MULAN. Attualità di un’antica leggenda nelle due diverse riscritture

A causa della pandemia, l’uscita di numerosi film, prevista per la primavera 2020, è slittata alla stagione estiva. Fra questi, vi è Mulan, remake, in live action, dell’omonimo film d’animazione Disney (1998), diretto da Niki Caro, atteso, nelle sale cinematografiche italiane, per il 23 luglio 2020 (il 24 negli Stati Uniti).

La vicenda, ispirata al poema epico cinese La ballata di Mulan, composto, nel VI secolo, durante il periodo delle dinastie del nord, presumibilmente dallo scrittore e filosofo cinese Liang Tao, è incentrata sulle gesta di una giovane donna che si arruolò in un esercito di soli uomini per difendere la Cina dalle invasioni delle tribù nomadi e dagli attacchi degli Unni.

Secondo la leggenda, l’imperatore aveva richiamato alle armi tutti i sudditi iscritti nell’elenco dei riservisti, tra cui Hua Hu, noto condottiero e padre di Hua Mulan. Questi, ormai anziano e di salute cagionevole, intendeva comunque rispondere alla chiamata, per onorare il nome della sua famiglia e dei suoi antenati. Sua figlia Mulan, preoccupata per la salute del padre, si propose allora di sostituirlo, travestendosi da uomo e utilizzando il nome del fratello minore, Hua Jun.

Superato il duro addestramento militare, reso ancora più difficile dal rischio di essere scoperta, Mulan divenne un forte e abile soldato e comprese a fondo l’importanza della sua missione. Dopo dodici anni di battaglie ed eroiche imprese, fu nominata generale e, più tardi, comandante delle armate settentrionali. La guerra si concluse con la vittoria cinese, proprio grazie a Mulan, che batté sul campo un famosissimo generale unno. Al suo ritorno, ella fu colmata di onori imperiali e le fu offerto un posto come alto funzionario, che lei rifiutò per poter tornare a casa dal padre. A scoprire la sua identità fu un anziano comandante che voleva a tutti i costi darle in sposa sua figlia: offeso dai numerosi rifiuti, si presentò in casa Hua e apprese con grande stupore che il valoroso guerriero al fianco del quale aveva a lungo combattuto era in realtà una donna.

Nell’adattare la storia a un pubblico giovane e principalmente occidentale, la Disney ha introdotto alcune interessanti modifiche. Una prima fondamentale variazione riguarda il momento e il modo in cui l’identità della protagonista viene svelata. Nella versione animata, infatti, provocando una valanga che travolge e sbaraglia i nemici, Mulan riesce a salvare i suoi compagni, ma resta gravemente ferita e, durante le cure, “smascherata”. Per il suo inganno, dovrebbe essere punita con la pena capitale, ma Li Shang, il capo della spedizione, ammirato dal valore e dal coraggio da lei dimostrato in battaglia, decide di risparmiarla. Abbandonata e disprezzata da tutti, Mulan continua a combattere per conto proprio, fino a scontrarsi con Shan Yu, il capo degli Unni , sconfiggendolo duramente.

L’altra significativa variazione consiste nell’aggiunta di due personaggi, il drago Mushu e il capitano Li Shang, non presenti nel poema. Il primo è uno sorta di spirito degli avi che la ragazza evoca per ricevere la forza e il coraggio necessari a diventare una guerriera e che interviene in suo favore nel duello conclusivo contro il capo degli Unni. Secondo il pensiero cinese, tutto il mondo manifesto si regge sui due principi opposti, complementari e interdipendenti di Yin e Yang: tutto ciò che è femminile, ricettivo e vuoto, oscuro e freddo, terreno e liquido è riconducibile allo Yin; viceversa, tutto ciò che è maschile, attivo e pieno, luminoso e caldo, celeste e igneo è una manifestazione dello Yang. Nei miti dell’Asia Orientale, in generale, e in quelli cinesi, in particolare, il drago rappresenta il principio Yang, ovvero tutto ciò di cui Mulan, essendo donna, avrebbe bisogno per destreggiarsi e distinguersi in un contesto prettamente maschile, quale quello della guerra. Il drago simboleggia, inoltre, l’imperatore e, per estensione, i concetti di nobiltà, potere e retaggio. Mushu appare, dunque, per conferire a Mulan tutte le qualità fisiche e morali che un eroe deve possedere per difendere la propria cultura, liberare la propria patria, onorare la propria famiglia.

