Marco Marassi, dove la creatività non si pone limiti

Pensando alle varie forme di “fare arte”, non possiamo che dire che la fotografia sia impattante, comunicativa e accattivante, tre peculiarità che ho ritrovato nelle immagini di Marco Marassi, romano classe 1975 inizialmente autodidatta per poi perfezionarsi presso la scuola di arti e mestieri Ettore Rolli di Roma. Appena ho notato questi suoi messaggi, istintivamente, mi sono messo sulle sue tracce, fino a quando non sono riuscito ad entrare in contatto con lui e scambiando con lui due chiacchiere.

Allora Marco, raccontaci come è iniziato il tuo rapporto con le immagini.

“In “Lezioni di fotografia” di Luigi Ghirri ho letto la seguente affermazione: “Credo che 300 anni fa una persona normale vedesse nella sua vita cinquecento immagini. Noi, oggi, nell’arco di una giornata vediamo cinquecento immagini, se non di più.”. Mentre Ghirri scriveva erano ancora gli anni 80. Oggi a quanto osservava il maestro si sono aggiunte nuove tecnologie che ci hanno addirittura trasformato tutti in fotografi! D’altronde, se ci pensiamo bene, la fotografia, nei suoi rudimenti, riesce con poche nozioni (non è la pittura né la musica o la scultura) a scatenare in noi la voglia di comunicare, lasciare una testimonianza, un ricordo in maniera estremamente diretta e semplice. Quello che voglio far intendere è che il mio rapporto con le immagini nasce del tutto istintivamente: ho semplicemente lasciato fluire un impulso che appartiene a tutti. È sottointeso che solo attraverso lo studio poi si è in grado di strutturare questo linguaggio ma il detonatore è nella più intima necessità di comunicare che appartiene ad ogni individuo.”

“Mi permetto anche di aggiungere un piccolo aneddoto sul mio primo scatto in assoluto: alle elementari, in terza, mi feci prestare da mio padre la sua Pedri (una vecchia reflex che a dispetto del nome era prodotta in Giappone) perché dovevo assolutamente fotografare una bambina, mia compagna di scuola, di cui ero innamorato. Ricordo che mandai papà a far sviluppare il rullino e quando vidi gli scatti rimasi deluso: nessuna fotografia era a fuoco, tutte erano sovraesposte, la bambina si riconosceva a malapena. Capii che non bastava spingere il pulsante di scatto.”

Dal tuo percorso si percepisce che sei uno sperimentatore, cos’è che ti da più soddisfazione nel campo dell’arte in generale.

“La soddisfazione sta nel contemplare l’arte, goderne. Chi la produce sopperisce ad una necessità.”

Quanto pensi sia importante per un giovane che vuole cimentarsi nel campo dell’immagine, lo studio.

“Mi capita spesso di confrontarmi con giovani fotografi. Oggi sono molto più bravi di quanto io lo fossi alla loro età. Ma lo studio è basilare. Soltanto studiando ed addirittura copiando i grandi maestri della fotografia si può arrivare ad una consapevolezza di ciò che si fa e riuscire in alcuni casi a trovare una propria strada unica e personale. A volte mi accorgo che anche i più talentuosi ignorano il nome e le opere di alcuni grandi maestri della fotografia. Possiamo immaginare uno scrittore che non sappia chi sia Pirandello o Montale o un pittore che ignori Giotto?”

Nel tuo viaggio, hai condiviso delle esperienze con altri artisti, credi che sia essenziale poter collaborare in questo mondo creativo?

“Amo condividere esperienze nella vita come nella fotografia. Collaboro ormai da molti anni con la performer Barbara Lalle compagna nella vita e nell’arte. Abbiamo iniziato un progetto dove cerchiamo di unire la fotografia alla performance partecipativa e siamo sempre in cerca di nuovi spunti. Ho lavorato anche per scrittori, che cercavano delle immagini per alcuni loro testi. Credo nel inter-scambio, soprattutto tra arti differenti.”

In questo momento stai lavorando a qualche progetto?

“Al momento ne ho un paio ma sono in una fase embrionale. Non voglio ancora parlarne perché non saprei davvero da dove iniziare. Siamo ancora nel mondo delle idee…lontani dalla realtà.”

E’ giusto ricordare, infine, che Marco marassi ha partecipato a varie collettive e personali, in Italia e in Francia, suscitando interesse al grande pubblico e ottenendo degli ottimi riconoscimenti.

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