice e la sua preminenza sulle autorità civili. In considerazione del Giubileo del 1500, Papa appunto Niccolò V dette incarico a Michelangelo la ricostruzione e la risistemazione della piazza. Dopo il decesso dell’insigne artista, i lavori cominciati da Paolo III Farnese, 1534 – 1549, continuarono con Guidetto Guidetti e si conclusero nel 1568 da Giacomo della Porta, che si attenne esattamente ai disegni di Michelangelo, ad eccezione che nella realizzazione di una più vasta sala di rappresentanza al primo piano. Palazzo dei Conservatori accoglie la Pinacoteca, gli arazzi e le diverse sculture bronzee, tra cui la Lupa Capitolina. I suoi appartamenti sono decorati con rilevanti cicli di affreschi; tra i cui creatori c’è anche Pietro da Cortona, dipinti databili fra il XVI e il XVII secolo, riguardanti la storia antica di Roma.

Nella Sala dei Capitani, gli affreschi che rivestono le pareti, opera di Tommaso Laureti alla fine del Cinquecento, riguardano la prima età repubblicana e rappresentano attraverso gli arazzi episodi esemplari di coraggio e valore degli antichi romani. Nella sala sono commemorati anche, con lapidi e statue ritratto, uomini famosi e capitani delle milizie pontificie. La decorazione ad affresco della sala fu creata tra il 1587 e il 1594 appunto da Tommaso Laureti, 1530 – 1602, allievo del pittore Sebastiano del Piombo. Attraverso vivacità di cromatismo e imponenza di accenti, si celebrano esempi di abilità militare e qualità civili della prima epoca della Repubblica, proseguendo idealmente la narrazione storica della Sala degli Orazi e Curiazi. In ambedue le sale sono stati ripresentati i contenuti della decorazione del palazzo realizzata nel primo decennio del 1500 e andata persa a causa del rinnovamento architettonico degli ambienti. Gli affreschi, richiesti dalla Magistratura Capitolina ed eseguiti tra il 1587 e il 1594, ritraggono alcuni dei più famosi episodi della storia di Roma antica provenienti dall’opera di Tito Livio: “Ab Urbe Condita” e interpretati come exempla virtutis del Popolo Romano.

Sulle quattro pareti della sala sono così dipinti gli episodi più celebri ed emblematici di quell’età storica, ossia : “ La Giustizia di Bruto”, “Orazio Coclite al ponte Sublicio”, “Muzio Scevola davanti a Porsenna” e “La Battaglia presso il lago Regillo”.

Il primo affresco: “La Giustizia di Bruto”, raffigura Bruto e Collatino, primi consoli della Repubblica, mentre assistono all’esecuzione dei figli dello stesso Bruto, condannati a morte per alto tradimento. Per il suo significato simbolico, la scena fu prodotta sulla parete dove era allestito il cinquecentesco tribunale dei Conservatori, sotto l’iscrizione in lingua latina “diligite iustitiam”, (amate la giustizia).

Segue l’episodio di Orazio Coclite, il leggendario eroe; si narra che nel 508 a. C. Orazio Coclite riuscì a fermare l’avanzamento degli Etruschi mentre i compagni distruggevano il ponte Sublicio per impedire ai nemici di oltrepassare il fiume Tevere. Nell’affresco sono ritratti i soldati con elmo, armatura, scudo e lance, barca in legno e cavalli; lo sfondo presenta una città fortificata. Al centro della parete si erge la statua in marmo di Alessandro Farnese.

La terza rappresentazione: “Muzio Scevola davanti a Porsenna”, mostra l’eroe romano Muzio Scevola (Caius Mucius Scaevola), il quale non avendo successo il tentativo di uccidere il re etrusco Porsenna, che assediava Roma, lascia bruciare coraggiosamente la propria mano che aveva sbagliato il colpo mortale.

Nella sala c’è poi la raffigurazione della “Battaglia del lago Regillo”, che è una delle prime leggendarie vittorie romane. Leggendaria perché non si ha un’esatta documentazione, le testimonianze sembrano siano scomparse durante l’incendio dopo l’invasione dei Galli di Brenno, e leggendaria perché l’esito della battaglia, al principio avverso ai guerrieri dell’Urbe, si narra fosse stabilito dall’apparizione dei mitologici Dioscuri: Castore e Polluce. Ma chi erano i due? Castore e Polluce, figli di Giove, erano divinità a cui Roma aveva dedicato il territorio sacro dell’Urbe. Quando era necessario, gli Dei, scendevano al fianco di Roma, e ciò era molto gradito ai generali romani ai quali, naturalmente, interessava qualunque eventuale aiuto, in special modo di tipo divino.