Mentre, il capitano Li Shang, rappresenta per Mulan, da un lato, il modello di soldato e condottiero cui deve tendere, uno specchio attraverso il quale misurare se stessa e i propri progressi, e, dall’altro, il partner ideale. L’aggiunta di questa figura dipende soprattutto dallo slittamento, subito dalla storia, dal genere epico ad uno di stampo fiabesco. La fiaba, rievocazione in chiave fantastica degli antichi racconti orali incentrati sui riti di iniziazione, attraverso i quali i ragazzi, dopo aver superato numerose e difficilissime prove, venivano ammessi nel mondo adulto, prevede, infatti, una conclusione che sancisca l’avvenuto passaggio dalla fase di dipendenza dalla famiglia d’origine a quella successiva, caratterizzata dalla creazione di un nuovo nucleo familiare, ovvero, un matrimonio. Completato con successo il proprio percorso di formazione, la protagonista viene, perciò, ricompensata con un riconoscimento sociale pubblico, le onorificenze ricevute dall’imperatore, e privato, la dichiarazione d’amore del capitano.

Seppur pensato come trasposizione cinematografica del cartone Disney, il film si presenterà, invece, più fedele alla trama e agli ideali del poema originale. Ne costituisce una prova evidente, innanzitutto, l’assenza dei due iconici personaggi sopracitati, il drago Mushu e il capitano Li Shang. Quest’ultimo, in particolare, sarà riproposto, scisso in due ben distinti e inediti personaggi, il comandante Tung e Honghui (un pari della ragazza all’interno della squadra, con il quale lei stringerà un rapporto via via più profondo), che ne svolgeranno le due diverse funzioni, rispettivamente, quella di guida e punto di riferimento e quella di amico e pretendente. La scelta rifletterebbe una precisa posizione etica, come ha dichiarato in una recente intervista Jason Reed, uno dei produttori del film: “Penso che in un’epoca come quella del movimento #MeToo, avere un ufficiale al comando che è anche un interesse amoroso e sessuale potesse mettere a disagio”. Il tutto contribuisce a delineare una protagonista indipendente e anticonformista, fiduciosa in sé e nelle proprie risorse, capace di adattarsi, reinventarsi e farsi valere di fronte a qualunque difficoltà e imprevisto, una donna che non ha bisogno di interventi sovrannaturali né di principi o eroi che vengano a metterla in salvo. Mulan si salva da sé e, contando esclusivamente su se stessa, può arrivare dove vuole, ma, consapevole di chi è e da dove viene, alla fine della sua missione, non ha altro da chiedere all’imperatore che un cavallo per poter tornare a casa.

Nel cast, una accurata selezione di attori di origini asiatiche, soprattutto cinesi: Liu Yifei (Hua Mulan), Donnie Yen (comandante Tung), Jason Scott Lee (Bori Khan), Yoson An (Chen Honghui), Gong Li (Xian Lang), Jet Li (l’Imperatore della Cina), Tzi Ma (Hua Zhou), Ron Yuan (sergente Qiang), Jimmy Wong (Ling), Doua Moua (Po), Chen Tang (Uso), Xana Ting (Hua Xiu), Utkarsh Ambudkar (Skatch), Chum Ehelepola (Ramtish), Nelson Lee (cancelliere), Rosalind Chao (Hua Li), Cheng Pei-pei (mezzana).

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