Il Museo Casa di Goethe a Roma accoglie l’esposizione fino al 9 febbraio 2025: “Max Liebermann. Un impressionista di Berlino”, evento realizzato dal direttore del Museo Goethe Gregor H. Lersch in cooperazione con Liebermann-Villa am Wannsee della capitale tedesca, in cui è in corso fino al 7 ottobre 2024 una rassegna sui rapporti dell’artista con l’Italia, e con il supporto del Museo Nazionale Romano.
Si avvale del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia e dell’Ambasciata d’Italia nella Repubblica Federale di Germania, e celebra i 150 anni dalla nascita della corrente dell’Impressionismo.
Max Liebermann, pittore e grafico tedesco, nasce a Berlino nel 1847 da una famiglia ebrea benestante e intraprende i suoi studi presso l’Accademia d’arte di Weimar. Attraverso il suo soggiorno a Parigi, dal 1873 fu influenzato da artisti come Jean-Francois Millet e Frans Hals, che condizionarono il suo stile tramite una rappresentazione naturalistica e sociale delle sue composizioni.
Ritornato nella sua città nel 1884, l’artista ebbe un incarico di rilievo come presidente della Secessione, un gruppo di artisti emergenti. Egli, con maestri come Lovis Corinth e Max Slevogt, formò il nucleo dell’Impressionismo tedesco.
In tali anni la sua tavolozza si illuminò, trasformando i motivi artigianali e contadini in scene borghesi e di piacere ricreativo. Nonostante il suo contributo artistico significativo e un impatto duraturo sull’arte tedesca e internazionale, Liebermann fu attaccato dalle politiche naziste e allontanato dal regime.
La salita al potere di Adolf Hitler e il Nazismo crearono un periodo difficile per l’artista poiché la sua arte fu etichettata come degenerata. Nel 1933 si dimise dalla presidenza della Accademia prussiana delle arti in segno di protesta contro la discriminazione degli ebrei. Si spense nel 1935 nella sua abitazione sulla Pariser Platz a Berlino.
I dipinti i disegni e le stampe in esposizione, 32 in tutto, giunti in massima parte dalla Max-Liebermann-Gesellschaft, forniscono una panoramica della realtà culturale del pittore, celebre nei tempi in cui visse in Italia.
Fu infatti tra gli interpreti della prima edizione della Biennale di Venezia nel 1895, nella Galleria Pesaro di Milano vi fu una sua mostra personale, nella Capitale venne due volte ammirando il Ritratto di Innocenzo X di Velazquez nella Galleria Doria Pamphilj, la Cappella Sistina, la Basilica di San Pietro e l’immagine di Roma dall’altura del Pincio.
Nel 1911 molteplici suoi quadri furono mostrati nell’Urbe per l’Esposizione internazionale allestita per il cinquantennale dell’unificazione d’Italia.
L’espressionismo di Liebermann evidenzia il suo metodo di lavoro: velocità e contemporaneamente attenzione del dettaglio, il suo stile rifletteva la sua multiforme attività e la sua intensa comprensione delle tendenze artistiche emergenti.
La sua pittura, mutando nel corso degli anni, fu condizionata dall’Impressionismo francese, dal naturalismo e dalla pittura di genere, contribuendo a definire l’identità dell’Impressionismo tedesco.
Max Liebermann si distinse per la sua capacità di imprimere nelle sue tele la vita quotidiana con una forma vibrante e coinvolgente. La sua arte luminosa e le pennellate fluenti generano scene ritratte comunicando un senso di gioia e vivacità.
La rassegna fa riscoprire i suoi legami con la nostra penisola e pertanto le più grandi relazioni tra le capitali tedesca e italiana, infatti a partire dal 1878 il pittore andò almeno sei volte nel nostro Paese.
Svariate sue opere sono all’interno di noti musei italiani e presso il Museo Casa di Goethe: Autoritratto del 1908 proveniente dalle Gallerie delle Statue e delle Pitture degli Uffizi a Firenze, Ragazzi al bagno del 1899 dalla GAM – Galleria d’Arte Moderna a Milano, Ritratto del pittore Umberto Veruda del 1899 dal Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna a Trieste e Lavoratrici di merletto del 1894 dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro della Fondazione Musei Civici di Venezia.
