Maestri senza tempo rappresentanti di un’assoluta eccellenza italiana nel Mondo. Senza usare metafore ed andando dritti al punto, probabilmente è questa la migliore definizione che possiamo dare per descrivere i vetrai di Murano. Fin dal quattordicesimo secolo Murano, la piccola isola nella laguna di Venezia, è stata una fucina di produzione per le opere in vetro più apprezzate al mondo. Fin dal tredicesimo secolo, all’epoca della Serenissima, Murano godette della reputazione di epicentro della produzione del vetro. Per prevenire gli incendi, la Repubblica di Venezia ordinò infatti nel 1291, la distruzione di tutte le fonderie presenti sull’isola principale di Venezia, dove la maggior parte degli edifici era costruita in legno. La decisione spinse dunque tali fonderie a ristabilirsi fuori dalla città, e fu proprio sulla vicina isola di Murano che l’industria del vetro raggiunse l’apice del suo successo. Concentrati sulla piccola isola, dove si contavano fino a 300 vetrerie, gli artigiani si impegnarono intensamente per perfezionare le loro tecniche ed affinare la loro creatività. Molto rapidamente, al mestiere vennero associati dei privilegi e attorno al quindicesimo secolo i vetrai vennero autorizzati a portare la spada, furono posti sotto la protezione dello Stato e poterono scegliere chi prendere in matrimonio tra le famiglie della nobiltà veneziana. L’artigianato del vetro e il relativo savoir-faire diventarono sinonimo di prestigio. L’eccezionale qualità del vetro di Murano però, non tardò a farsi conoscere anche al di là dei confini della Serenissima. La concorrenza era serrata all’interno dell’isola, ma non solo: presto anche i vetrai di tutto il mondo cercarono di far loro il genio veneziano. Venivano anche da molto lontano per conoscerne le tecniche, e lo stesso Luigi XIV di Francia commissionò ai migliori artigiani di Murano la creazione di opere su misura e un servizio di piatti e stoviglie. Nel corso dei secoli poi, gli artigiani vetrai svilupparono nuove tecniche di lavorazione: il vetro placcato, che permette di far risaltare colori e decorazioni, il vetro cristallino, il vetro smaltato, la filigrana, il millefiori o vetro colorato, il lattimo, bianco come la porcellana, o il vetro ghiaccio, una lavorazione estremamente complessa per ottenere un effetto rugoso con piccole crepe. Numerosi creatori e artisti crebbero nel solco della storia di questa tradizione. La famiglia Barovier, famosa dinastia di artigiani vetrai, fu una delle prime a coniugare uno stile modernista e una dimensione estetica con il tradizionale vetro di Murano. Fondata nel 1896 dai fratelli Benedetto, Benvenuto e Giuseppe, la vetreria Artisti Barovier propose ingegnose sperimentazioni e nuove opere con mosaici sempre più innovativi, tanto che anche dopo il crollo dell’Art Nouveau, il loro stile si guadagnò fama internazionale. Ripreso in mano da Nicolò ed Ercole, figlio di Benedetto, nel 1919 il laboratorio Barovier si rinnovò. Ercole, che inizialmente non era interessato al mestiere di vetraio, divenne poi direttore artistico della ditta e si fece notare per la sua creatività innovatrice. Il nome Barovier divenne universalmente noto nel 1929 quando, a seguito di una sperimentazione o di un incidente, firmò la serie Primavera, un insieme di opere che lasciano trasparire bollicine e spaccature che la ditta non riuscì in seguito mai più a riprodurre allo stesso identico modo. Fondata invece da Paolo Venini e dall’antiquario milanese Giacomo Cappelin, la celebre impresa Cappellin-Venini & C. è indissolubilmente legata alla storia di Murano, e a partire dagli anni ’20 diede nuova vita alla vetreria tradizionale dell’isola. Venini non era un ardente custode delle tradizioni, anzi cercò per tutta la vita di affrancarsene, mettendo a punto nuove tecniche; fu proprio lui uno dei primi vetrai dell’isola ad utilizzare il gas metano. La sua infaticabile ricerca stilistica lo spinse poi a collaborare con artisti innovatori, sperimentando molteplici stili. Tra tutti i suoi talenti, Venini coltivava soprattutto quello di selezionare con cura le sue relazioni: Carlo Scarpa, Tommaso Buzzi e Gio Ponti sono solo alcuni dei nomi degli artisti associati alla vetreria nel periodo tra le due guerre e fino agli anni ’50. Alla morte di Paolo nel 1959, fu il genero, l’architetto Ludovico Diaz de Santillana, a riprendere il testimone e portare avanti la forza innovatrice del fondatore, assieme alle collaborazioni con rinomati artisti contemporanei. Ettore Sottsass, fondatore del gruppo Memphis, e lo statunitense Thomas Stearns arricchirono il catalogo della società Venini fino alla fine degli anni ’80. Arrivato a Murano nel 1960, e dopo aver imparato a conoscere le tecniche dell’isola, l’artista Thomas Stearns fu invece il primo statunitense a lavorare per Bernini, creando delle opere estremamente originali e insolite per la produzione locale. Fu lui l’autore di una serie di opere in vetro concepite come sculture, riconoscibili per l’inusuale tecnica di lavorazione e per le forme asimmetriche e organiche, nonché per la combinazione particolare di colori. Non possiamo non citare poi quanto accadde nel 1938: la vetreria Aureliano Toso si trasferì a Murano e nominò direttore artistico il pittore Dino Martens, di cui aveva già potuto apprezzare le qualità di progettista. Il contributo di Martens alla produzione di vetri dell’isola veneziana fu caratterizzato dalle opere a effetto policromo, di un’originalità travolgente e atipica. Utilizzando tecniche tradizionali, riuscì a ottenere forme asimmetriche particolarmente ardite. A renderlo famoso fu la serie Eldorado, contraddistinta da opere “bucate” con macchie irregolari policrome, esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1959. Ma il suo successo è dovuto anche alla serie Oriente, in cui si usano avventurina e inserti di canne a reticello, e alla serie Zanfirici. Iniziata nel 1946, la collaborazione con la vetreria Aureliano Toso terminò poi nel 1963. Molto più che semplici artigiani, i vetrai di Murano sono dei veri e propri artisti che hanno realizzato opere complesse, ricche di storia, testimoni di un lavoro secolare manuale e artigianale senza eguali.
