L’uomo è davanti al foglio e cerca dentro di sé le vibrazioni per creare i contorni del disegno preparatore: gli occhi sono chiusi e intorno c’è silenzio, nella mente il tumulto e la calma sono impegnati in una danza sensibile, magica e curiosa, l’artista ha molto da dire e il timore di non trovare il gesto geniale, l’apostrofo ideale a fare di un pezzo freddo di materia la sua opera d’arte. Il pezzo di carta è bianco, è l’inizio di un viaggio a due, dove l’artista è solo e cerca se stesso per creare qualcosa di nuovo, un frammento di arte e creatività capace di ammirare la vita e imitarla molto bene. La mano preziosa è di Pier Francesco Mastroberti e accarezza molte sfumature dell’arte, rendendolo un artista eclettico e sensibile, capace di sussurrare le sue verità al disegno quando crea schizzi e bozzetti, alla pittura figurativa e astratta, così come all’acquerello e alle caricature. Lucano di nascita, sin da piccolo ha manifestato una propensione al disegno per evolvere, divorando il tempo e la sua voglia di imparare, verso una figura artistica completa, mostrando versatilità e spiccate doti nel campo artistico, e arriva alle forme di una scultura sensibile e delicata, che indaga e cerca dentro di sé con l’uso del gesso, della terracotta, dell’argilla, del tufo e del bronzo. Mastroberti deve in parte al suo maestro G. De Vincenzo la scelta della scultura come espressione principale del suo panorama emozionale e creativo: la sensibilità dell’artista e il suo profondo sentire sono legati alle opere da un sottile filo rosso che arriva allo spettatore con la forza di smuovere una sensazione. Il “non finito” di alcune sue opere ci riporta al tardo Michelangelo, dove la materia prevale sulla figura. Ama sperimentare nuove forme e predilige questa tecnica incompiuta per lasciare spazio a un’emozione: dare forma a una vibrazione intima è la più grande sfida di un artista, che sia attraverso il tratto della matita o il dominare la materia per renderla una scultura sensibile. Le mani ferme e pazienti seguono il silenzio e conoscono la frenesia, la vedono all’erta e non temono l’ansia di un tocco rapido, sanno che la bellezza si nasconde in ogni carezza e già immaginano il bello, nascosto sotto la materia indisciplinata. L’idea è trasparente e fugge via mentre l’artista prova a fermarla e darle una forma nuova nella sua mente: tutto inizia prima del bozzetto, nella danza lenta e sensuale con la matita perfetta, dove l’inconscio sussurra la strada e muove leggera la grafite, senza regole, senza limiti se non quelli del foglio e della materia, dopo. Il gesto è delicato, non conosce fretta, sa come addomesticare il gesso e l’argilla, sa come piegare il marmo alla bellezza di un’idea: le sue opere sono intrise di un’umanità delicata, essenziale, così molti definiscono e sublimano il suo punto di vista differente, quello che offre all’osservatore una corsia di favore nella sintonia con l’artista. Quasi una parabola, la sua vita, un percorso di crescita da autodidatta e scoperta di un dono attraverso le forme dell’arte che diventa per lui la più grande vocazione tanto da distinguere con fatica cosa sia arte e cosa non lo sia, come lui stesso confida. Oggi conosciamo l’artista pluripremiato, eppure Mastroberti nasce come Medico per la città di Salerno e viene definito il “Medico Scultore alla ricerca del bello”: è tra i fondatori dell’Associazione Medici Artisti Salernitani. Per un breve periodo studia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e oggi è un artista riconosciuto nel panorama italiano: alcune delle sue sculture si trovano al Musma, Museo della Scultura Contemporanea di Matera ed è conosciuto per i ritratti in bronzo, tra cui il busto di Totò collocato al Belmond Hotel Caruso di Ravello, dove soggiornava l’attore-icona di un’Italia del passato. Davanti alle sue opere non si può non rimanere incantati e la splendida “Fontana di Bacco e Arianna” firma la sua terra di origine, Sant’Angelo Le Fratte, con il suo gesto preciso, sensibile e delicato.
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di
Bettina Delia Monticone
6 Febbraio 2022