IL MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO: “LAVINIUM” E I SUOI GIOIELLI.

Il Museo Civico Archeologico “Lavinium”, è aperto dal 2005 e il percorso espositivo è attuato in modo completamente innovativo, un esemplare bilanciamento tra un classico allestimento delle collezioni archeologiche e tecnologie multimediali di comunicazione.

Il Museo è ubicato presso quello che è attualmente il caratteristico borgo di Pratica di Mare, di età medievale, che occupa l’acropoli dell’antico centro di Lavinium, la città sacra dei Latini.

Descriviamo il Museo che celebra il mitico Enea che, probabilmente, è giunto in questo luogo fuggendo da Troia dopo una interminabile guerra contro i Greci guidati da Ulisse, generando la discendenza di Roma e fondando l’antica Lavinium.

In quell’epoca il mare arrivava fino in tale territorio ed era presente un sito sacro con numerosi altari, addirittura tredici, una villa, una necropoli con tombe a cerchio, con sopra dei pavimenti trasparenti.

Visitarlo ci permette di realizzare un viaggio ai primordi della storia di Roma, tra mito e leggenda, con testimonianze chiare dell’esistenza di una città florida e prospera, e tale è Lavinium.

In questo ambiente i reperti e gli allestimenti sono caratterizzati da uno schema polimediale e il racconto appassiona il pubblico rendendolo partecipe alla narrazione. Vedere il Museo Lavinium vuol dire essere all’interno di un’esperienza tra il mondo antico, le sue spettacolari raffigurazioni, e le sue coinvolgenti ed emozionanti rappresentazioni proposte da tecnologie moderne.

I reperti, collocati nel Museo, sono datati fra il X secolo e il periodo dell’origine di Roma come il prodotto della leggendaria fondazione dei gemelli di Romolo e Remo, diretti discendenti di Enea, come dichiara lo storico Tito Livio. Il Museo ospita una parte dei molteplici pezzi archeologici derivanti dall’antica città di Lavinium, la cui presentazione sistematica, iniziata nel 1958, in virtù del professore Ferdinando Castagnoli e poi continuata nei decenni posteriori, ha consentito di ricreare le gesta della città fondata da Enea e “madre di Roma”, Civitas religiosa dei popoli latini.

Ad accogliere il visitatore, all’ingresso del Museo, vi è la statua di Minerva Tritonia. Tale magnifica statua, in terracotta policroma del V secolo a.C., con la sua severa espressione, a cui nell’antico Lavinium, era riservato un rilevante santuario, è celebrata da Virgilio nel canto XI dell’Eneide, nume tutelare delle donne latine. La dea porta un elmetto, una corazza con la testa di Medusa ed è dotata di scudo e spada. Il nome Tritonia deriva dalla piccola figura del dio-fiume Tritone, il cui corpo è per metà umano e per metà a forma di pesce, in piedi vicino alla dea .

Il percorso del Museo è formato da cinque sale: Sala Tritonia Virgo, Sala Mundus Muliebris, Sala Hic Domus Aeneae, Sala Civitas Religiosa, Sala Aeneas Indiges.

Il nome della Sala Tritonia Virgo deriva appunto dalla statua di Minerva Tritonia. Nello spazio dedicato al Santuario è presente uno dei più insigni ambienti votivi dell’antico Lazio per il pregio e l’irripetibilità dei reperti. Parliamo di statue in maggioranza femminili, di età fra il V e il III secolo a.C., effettuate in terracotta con la tecnica a stampo, numerose a dimensione naturale, e originariamente policrome. Provenienti da un gruppo di settanta-cento opere, scoperte in un deposito votivo, la favissa del III-II secolo a.C., le statue sono per lo più rappresentazioni simboliche dell’offerente nell’azione d dare alla divinità regali di diversa tipologia: giochi dell’infanzia, colombe melegrane, ecc.. Ciò a riprova dell’importante significato in

riferimento del culto di Minerva soprattutto per quel distintivo cerimoniale determinato dal rito di passaggio.

Dal medesimo deposito votivo collegato al Santuario di Minerva, giungono le teste votive mostrate nella seconda sala, Mundus Muliebris, e dalle quali possiamo trarne determinate informazioni in rapporto alla sfera femminile dell’antica Lavinium. I gioielli e le acconciature, ricreati precisamente, attestano la ricchezza ed il prestigio delle classi più agiate e nobili. Le acconciature, specialmente, erano connesse allo status sociale e all’età: le donne sposate, in genere, vestivano con un velo e avevano i capelli fermati da un copricapo o addirittura una corona, le ragazze che erano in procinto di sposarsi, bensì, si tagliavano i capelli sulla nuca e li disponevano in sei boccoli o trecce.

Nello spazio destinato ad Enea, l’emozionante terza sala blu, il video “il viaggio” ricostituisce mediante immagini e computer grafica la rotta realizzata da Enea, prima di arrivare nel Lazio, nell’attuale Torvaianica. Si ha poi “La Nave”, pregevole riproduzione in 3 D dell’allestimento di una nave dell’epoca del Bronzo, periodo di Enea. Caratteristica basilare per capire la navigazione in età così antica, è determinata infatti dalla riproduzione tridimensionale di una nave della fine dell’età del bronzo, periodo nel quale i Miceni navigavano procedendo tramite rotte commerciali a lungo raggio. Presente anche un originale esposizione degli ex voto anatomici, che provano la rilevanza del rituale della guarigione, antecedente l’istallazione scenografica e sonora del teatro ottico, mediante il quale si anima un antico sacerdote che racconta il culto ed i riti compiuti nel santuario.

