Norchia

Chi ne ha sentito parlare?

Sicuramente chi ha una passione per l’archeologia e gli/le abitanti di Viterbo e provincia.

Norchia, infatti, è uno dei siti archeologici e paesaggistici tra i più significativi del territorio di Viterbo e si trova a pochi chilometri dal centro di Vetralla

È un sito “antico”. Storicamente è stato “abitato” a partire dal Paleolitico Superiore fino all’epoca medievale XII-XII sec., anche se a fasi alterne. Ci sono manufatti etruschi che permettono di datare l’insediamento umano a partire dal VI sec. a.C. grazie anche alla costruzione di strade che la collegavano a siti importanti come Tarquinia e Tuscania, passando per Blera.

Il suo nome originario è sconosciuto, anche se l’ipotesi prevalente è che fosse vicina alla forma Orcla/Orclae, che risale al 775 d.C. Probabilmente, è in rapporto con il nome gentilizio etrusco, trasformato poi in nome latino Orculnius, Orgolnius, Urgulanius, che risale alla prima metà del IV sec. a.C. e che fa capo al re di Caere spodestato, secondo gli Elogia Tarquiniensia, da Aulo Spurinna.

È una zona ricchissima di manufatti e testimonianze tombali.

Intorno al pianoro della città, lungo le valli del Biedano, del Pile e di Acqualta, si trova la grande necropoli di tombe a facciata rupestre di IV-III sec. a.C. La massima è nella valle del Pile, dove le ricerche datano tra il 1969 e il 1981. Nelle zone chiamate “Pile A” e “Pile B”, le tombe si dispongono fino a quattro ordini sovrapposti, creando un paesaggio architettonico di rara suggestione. L’ordine più basso, a fondovalle, vede invece piccole tombe a dado che poggiano su massi erratici, rispetto agli ordini superiori che vedono invece tombe a semidado o a falso dado, con terrazze accessibili da una scala laterale e cippi per il culto dei morti. Come la “Tomba a Casetta”.

Il complesso più grande è costituito dalle due tombe della gens Smurina (Pile B), con un portico di sei colonne e pieno di cippi di nenfro sulle terrazze e sarcofagi rinvenuti nelle camere.

Molto imponente è anche la coppia di tombe dei Tetatru (Pile C), databile alla seconda metà del III sec. a.C.

E poi, la Tomba delle Tre Teste nel Pile C, chiamata così per la presenza di protomi sovrapposte alla finta porta della facciata; la Tomba del Charun nel Pile A, la Tomba Lattanzi e le due Tombe a Tempio o Tombe Doriche. La tomba dei Lattanzi, esplorata nel 1852, conteneva cinque sarcofagi scolpiti, i più antichi dei quali, con cassa lignea e defunto supino, è stata data tra il terzo e l’ultimo quarto del IV sec. a.C.

Dopo gli etruschi, passò a essere un territorio romano e poi, nel Medioevo, un insediamento fortificato (Castello dei Di Vico) dello Stato della Chiesa. In fine…l’abbandono.

Si sta cercando, soprattutto a opera della locale cittadinanza, di rivalutare l’area, di riconoscerle la dignità storica che merita. Negli ultimi anni, l’impegno è stato considerevole e il territorio sta recuperando il proprio splendore.

Oggi esistono percorsi che, liberati dalla vegetazione che aveva ripreso possesso della zona, si sta arricchendo di percorsi per effettuare visite a piedi e a dare luce ai complessi funerari che si mostrano in tutta la loro bellezza e imponenza.

Se tutta la cittadinanza di Norchia si è impegnata per dare lustro al proprio territorio, una menzione speciale va alla famiglia di Carlo Stelliferi che ha messo a disposizione mezzi e operai a proprie spese per raggiungere questi risultati. Oltre al lavoro della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, il Trust di Scopo Sostratos. Il recupero di Norchia è stato il frutto di una positiva collaborazione fra la sfera pubblica e quella privata. Questo dà alla gestione del sito l’opportunità di svolgere al meglio l’opera di valorizzazione, fruizione, promozione e sviluppo in maniera innovativa e moderna. Potremmo dire, a livello degli standard europei e internazionali.

Uno sforzo che ha dato risultati positivi, ma che indica anche quanto sia importante mobilitare risorse provenienti da più parti.

Come l’azione dell’Associazione Amci di Norchia, nata nel 2018 per volere di imprenditori e professionisti locali, proprio per valorizzare il patrimonio dell’area e promuovere lo sviluppo turistico e culturale di Norchia e della Tuscia. L’area di Viterbo, infatti, è ricca di siti archeologici e paesaggistici di straordinaria bellezza e importanza, molti dei quali tuttavia versano in condizioni di abbandono.

Vale la pena quindi visitare questa zona, poco nota, ma forse proprio per questo, ricca di fascino e di storia da (ri)scoprire.

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