Mario Zanusso Levità, territorialità e longevità per vini che parlano del Friuli

Tutti i suoi vini rappresentano un colore e formano un arcobaleno, offrendo una foto diversa del territorio collinare in cui sono coltivati: il Ribolla, un neutro olfattivamente, il Friulano, storico ma difficile da coltivare, il Malvasia, che è dell’entroterra, fruttato e floreale, coltivato in un suolo di marne ed arenarie (calcare e argilla), chiamato Ponca, che in passato era coperto dal mare.

Parliamo dei vini della cantina  I Clivi di Mario Zanusso, che nascono in Friuli a cavallo tra il Collio Goriziano e i Colli Orientali, due distinte zone a denominazione Doc, la cui differenza sensoriale è legata esclusivamente al microclima e in particolare ai venti che le colpiscono. Qui, sui declivi assolati, vengono coltivati in regime biologico certificato 12 ettari di vigneto piantati con i vitigni autoctoni Ribolla Gialla, Friulano,Verduzzo e Malvasia Istriana, con un unico internazionale ed a bacca nera, che è il Merlot, da secoli coltivato in queste zone. Si produce anche lo spumante, senza rifermentazione, in vasca a pressione controllata e con impianto isobarico, a 7 atmosfere e 1,5 g/l di zuccheri residui.

“Si è scelto di puntare sui vitigni autoctoni – racconta Mario Zanusso – e su una vinificazione classica, orientata ad esprimere la massima profondità nei vini, che possa portare al recupero ed alla valorizzazione dei profumi del vitigno stesso”. Per i vasi vinari, infatti, la cantina I Clivi ha scelto fin da subito l’acciaio, seguendo l’esempio dell’enologo Gaspare Buscemi, che già negli anni ’90 prediligeva un materiale neutro, al pari del vetro, che permette di isolare l’integrità della materia prima dalle interferenza e dalle interazioni con il suo contenitore.

La cantina interrata sorge al di sotto di quella che era una vecchia casa diroccata, trovata dal padre Ferdinando a Corno di Rosazzo, nei colli orientali, mentre i vini provengono da viti molto vecchie, che hanno tra i 60 e gli 80 anni di età. “Le viti vecchie – spiega Mario Zanusso – hanno radici molto profonde, capaci di raggiungere nutrienti e macroelementi unici, trasmessi poi alle uve. I vini che ne nascono sono più complessi e minerali, più espressivi del terroir e meno giocati sulle note strettamente varietali. Vini che non sono riproducibili altrove”.

A partire dalla vendemmia di quest’anno, la produzione della cantina si è arricchita del Ribolla Nera, con l’obiettivo di ampliare il racconto classico e contemporaneo del Friuli. Lo Schioppettino o Ribolla nera, vitigno tipico di questa regione, quasi scomparso con la fillossera complice anche il fatto che non è particolarmente abbondante nella sua produzione nè facile da coltivare, è stato riscoperto negli anni ’70 del secolo scorso.

“I suoi acini sono freschi e fragranti – spiega Mario Zanusso – e la vinificazione viene fatta in acciaio per esaltare il frutto di questa uva, che restituisce note speziate importanti, fragranti e fresche. È un vitigno anticonvenzionale, da abbinare alle ostriche e alla cucina mediterranea, un rosso che ben risponde all’idea di vino che ci teniamo a produrre: autoctono, elegante, bevibile, ma con profumi e sapori concentrati. Ha un naso balsamico, buona acidità in bocca, è vivace e nervoso. L’esposizione a sud est è ideale per questo vitigno”.

La voglia costante di migliorarsi, di capire e leggere il territorio sempre meglio ad ogni vendemmia sono i punti di forza di Mario Zanusso, che ritiene indispensabile contribuire ad un approfondimento culturale, costante e continuo, affinché il mondo dei vini sia comprensibili a tutti.

“I vini sono complessi, ma anche immediati, e possono essere interessanti per tutti, dal consumatore neofita a quello più esperto. Le guide hanno fatto molto per ampliare la base di conoscenza, rendendo il prodotto un po’ più popolare, fruibile e democratico. Ogni guida ha il suo taglio e ha sposato una particolare approccio; ora con l’avvento di internet le voci che parlano sono tante ed è più difficile orientarsi”.

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