Scrive Tito Livio: “In quel momento, si narra che il dittatore (Postumio), per non trascurare alcun aiuto divino o umano, dedicò un tempio a Castore e promise dei premi ai primi due soldati che fossero entrati nell’accampamento nemico”.

Notevole è anche il soffitto a cassettoni con tele dipinte rappresentanti episodi del poema “La Gerusalemme Liberata”. Le tele, del pittore Francesco Allegrini, 1587 – 1663, furono portate in Campidoglio dopo il 1930 in seguito alla distruzione del Palazzo Mattei Paganica, dal quale provengono. Le porte lignee scolpite sono state create nel 1643.

Tommaso Laureti, chiamato “il Siciliano” (Palermo, 1530 circa – Roma, 22 settembre 1602 circa), fu pittore ed architetto. Probabilmente appartenente ad una famiglia di artisti palermitani, si reputa, pur in mancanza di testimonianze, che sia andato giovanissimo a Roma dove ebbe una totale formazione artistica. L’8 agosto 1586 i conservatori del Comune di Roma commissionarono all’artista appunto la Sala degli Imperatori, oggi Sala dei Capitani, nel Palazzo Capitolino. Il contratto fu stipulato il 30 agosto dello stesso anno, ma l’artista iniziò i lavori solo nel 1587 e li terminò nel 1594. Lo stile degli affreschi è riferibile a Giulio Romano e a Raffaello; sempre a Roma ricordiamo inoltre la realizzazione della pala con il Martirio di Santa Susanna per la chiesa omonima che si identifica per la sua drammaticità e il profondo colorismo. Fu tra gli artisti più noti a Roma, membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Nel 1593, Tommaso Laureti, fu tra coloro che fondarono insieme ad Federico Zuccari l’Accademia di San Luca e nel 1594, succedette proprio a Zuccari in qualità di Principe dell’Accademia. Egli vi esercitò un’attività didattica rivolta soprattutto sull’insegnamento della prospettiva.

Dal 15 dicembre, il ciclo degli affreschi nella Sala dei Capitani tramite l’innovativa applicazione multimediale Visea, rinasce, consentendo ai visitatori di scoprire come sono stati realizzati.

“La sequenza temporale degli affreschi, ripercorre le giornate di lavoro successive, i gruppi pittorici realizzati nelle giornate di lavoro, cogliere i metodi tecnici usati dall’artista per passare da un disegno su carta all’intonaco, ma anche i suoi procedimenti nel dipingere e i suoi ripensamenti”.

Il pubblico potrà così navigare all’interno delle scene sulle quattro pareti e attraverso un’applicazione avanzata su natural user interface, con lo storytelling di tipo multimediale, immagini e testo, che accompagna l’animazione dinamica, si avranno approfondimenti testuali sulla tecnica pittorica, sui personaggi principali dipinti e su come nei secoli la sala si sia impreziosita di monumenti, statue e iscrizioni. Il totem in cui è istallate l’applicazione ha anche per di più una peculiare caratteristica: non funziona in modalità touch-screen ma in modalità touch-less, cioè senza contatto, sistema sperimentato in considerazione dell’emergenza da Covid-19. Il visitatore può quindi attivare il totem e avere accesso alle informazioni con il solo movimento del dito indice (Air Push). Visea è quindi un’innovativa soluzione per descrivere la storia di un affresco presso i luoghi della cultura. I Musei Capitolini, sono dunque felici di poter mettere a disposizione al suo pubblico, questo innovativo prototipo, nella doppia lingua, italiano e inglese,

incaricato in futuro a mutare i classici totem multimediali, uno strumento che consentirà agli utenti di utilizzare questa nuova rilevante offerta attraverso le più sofisticate tecnologie, in completa sicurezza.

Il progetto, avente origine nell’ambito del Bando POR/FESR 2014-2020 Regione Lazio “L’impresa fa cultura” 2019 e promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è stato ideato dal team CBC Conservazione Beni Culturali Soc. Coop. – Nergal Consulting Srl – Xtrust Srl, in collaborazione con i Musei Capitolini selezionati quale “Luogo della Cultura”. I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

Il ciclo pittorico murale della Sala dei Capitani, oggi, mediante l’innovativa applicazione Visea che ripercorre l’intero processo esecutivo, rappresenta il segno della continuità culturale e temporale lasciata dal glorioso mondo antico.

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