Come già citato, fu ispirato dall’Italia per alcune sue composizioni, presente infatti in esposizione il dipinto passeggiata sul Monte Pincio, 1911, eseguendo nel corso degli anni vari schizzi che rielaborò a olio e stampa.
Una ricerca poi sui Paesi Bassi, destinazione di viaggio e di studio dell’artista come attestano i quadri Giovane cucitrice con gatto – interno olandese, 1884 e L’Uomo che accudisce i pappagalli, 1900-1901.
Ancora una sezione riguardante la grande considerazione che Liebermann aveva per Johann Wolfgang von Goethe, lo testimoniano le illustrazioni di opere dell’insigne poeta come L’uomo di cinquant’anni pubblicata presso l’editore berlinese Bruno Cassirer nel 1922.
Fra il 1909 e il 1910 Max Liebermann fece edificare, con proprie idee e indicazioni, un’abitazione estiva con giardino sul Wannsee. Tale posto bucolico fornì al pittore nuovi soggetti per la sua tarda composizione La residenza estiva in riva al Wannsee, nei seguenti 25 anni infatti creò moltissime rappresentazioni della sua tenuta sul lago.
Egli attuò centinaia di quadri e lavori su carta che ritraggono il Reformgarten della villa, un giardino di nuova concezione, e che hanno come tema la rigogliosa terrazza floreale, la panchina sotto il castagno, i cespugli accanto alla casa del giardiniere o il sentiero delle betulle.
Caratteristiche architettoniche come una scalinata, la siepe ad arco, i sentieri o le bordure delle aiuole contrastano con il mare di fiori o il verde lussureggiante. Attraverso il tempo gli idiomi del giardino ebbero un significato sempre più sperimentale, di enorme vitalità cromatica ed espressiva.
Esposte nell’ultima sezione La terrazza fiorita nel giardino sul Wannsee verso nord-ovest, 1915, la Vista dall’orto verso est sull’ingresso della casa di campagna, 1919, e i Fiori perenni presso la casetta del giardiniere in direzione nord-ovest, 1926.
Nella loggia della sua residenza estiva costituì con delle varianti l’antica pittura parietale romana di un giardino sempreverde e fiorito, colmo di piante, alberi e uccelli sullo sfondo di un cielo turchese. Un modello che Liebermann aveva quasi certamente analizzato in una sala sotterranea di Villa Livia, del 20 – 40 a.C. circa, a Prima Porta.
Il rinvenimento di una sala ipogea e dell’antico affresco che ne decorava le pareti si ebbe nel 1863. Fra il 1951 e il 1952 tali raffigurazioni furono rimosse per motivi di conservazione e sono attualmente presenti nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.
Nella sua villa Liebermann attuò una personale interpretazione di esse e in tale spazio ristretto il Maestro legò l’antichità classica con la modernità creando armonia fra uomo e natura.
Ornò con una serie di figure le lunette superiori, eseguendo anche soggetti a rilievo del Trono Ludovisi che egli contemplò presumibilmente nel Museo Nazionale Romano. Dopo il suo decesso l’affresco parietale fu dimenticato fin quando non fu ritrovato tra il 2003 e il 2004, e ripristinato con il sostegno della Sovrintendenza per la tutela dei beni culturali di Berlino.
Per dimostrare l’apprezzamento di Liebermann per l’antichità classica, nella retrospettiva è mostrata la sola fotografia nota che lo riproduce dinanzi alla sua loggia.
Accompagna la retrospettiva il catalogo: “MaxLiebermann in Italia” pubblicato in italiano e tedesco, curato da Alice Cazzola, curatrice della esposizione, Lucy Wasensteiner, già direttrice della Liebermann-Villa am Wannsee, e Gregor H. Lersch, direttore del Museo Casa di Goethe. All’interno del volume vi sono saggi di Alice Cazzola, Sarah Kinzel, ricercatrice presso il Lindenau-Museum Altenburg, Enrico Lucchese, ricercatore all’Università degli Studi della Campania, e Lucy Wasensteiner.
La rassegna è un’emozionante viaggio del pittore attraverso le trasformazioni dell’arte e della società tedesca. La sua dedizione verso l’arte moderna, il suo impegno per la libertà di espressione e la sua resistenza contro il regime fascista dimostrano la forza del suo carattere e il suo ascendente nei riguardi della cultura e sulla coscienza sociale della sua età.