Nella seguente sala: “Civitas Religiosa”, un appassionante ricostruzione digitale descrive la storia del Santuario degli Altari, uno dei posti sacri più significativi del Lazio in epoca arcaica, caposaldo per il popolo latino. Il santuario, denominato anche delle “Tredici Are”, ha restituito una straordinaria serie di oggetti votivi, tra cui si hanno ceramica di importazione greca, bronzetti votivi, una lamina bronzea con dedica ai Dioscuri in latino arcaico, statue ex-voto in terracotta.

La visita al Museo, si conclude con una bellissima sala riferita al così chiamato Heroon di Enea, descritto da Dionigi di Alicarnasso, che è situato presso l’area sacra dei Tredici Altari. La tomba era inizialmente coperta da un tumulo e probabilmente appartenente ad un personalità rilevante del VII secolo a.C., che fu seppellito con i suoi pregiati oggetti personali. Alla fine del IV secolo a.C. si ebbe la monumentalizzazione della tomba, ormai legata all’immagine di Enea e dove si eseguivano rituali religiosi. Il monumento funerario in questo luogo fu così tramutato in una specie di santuario con la creazione di una cella impraticabile e chiusa da una finta porta in tufo a due battenti. Nel monumento sepolcrale, dove gli antichi credevano fosse tumulato il mitico Enea, sono da evidenziare oltre al corredo personale, la spada, le lance, e il coltello sacrificale, i molti vasi decorati da incisioni per conservare e bere il vino. Ancora i grandi spiedi con gli alari in ferro, adoperati per arrostire la carne nel banchetto rituale e pezzi particolari, quali la grattugia bronzea al centro della sala e le splendide porte in tufo del IV secolo a.C., che chiudevano la cella dell’Heroon nell’ultima ricostruzione del monumento.

Al termine del percorso, vi è anche un video commovente dove Enea rievoca una conversazione fatta con il padre Anchise, che per la leggenda sottrasse alla morte durante la fuga da Troia portandolo sulle sue spalle, diventando l’idioma leggendario dell’amore filiale.

Il Museo ha un allestimento notevolmente innovativo, in cui coesistono multimedialità ed esposizione tradizionale per un pubblico differenziato. Parliamo cioè, delle statue parlanti, sistema che mediante un video dà vita alle statue, regalate da fanciulli e fanciulle della nobiltà lavinate, di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta.

Il Museo è realizzato anche per l’attuazione di visite guidate, progetti didattici, rassegne e conferenze.

Per le persone non vedenti e ipovedenti, il Museo Civico Archeologico Lavinium, rende disponibile un percorso tattile per apprezzare le caratteristiche strutturali dell’antica città attraverso le didascalie in braille, una tavola termoformata, riproduzioni in scala e plastici di alcuni dei posti più significativi, come i Tredici Altari e l’Heroon di Enea. La visita del percorso tattile è gratuita e prenotabile.

Dal 1958, anno in cui sono cominciati gli scavi archeologici che hanno evidenziato i suoi monumenti, Lavinium possiede una continuità di ricerca, eseguita dall’Università di Roma la Sapienza, che ha anche creato una cartografia archeologica analitica. L’importanza dei rinvenimenti, che si sono protratti negli anni, ha dato fama e lustro internazionale a questo luogo.

Ricordiamo in special modo la scoperta dell’insigne Santuario delle Tredici Are, che poteva rappresentare secondo una supposizione il santuario della lega Latina, dove gli altari in tufo eretti tra il VI e il III secolo a.C., erano senza dubbio simboli delle città che entravano a far parte della lega. Per questo, il santuario va considerato come il sito che rappresentava a livello culturale il popolo dei Latini. Nel santuario, gli imponenti altari in tufo sono allineati nello spazio lungo circa 50 metri, forse per il culto dei Penati o di Afrodite. Vi è anche un quattordicesimo altare, fuori asse in riferimento agli altri e non ancora molto analizzato. In tale ambiente sacro, furono ritrovati tantissimi e differenti reperti votivi, molto prestigiosi i vasi rituali a figure nere di importazione greca, fra cui la famosa coppia dei Dioscuri, del VI secolo a.C..

Rilevante era anche il santuario intitolato a Sol Indiges, una divinità la cui identificazione non è sicura: è affascinante l’ipotesi che riguardasse Enea, che possedeva un suo culto in qualità di fondatore.

Un monumento, riconosciuto come l’Heroon di Enea, appunto citato da Dionigi di Alicarnasso, si erge presso il luogo sacro delle Tredici Are. La struttura dell’Heroon, era certamente una tomba a tumulo, probabilmente di un grande personaggio del VII secolo a.C., che vi fu sotterrato con i suoi oggetti personali di enorme valore.

Il Museo Civico Archeologico “Lavinium”, è un museo totalmente innovativo, dove l’esposizione classica si associa alle più grandi tecnologie multimediali; gli strumenti tecnologici e le ricostruzioni plastiche infatti riescono a mettere in relazione tutti i dati storici non visibili, rendendoli al contrario visibili e quindi comprensibili.

Il passato è in perfetto accordo con l’età contemporanea, ed ogni reperto archeologico si eleva da protagonista di una reale opera di intrattenimento, diretta alla particolareggiata conoscenza del mondo antico. Visitarlo sarà un modo per studiare in profondità i nostri avi ed immergersi in un tragitto di altissima emozione e splendore, avendo al suo interno tutte le storie e le leggende di Lavinium

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