Marco Meccarelli

Marco Meccarelli è originario di Tolentino (MC) ed è l’Autore di “Le Antiche via della Cina. Una indagine archeologica artistica”, Manfredi Edizioni. Per approfondire la conoscenza del testo, ecco un link utile: https://www.manfrediedizioni.com/prodotto/le-antiche-vie-della-cina-unindagine-archeologica-artistica/

La Cina è sempre stata fin dall’antichità, un fulcro che ha offerto scoperte e spunti interessanti, mettendo in contatto tra loro diverse realtà. Nel libro si parte dalla Via della Seta per dimostrare come, lungo lo stesso percorso, venissero commercializzati numerosi altri prodotti, come la giada, che dalle zone dell’Asia centrale entrava in Cina. Altri prodotti, come la porcellana, hanno seguito un percorso via mare, attraverso la compagnia delle Indie Orientali.

Questi contatti ci sono da sempre, percorrendo la Via della Seta e hanno fatto si che la Cina fosse un modello di riferimento per tutta l’Asia: una cultura che da sempre ha saputo influire sui propri vicini sia adoperando la diplomazia sia attraverso la guerra.

La Via della Seta può essere considerata una forma di marketing ante litteram, nata dagli scontri con popolazioni nomadi provenienti dall’Asia centrale, da cui la Cina non riusciva a difendersi, nonostante la Grande Muraglia. Dal secondo secolo A.C. si pensò di avviare il sistema del tributo basato sulla seta, prodotto di punta delle culture orientali.

Insomma, una economia fondata su quella che possiamo chiamare “Cina-centrismo”, contrapposta all’”Euro-centrismo”.

Altro prodotto importante è stato la porcellana, diventato poi simbolo dell’alta borghesia inglese.

La Via della Seta, tuttavia, oltre ai commerci, ha permesso di sviluppare contatti e conoscenze, avviare gli stimoli che vengono dal confronto e che ci permette di superare quel senso di paura, diffidenza, pericolo che viene dal confronto con ciò o con chi non si conosce.

La passione di Marco Meccarelli per la Cina nasce negli Anni 90 dello scorso secolo, quando ancora non era la Cina di oggi; lui dalle Marche si spostò a Roma ed era in dubbio tra il mondo del teatro e delle lettere o quello degli studi orientali. Decise di focalizzarsi su questo secondo settore, anche per conoscere meglio sé stesso.

Molto importante l’incontro con una professoressa che lo portò a superare il limite del giudizio che ogni società porta con sé, cercando di comprendere perché un popolo si comporta in un dato modo. Un percorso peraltro molto legato all’ambito artistico: l’arte come prodotto di una cultura che permette di capire una civiltà e le sue caratteristiche. Le interazioni, allora, diventano assolutamente centrali, così come i viaggi. Il primo fu nel 1999, un viaggio organizzato dall’università, di un mese, dal nord al sud della Cina, nelle principali città. Le difficoltà nei contatti costringevano a una immersione totale in quel mondo. Tappa importante fu in una città nel sud est della Cina, detta “La Città della Seta”, che all’epoca di notte era per metà senza corrente… molto suggestiva. La Cina è una realtà dai forti contrasti e da grande curiosità verso gli europei e i non-cinesi.

Qual è stata la cosa che lo ha colpito di più in questo primo viaggio in Cina?

Sicuramente, i bagni pubblici comuni fra le diverse abitazioni, dice lui.

Da allora, è stato spesso a Pechino e, fino al 2010/11, era difficile orientarsi perché la città cambiava rapidamente fisionomia a causa della rapidità con cui venivano edificate nuove costruzioni. Ultimamente invece lo sviluppo urbano ha assunto un ritmo più tranquillo. Lo stile di vita sta cambiando e non si ha più il senso della trasformazione continua. Anche se l’ottimismo che si respira può facilmente sfociare in arroganza: la condizione del cinese medio, dal punto di vista economico, è enormemente migliorata, almeno per una buona fetta della popolazione. Non per tutti e tutte, ma sta progredendo.

Qual è quindi, secondo lui il punto di forza della Cina, anche in prospettiva?

A suo avviso, il fattore vincente della Cina del futuro, parte dal confucianesimo ed è la forza della coesione sociale: rispetto assoluto verso le istituzioni, con uno Stato che controlla tutto e tutti/e, nel bene e nel male. Un sistema totalitario che si unisce all’idea del gruppo, al sacrifico collettivo per il bene comune che, di fronte a situazioni di emergenza, risulta vincente. Tutti/e si sacrificano per raggiungere un obiettivo.

E in questa epoca di pandemia? Come è cambiata la Cina?

Contrariamente a quello che si possa immaginare, la Sanità in Cina non è pubblica, ma i tamponi sono stati fatti a tutti e tutte.

E questa è una caratteristica vincente cinese: la rapidità nell’affrontare i problemi, perché non si mette mai in discussione ciò che dice di fare il Governo. Si è ribaltata la situazione dell’invasione occidentale dell’800, visti come portatori di novità e progresso.

Oggi, in Cina, tutto ciò che intacca le istituzioni diventa un problema perché si tratta di un modello che tutti devono seguire. Rigore che investe anche l’Architettura e l’Archeologia, dove si osserva una grande precisione nella riproduzione.

Ma per noi Occidentali, quali potrebbero essere gli “strumenti” per costruire un “ponte” con la Cina, invece di creare “fossati”?

Dice Marco Meccarelli, occorre investire sulla conoscenza della filosofia di Confucio e sullo studio della lingua cinese. Sono questi i soft power che potremmo considerare la “Seta” di oggi: l’obiettivo cinese è proprio quello di far apprezzare la propria cultura, oltre agli scambi commerciali.

Noi occidentali, invece, consideriamo tutto secondo i nostri parametri, anche lo spazio, il dominio: i confini sono labili e le categorie andranno riviste. Per esempio, stanno cambiando le usanze culinarie e le diverse cucine etniche stanno diventando la normalità, mentre per noi europei non è (ancora pienamente) così.

D’altra parte, l’ideogramma cinese che indica un “problema” è anche interpretabile come “opportunità”. Bisogna fare tesoro dell’approccio Orientale alla vita.

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