Pamela Pace Che ansia! Riflessioni per mamme e papà che faticano a “lasciare andare”, Edizioni San Paolo

L’ansia è un’esperienza universale e trasversale che lambisce ogni età, affolla i pensieri, attraversa normalità e patologia – si legge nell’introduzione dell’ultimo libro di Pamela Pace, Che ansia! Riflessioni per mamme e papà che faticano a “lasciare andare”, dedicato a tutti i genitori impegnati, e a volte preoccupati, per le sfide che la crescita dei figli mette loro davanti.

“Ho voluto raccogliere alcune riflessioni tratte dalla mia esperienza quotidiana – spiega l’autrice –per aiutare i genitori a comprendere questa sensazione di presa sull’anima e a viverla non come un fardello, ma come una mappa nell’impegnativo, ma anche straordinario cammino di madri e padri. Genitori si diventa, ed è un è un percorso soggettivo diverso per ognuno. Una madre viene spesso bollata come ansiosa quando va dal medico per constatare la salute del figlio, ma si tratta di un vissuto umano trasversale non sempre nocivo, a patto che sia misurata e non invadente”.

Psicoanalista e psicoterapeuta, membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, Pamela Pace è impegnata da molti anni nello studio e nel lavoro clinico sui disturbi del comportamento alimentare e in particolare del trattamento della famiglia. Fondatrice e presidente dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus, centro per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica, ha scritto diverse pubblicazioni, tra cui: Un livido nell’anima. L’invisibile pesantezza della violenza psicologica, Mimesis, Milano 2018. Per Edizioni San Paolo ha pubblicato: La parola muta. La sofferenza del soggetto obeso (2017); Un amore in più. La gravidanza e il tempo dell’attesa (2018).

Proprio al primo legame con i genitori, che ci influenza per tutta la vita, l’autrice ha dedicato molta attenzione, con la convinzione che la qualità con cui l’essere umano alla nascita si affaccia alla vita ed è accolto, crei una traccia importante che può avere influenza sulle future relazioni affettive e sui comportamenti, anche alimentari. Questo non significa abbracciare un determinismo psichico, secondo il quale tutti i processi mentali sono determinati dall’inconscio o da pensieri preesistenti, che non lasciano spazio alla spontaneità. Ma che il primo amore di cui facciamo esperienza, quello dei nostri genitori, lascia il segno.

“Mi occupo dei disturbi alimentari dai tempi dell’università – spiega la dottoressa – e a tutt’oggi, da allora, gli studi non hanno evidenziato un rapporto causale diretto tra un disturbo alimentare e l’ambiente familiare. Tuttavia nel quotidiano dell’attività che svolgo, osservo costantemente che più si retrocede rispetto al tempo emotivo, più c’è una implicazione con l’amore del genitore. Anche il bambino è un costruttore della sua situazione alimentare”.

Antitetica rispetto ad una affettività caratterizzata dall’ansia, cifra emotiva che spesso si riscontra in genitori di figli che hanno problemi alimentari, l’accoglienza implica il fatto di aprire se stessi all’altro, riconoscendolo come diverso da sé, accogliendone le sue peculiarità. “La domanda d’amore di cui si nutre l’essere umano riguarda proprio questo riconoscimento. – continua Pamela Pace. Amare implica l’apertura del cuore all’incontro con l’altro che è diverso, amare una persona implica riconoscerne la diversità”.

Altro tema di interesse dell’autrice, a cui è dedicato il prossimo ciclo di incontri dell’associazione, è quello della politica del femminile, declinato al tempo del lockdown e con particolare attenzione alla violenza sulle donne e alla violenza psicologica, argomento quest’ultimo, che potrebbe essere al centro del suo prossimo libro.

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